The Bad Guy – Stagione 2: recensione della serie TV Prime Video

Luigi Lo Cascio, Claudia Pandolfi e Stefano Accorsi guidano il cast della seconda stagione di The Bad Guy, sei episodi all'insegna di crime, umorismo e dramma. Una serie imperdibile, dal 5 dicembre 2024 su Prime Video.

La stagione dell’atterraggio dopo la stagione della caduta, così ne parlano i realizzatori. Come definizione, è azzeccata, ed è anche un buon punto di partenza per una discussione. The Bad Guy – Stagione 2 arriva in esclusiva su Prime Video il 5 dicembre 2024, sei episodi di circa 50 minuti l’uno diretti da Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana su una creazione di Ludovica Rampoldi, Davide Serino e Giuseppe G. Stasi. La prima stagione (qui la recensione), era la fine del 2022, si guadagna il plauso della critica e, viene da dire, il sostegno di una buona fetta di pubblico. Un ritorno non scontato. La forza dell’operazione, nella seconda come nella prima stagione, deriva prima di tutto dalla densità di una storia di mafia-antimafia che somiglia a poco, serialmente o cinematograficamente parlando: crime story, dramma, umorismo nero. Poi, anche da un cast ben costruito. Vecchi e nuovi, protagonisti e non (una distinzione da prendere con le molle, si vedrà poi il perché): Luigi Lo Cascio, Claudia Pandolfi, Stefano Accorsi, Selene Caramazza, Giulia Maenza, Antonio Catania, Fabrizio Ferracane, Carolina Crescentini.

The Bad Guy – Stagione 2: una forsennata caccia al tesoro

The Bad Guy - Stagione 2 cinematographe.it

The Bad Guy – Stagione 2 mantiene una stretta continuità con gli eventi della prima stagione. Comincia che non è passato poi tanto tempo dalla conclusione della prima; dove eravamo rimasti? Eravamo rimasti a Nino Scotellaro (Luigi Lo Cascio), l’onesto e incorruttibile magistrato antimafia caduto nella più infame delle imboscate e ridotto in cenere, letteralmente. Perde tutto, Nino, tradito da un nemico senza volto: casa, lavoro, famiglia. Lo credono morto e lui, invece di tornare in galera e difendere il suo buon nome in tribunale, opta per la via moralmente ibrida. Ruba l’identità a un mafiosetto deceduto tempo prima all’estero, nell’indifferenza generale, e poi si prende la sua vendetta, sullo Stato che lo ha abbandonato e la mafia che lo ha rovinato. Nino Scotellaro diventa Balduccio Remora, il “cugino dell’America del Sud”.

The Bad Guy – Stagione 2 è il fosco contrappunto all’umorismo nero del primo capitolo, più affilata nei toni e più grottesca nella definizione delle psicologie. Non tradisce la formula ma in parte la riscrive, offrendo allo spettatore il coraggio di una scelta: non rispondere al successo impigrendosi ma, anzi, diventando più cattivi e più arrabbiati. Balduccio Remora è decisamente più cattivo e più arrabbiato. Ha finalmente incontrato il nemico di una vita, quel Mariano Suro (Antonio Catania) boss di Cosa nostra che, quando era magistrato, ogni volta, a un passo dall’arresto, gli sfuggiva per un soffio. Dove Nino Scotellaro ha fallito, Balduccio Remora trionfa, con l’aiuto di Teresa (Giulia Maenza), la figlia del capo in aperta lotta con il padre. Quello che Balduccio e Teresa non sanno è che Mariano Suro, a sua tutela, ha un’arma nucleare, un’arma che potrebbe riscrivere la storia e che manda in tilt i piani dei protagonisti: un micidiale archivio segreto. Dentro, ci sono rivelazioni esplosive. Nino/Balduccio, non se l’aspettava proprio.

The Bad Guy – Stagione 2 è la stagione dell’atterraggio, certo, ma anche della caccia al tesoro e della corsa forsennata di tutti i personaggi. Tutti, nessuno escluso, perché tutti hanno un motivo pubblico o privato per mettere le mani sull’archivio. Vale per Balduccio e Teresa, vale per Luvi (Claudia Pandolfi), la moglie di Nino Scotellaro figlia di un eroe dell’antimafia ma anche lei tormentata da tanti fantasmi. Vale per Leonarda (Selene Caramazza), sorella di Nino e agente speciale dei carabinieri. E vale anche per il maggiore Testanuda (Stefano Accorsi), implacabile e metodico uomo dello Stato dall’improbabile acconciatura, la più prestigiosa e azzeccata new entry di questa seconda stagione. Oltre i generi che si sovrappongono e l’eterna lotta mafia-antimafia, The Bad Guy – Stagione 2 resta un meravigliosa galleria di caratteri sopra le righe ma, allo stesso tempo, molto realistici. La caccia al tesoro, l’archivio Suro, è un traguardo esistenziale. Serve per capire e trovare se stessi. Non vale solo per Nino.

La stagione dell’atterraggio, così ne parlano i realizzatori

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Dopo la caduta, in teoria, dovrebbe esserci l’ascesa, la risalita. E invece no. Hanno ragione, gli autori, a parlare di The Bad Guy – Stagione 2 come della stagione dell’atterraggio. Giù negli inferi, sprofondato nella dannazione di un nome vilipeso e una vita distrutta, Nino Scotellaro impara – come chi gli sta intorno – a prendere le misure alla sua nuova vita; atterra. In fondo, è il compito di ogni seconda stagione che rispetti, aggiustare ai margini la formula – più dramma, leggermente meno umorismo, crime più teso e serrato – senza tradirsi, portando a compimento le inespresse potenzialità del primo capitolo. L’ironia del titolo suggerisce una visione delle cose che non regge alla prova dei fatti – i buoni da una parte, i cattivi dall’altra – e la storia lo sa, sfidando preconcetti e semplificazioni per offrirci la vita com’è, non come ce la immaginiamo: una gran confusione. La confusione è la protagonista occulta di The Bad Guy – Stagione 2.

La confusione del bene e del male nascosti nel cuore dell’uomo e intrecciati in un modo difficile da razionalizzare, la confusione tra passato e presente. L’archivio segreto di Mariano Suro è il pretesto che accende la storia e il passepartout esistenziale che ci fa entrare nell’intimo dei personaggi, per rispondere alle domande importanti: chi siamo veramente? Cosa cerchiamo? Una volta trovato quello che cerchiamo, possiamo tornare a essere quelli di prima? Nessuno si interroga in maniera più lucida di Nino/Balduccio, e le risposte non sono poi così retoriche, ma è meglio lasciarle alla curiosità dello spettatore. The Bad Guy – Stagione 2 non è, semplicemente (!), la storia civile del nostro paese riscritta e deformata a fini spettacolari senza mai mancare di rispetto, valorizzando il dramma e il grottesco nel segno di uno spettacolo di qualità che ci aiuti a capire meglio le cose. No, c’è anche altro.

La forza della serie, vitale e originale in un modo che non ha eguali, nell’audiovisivo italiano ma possiamo anche allargarci, è il coraggio di respirare attraverso l’eterogeneità e la ricchezza di un cast di livello, abbattendo steccati e gerarchie. Non si parli di protagonisti e non protagonisti, è più fluido di così. C’è la poesia diabolica e l’umorismo malinconico di uno straordinario Luigi Lo Cascio – che in scena è stato Peppino Impastato e ora è l’ambiguità incarnata, ha completato il giro – l’amara tenacia di Claudia Pandolfi, la rabbia dolce di Selene Caramazza, l’apprendistato criminale alla vita di Giulia Maenza, la freddezza inquietante e a modo suo buffa – un modo pericoloso – di un bravissimo Stefano Accorsi che prende di petto il suo personaggio standard per regalarci una caratterizzazione anarchica e destabilizzante, senza rinunciare a un pizzico di umorismo. Lavorare sui generi per confonderci, a fin di bene, è ancora il motore occulto di The Bad Guy, anche in questa fortunata seconda stagione. Un capitolo dopo l’altro, tenendo testa alle aspettative. La speranza, è di arrivare a un terzo round.

The Bad Guy – Stagione 2: valutazione e conclusione

Nessuno riesce a farlo come The Bad Guy – Stagione 2. Mixare, con dosaggio sapiente e gusto per la provocazione intelligente, crime story, aderenza alla realtà, commedia nera, inclinazione grottesca e nero, nero umorismo. Mafia e antimafia: satira o deformazione spettacolare? Entrambe, non bisogna mica scegliere, con un rigoroso rispetto per la serietà dei contesti, senza oltraggiare la memoria ma, anzi, emozionando. The Bad Guy – Stagione 2 non banalizza il suo discorso, non spettacolarizza la mafia per lucrare cinicamente su una tragica eredità condivisa. Piuttosto, mette lo spettatore di fronte ai suoi demoni per scavare nell’oscurità dell’anima – individuale, pubblica – e ridere, con la massima serietà, dei risultati. Il genere crime e la Storia, la cronaca della realtà mafiosa e la fiction, possono comunicare. Il risultato è una storia intelligente che non ha paura di essere spettacolo di qualità.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4