The Book of Boba Fett: recensione finale della serie spin-off di Star Wars
L'ultimo e adrenalinico capitolo di The Book of Boba Fett risolleva solo in parte una stagione altalenante.
Siamo giunti all’ultimo mercoledì in compagnia di The Book of Boba Fett che, con il settimo episodio, chiude l’arco narrativo sul famoso cacciatore di taglie. È stato un percorso burrascoso quello della serie targata Disney+, costellato da soporifere digressioni, discutibili scelte narrative e bruschi cambi di rotta. Dall’introduzione alla nuova via di Fett, tra passato e presente, siamo passati ad una focalizzazione sul personaggio di Din Djarin (Pedro Pascal) e infine al tanto atteso gran finale. L’ultimo capitolo intitolato In The Name of Honor è stato un susseguirsi di sorprese e accesi combattimenti, confermando un’ottima resa grafica e scenografica. Purtroppo, sul piano del racconto, non tutto si è dimostrato impeccabile, com’era prevedibile. La mole di personaggi, ognuno con un proprio background, ha ingolfato il motore della serie. La sceneggiatura scritta da Jon Favreau tenta di dare spazio ad ognuno degli elementi coinvolti, andando a restringere il prime time dei protagonisti.
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Ovviamente, parliamo dello sfortunato Boba Fett che, per quanto presente, non spicca mai all’interno della storia. Non mancano di certo grandi sequenze con il “protagonista” della serie, ma sono più gli elementi accessori a sorprendere, che il personaggio in sé. È un vero peccato, perché le basi per creare qualcosa di unico e che potesse gareggiare con la serie madre c’erano tutte. La difficoltà primaria, a nostro avviso, è stata quella di dare forma ad una nuova personalità per l’ex scagnozzo di Jabba the Hutt, in quanto i canoni che lo avevano definito nei film erano stati ereditati dal Mando di Pedro Pascal. Detto ciò, The Book of Boba Fett riesce comunque a regalarci degli ottimi momenti, di quelli capaci di farci saltare dalla poltrona. Il problema, però, è ancora una volta la direzione di Robert Rodriguez. Il regista non regge il confronto con Dave Filoni, che ha diretto il sesto episodio, o con Bryce Dallas Howard e il suo fantastico The Return of the Mandalorian. Insomma, il senso estetico di Rodriguez non sembra amalgamarsi con l’universo di Star Wars; un po’ come l’acqua e l’olio.
Quanto segue contiene spoiler, quindi consigliamo la lettura a coloro che hanno visto il settimo episodio uscito su Disney+ il 9 febbraio.
The Book of Boba Fett la battaglia finale per le strade di Mos Espa
Il sesto episodio di The Book of Boba Fett si chiudeva con il sorprendente arrivo di Cad Bane, uno dei cacciatori di taglie più famosi e spietati della galassia. Dopo un fantastico stallo messicano con Cobb Vanth e il suo vice, il pistolero Durosiano ne esce facilmente vincitore, dando inizio ad una vera e propria guerra tra il Sindacato Pyke e il nuovo dàimio di Tatooine. Fett, accettato il guanto di sfida, deve confrontarsi con le ripercussioni, in primis l’esplosione della caratteristica taverna di Mos Espa. Questo è quanto avveniva su tatooine, mentre da un’altra parte rimaneva in sospeso la decisione di Grogu: ricevere la vecchia spada laser di Yoda e proseguire il suo addestramento jedi, oppure accettare la cotta di maglia regalatagli da Mando e lasciare per sempre le vie della forza. Ogni tassello è in posizione, e la miccia della battaglia è stata ormai accesa. In The Name of Honor riparte proprio dalla taverna ormai un cumulo di macerie. Boba Fett, Shand, i Cyborg e Mando valutano la strada da seguire per affrontare il loro nemico.
Non si può non notare una certa somiglianza con l’ultimo episodio della prima stagione di The Mandalorian. Entrambi i finali condividono non pochi elementi in comune, a partire dai protagonisti barricati in un locale in una palese inferiorità numerica, mentre all’esterno il nemico mobilità le proprie truppe all’apparenza imbattibili. Non è la prima volta che la Disney ripesca scene di vecchi prodotti per crearne di nuove in altri; che sia nei film d’animazione o all’interno dei Cinecomic. Tralasciando questo aspetto, comunque non da poco, il settimo episodio di The Book of Boba Fett si lancia in una corsa forsennata per le strade di Mos Espa, tra sparatorie, urla e un sacco di esplosioni. L’arrivo dei cyborg in sella ai loro coloratissimi speeder accende i ricettori della nostra memoria, e la scena viene subito accompagnata da un’iconica sigla: “Quando non sai come uscire dai guai, chiama al volo i Power Rangers. Eccoli qua nella nostra città, mamma che velocità. Rosso e giallo più, rosa, nero e blu, i colori Power Rangers”. Purtroppo (o per fortuna) non saranno loro gli eroi del momento, e non avremo la possibilità di vedere un gigantesco Megazord nel mondo di Star Wars. Ma Jon Favreau sa esattamente cosa vogliono i fan, e verso la metà dell’episodio ci regala l’attesissimo Boba Fett in dorso al Rancor. Che dire, a questo punto la serie riacquista nuovamente punti. Ma andiamo con ordine
L’arrivo di Grogu e il duello con Cad Bane
La calma prima della tempesta viene rotta dal tradimento delle famiglie nobili di Mos Espa, i cui seguaci iniziano ad attaccare alle spalle i membri del gruppo di Fett. I primi a cadere sono le due guardie gamorreane, in una scena dalla discutibile esecuzione. A catena vengono fermati i cyborg e il brutale wookie Krrsantan. Nel frattempo Mando e Fett danno vita ad un’accesa battaglia a colpi di blaster. Il momento è ben costruito, soprattutto grazie a quel taglio western che ha caratterizzato l’episodio precedente. La sinergia dei movimenti tra i due personaggi, l’utilizzo dei jet pack e delle armature come scudi, fortificano il momento, che proseguirà in un’escalation di adrenalina. Stiamo parlando del già citato arrivo del rancor e di Grogu. Per quanto il piccolo riscaldi il cuore ogni volta che entra in scena, la sua presenza in The Book of Boba Fett si poggia sul puro fanservice, andando anche a sminuire il valore del finale di The Mandalorian. Ci saremmo aspettati, dopo la comparsa nel sesto episodio, di rivederlo nella terza stagione. La sceneggiatura ha deciso invece di riportarlo subito all’ovile, sminuendo ancora una volta la presenza di Boba Fett e compagni. Lo dimostra il fatto che l’episodio si chiude proprio con un divertente siparietto in compagnia di Mando, invece che con il protagonista.
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In The Name of Honor mostra anche il duello tra Cad Bane e Boba, forse il momento più importante della serie, quello in cui viene dato maggior spessore al percorso del protagonista. Nell’episodio precedente, il durosiano affermava che Fett è uno spietato assassino. Eppure, il nostro protagonista sembra essersi lasciato quella vita alle spalle, si è ammorbidito. Tale caratteristica è stata discretamente accentuata nel terzo e quarto episodio, andando a smontare il mito del grande combattente. Al di là di questo, Fett riesce ad avere la meglio su Bane grazie proprio al nuovo retaggio, incarnato nel bastone Tusken; un momento catartico che racchiude tutto il suo percorso. The Book of Boba Fett potrebbe venir racchiuso in questo singolo duello, che racconta molto di più del protagonista di quanto non abbiano fatto gli episodi precedenti. Anche qui, però, il villain viene eliminato con troppa faiclità; ci saremmo aspettati una presenza maggiore all’interno dell’episodio.
The Book of Boba Fett e un finale che riscatta solo in parte una stagione altalenante
Ritorniamo però a quel problema strutturale dell’intera serie, ossia la bontà di Boba Fett. Quest’ultimo vorrebbe essere il nuovo signore del crimine, ma le sue azioni di criminoso hanno ben poco. Difatti, ci troviamo difronte ad un capo buono e misericordioso, in grad di accogliere le richieste di tutti per uno scopo più alto: salvare la città e l’intero pianeta dalle grinfie della spezia e dai despoti della galassia; un vero e proprio salvatore, come dimostra la scena finale nel quale il popolo di Mos Espa si inchina felice davanti al proprio leader. Ed è qui che vale lo stesso principio degli episodi precedenti, perché l’episodio fa ciò che non era ancora stato fatto: dare spazio all’azione. In The Name of Honor è una puntata adrenalinica che non lascia spazio a momenti di stasi (per quanto non tutto sia ricamato coi fiocchi). Dall’arrivo di Grogu allo scontro con il Rancor, dal duello con Cad Bane fino al finale è una piacevolissima corsa a perdifiato. Siamo felici, certo, di vedere tali momenti, ma allo stesso tempo dobbiamo fare i conti con ciò che è stato mostrato precedentemente.
The Book of Boba Fett non è una serie perfetta, e il finale rispecchia appieno l’intera stagione: ci sono degli ottimi momenti action, ma alcune scelte narrative ne minano la piena riuscita. Infine, il nuovo prodotto Star Wars di Disney+ non supera il confronto con The Mandalorian, ma è comunque molti gradini avanti rispetto alla trilogia sequel. L’episodio finale riesce nel difficile compito di rimettere in ordine tutti i tasselli, toccandone alcuni impropriamente, certo, ma comunque dando senso ad una storia che per quattro capitoli non aveva un indirizzo ben preciso. Gli ultimi minuti gettano anche le basi per il futuro, con Mando e Grogu di nuovo insieme e un redivivo Cobb Vanth, lo sceriffo di Free Town, in corso di rigenerazione all’interno della vasca di Bacta nella scena post credit. È molto probabile che rivedremo l’affascinante Timothy Olyphant in una possibile secondo stagione di The Book of Boba Fett o in altre opere derivate. Concludendo, la serie su Fett ha confermato ancora una volta quanto l’immaginario Starwarsiano si possa adattare a varie storie, e come la componente western sia la strada giusta da seguire; magari con una sceneggiatura meno traballante.