The Changeling – Una favola di New York: recensione finale della serie Apple TV+
La recensione del finale di stagione di The Changeling - Una favola di New York, la serie Apple TV+ è una storia di maternità e crisi
Si è conclusa la prima stagione della serie The Changeling – Una favola di New York, serie di 8 episodi di Apple TV+, basata sul best-seller di Victor LaValle, creata da Kelly Marcel e diretta da Melina Matsoukas, interpretata e prodotta dal candidato al premio Oscar LaKeith Stanfield. The Changelling è una favola per adulti, una storia dell’orrore, un racconto sulla genitorialità e una pericolosa odissea in una New York che non sapevate esistesse e così si muove lo show di episodio in episodio, giostrandosi tra dolore e mancanza, desiderio di capire e ombre che a poco a poco si dissolvono.
The Changeling – Una favola di New York: un racconto che penetra nell’animo umano attraverso miti e leggende, demoni e streghe
Apollo vuole capire, come in una sorte di modernizzazione e variazione su Orfeo ed Euridice, l’uomo decide di scavare fin nel profondo nel dolore suo e di Emma, ci sono tanti indizi. Il dolore per la morte del loro figlio, ucciso per mano di Emma, è uno strazio che lo ha squarciato dentro e non riesce a darsi pace. Mentre cerca, andando in gruppi di sostegno di parlare del suo lutto, scopre che esistono pagine tributo a Braian e da quelle emerge una società squallida e spaventosa che spettacolarizza anche una tragedia come questa. Cerca di lavorare e incontra un uomo che come spesso capita in questo show non è chi sembra essere. Lo sconosciuto che si presenta con il nome di William, in realtà centra con la morte di suo figlio. La serie penetra nelle viscere di tutto questo materiale viscoso e tragicamente umano, indaga maternità e paternità dilaniando le pelli e le carni, si fa strada nel dramma più impensabile e inspiegabile: come può una madre uccidere il suo bambino? E mentre i minuti corrono lenti e veloci al tempo stesso, Emma si mostra in tutto il suo patimento, corpo e mente vanno in cortocircuito e nessuno la comprende, la aiuta.
“Vorrei che avessi conosciuto una mamma migliore, vorrei che lei fosse qui”
La serie analizza il senso di inadeguatezza, la crisi, il sentirsi incapaci di occuparsi di tutto e lo fa attraverso una New York oscura e sporca, multiforme e diabolica, piena di gente, in cui si è profondamente soli, attraverso un universo fatto di riti e filastrocche spaventose, di streghe e demoni. La crisi post-partum che colpisce Emma diventa una parola sussurrata da uno spirito mostruoso che vuole farle compiere un gesto disumano.
Emma: “Non riuscirai a confondermi, non riuscirai a farmi diventare matta. La mamma è stanca, arrabbiata. Non mi convincerai che sono pazza”
Tutto questo mentre il piccolo piange, si dispera e lei è sola, non riesce a sentire i suoi pensieri.
“Non voglio farlo, Non voglio, o Dio, aiutami. Io amo il mio bambino molto più di quanto immagini. Rinuncerei a tutto per lui, alla mia vita per lui, quella di mio marito e la tua”.
The Changeling, come di fronte ad un puzzle, incastra i pezzi, vaga tra il passato e il presente, segue Emma nel suo dramma quotidiano sempre più oscuro ed anche Apollo nel suo delirio di onnipotenza prima e nel suo bagno di conoscenza poi. Comprende a poco a poco di non aver ascoltato sua moglie, di non esserle stato accanto quando aveva bisogno di lei che continuava a dirgli senza sosta: “tu non capisci, ma capirai”. Così è stato.
The Changelling: una storia di maternità e crisi
Lillian: “Prima i consigli venivano trasmessi da donna a donna attingendo dal pozzo della conoscenza. Io ho imparato quello che so da mia madre e mia madre l’ha imparato da sua madre”
The Changeling continua a mostrare quanto sia importante per una madre avere una comunità, un gruppo di donne che la affianchi. Emma ha solo una sorella che obiettivamente le è alleata in ogni momento della vita ma la sua storia familiare le ha creato una ferita dentro che non può non farle ancora male. La catena di madri di cui si parla è ciò che manca a Emma, è qualcosa di cui sente la mancanza.
Quando Apollo arriva sull’Isola dei fratelli del nord, dove incontra Cal che sarà la sua traghettatrice in questo mare oscuro – la donna gli spiega solo nell’ultimo episodio che si chiama così per Callisto, la ninfa greca che ottiene “il finale più felice” di qualsiasi altro mito, Zeus trasforma lei e suo figlio in costellazioni, permettendo loro di stare insieme nel cielo per l’eternità – scopre un luogo dove essere credute, dove essere ascoltate, dove ci sono molte altre donne che hanno passato ciò che ha passato lei.
Cal: “Ogni donna si è sentita come te, tutte noi ti comprendiamo. Devo chiederti di non mettere a rischio le donne e i bambini di quest’isola svelandone l’esistenza all’esterno”
Apollo scopre che lì è passata Emma e lo scopre attraverso i racconti di Cal che a poco a poco gli svela i misteri di cui non era a conoscenza, alza il velo e emerge una realtà inquietante e spaventosa: ad Emma qualcuno ha chiesto di fare del male al loro bambino per avere una seconda possibilità. Per l’uomo quell’isola si fa nido di svelamento e scoperta, inizia a conoscere per davvero la donna con cui è stato e viene a sapere chi è il nemico.
Nell’ultimo episodio, forse quello più frettoloso di tutti, anche se pieno di azione, la trama si muove poco, lasciandoci con un cliffhanger potente. Dopo due episodi incentrati su Emma e Lillian, il finale ci riporta ad Apollo che si trova nella seconda fase del viaggio dell’eroe: l’iniziazione in cui affronta prove e sfide. Quel William che ha incontrato tempo prima, ha completamente abbandonato il suo pseudonimo e ora si mostra ad Apollo con la sua vera, terrificante identità. La sua voce è malvagia e sembra uscita direttamente da una fiaba. Apollo è faccia a faccia con Kinder Garten, uno di quella rete di 10.000 uomini che si fanno chiamare così. Questo gruppo di uomini malvagi sono quelli che hanno preso in giro Apollo sulla pagina tributo a Brian. Il Kinder Garten ammette di aver ucciso la propria figlia e rimprovera Apollo per non avergli riportato Gretta, sua moglie. Qualcosa di ancora più terribile sta accadendo: un incendio sta distruggendo ogni cosa. Apollo, Cal e tutti i superstiti cercano di fuggire ma niente è facile e ci sono mostri ancora più spaventosi.
Cal: “Quando la gente ci chiama streghe forse intende donne che hanno fatto cose che sembravano impossibili. Quando devi salvare le persone che ami diventi qualcos’altro, ti trasformi. L’unica vera magia, Apollo, sta nelle cose che fai per le persone che ami, l’ultima volta che ho visto Emma, lei stava remando attraverso il fiume per trovare vostro figlio”
La donna spera che la storia di Apollo finisca bene proprio come quella di Callisto, spera che lui si possa riunire alla sua famiglia ed è per questo che invita l’uomo ad andarsene e lasciare lei lì, esortandolo a trovare Emma e il loro bambino.
A questo punto l’episodio torna ad Emma, è di nuovo a New York, vede una giostra brillare, lo stesso magico bagliore blu che vedeva mentre era sull’Isola. Anche Apollo arriva sulla terraferma, dove finalmente visita la tomba del bambino, apre la bara e lì è sepolto il mutaforma, ancora vivo. Aveva ragione Emma: “Non è un bambino”.
Il ritorno alle “radici” per comprendere l’oggi
Fondamentale nella storia è anche l’episodio dedicato a Lillian, non solo perché è utile ad analizzare il personaggio di Apollo (la donna dice di avergli passato la sua inquietudine) ma anche perché dà un’ulteriore fotografia di quanto sia complesso vivere per le donne. Quella che sembrava una storia d’amore meravigliosa che poi ha portato alla scomparsa dell’uomo perché non voleva prendersi le responsabilità di crescere un figlio, diventa un incubo fatto di prevaricazioni, violenze psicologiche e non. Lilian ha vissuto anni nella paura, come ha vissuto anni cercando di essere invisibile in una città, New York, che ha aperto in lei una ferita e l’ha fatta sentire come se dovesse rimpicciolirsi. Ha taciuto per Apollo ma ad un certo punto ha dovuto fare qualcosa per lui, lei sente il “divino peso di amare il proprio figlio”.
Di nuovo torna prepotente il timore di non essere all’altezza, aveva solo Apollo, certo aveva sogni, speranze, ma li ha consegnati tutti al suo bambino, senza se e senza ma. Oltre quindi alla crisi post partum The Changeling racconta anche la complessità della violenza domestica, narra di quanto Lillian odiasse e amasse il padre di Apollo, di quanto non avesse visto le crepe prima del terremoto, di come l’uomo le dicesse di amarla ma poi la umiliasse (“mi fai arrabbiare così tanto”, “tu sei matta da legare. In passato i mariti facevano rinchiudere le loro mogli se si masturbavano, per problemi mestruali o se fumavano. [….] Se ti capitasse una cosa del genere nessuno lo saprebbe perché sono tutti morti.”) e la fagocitasse (era gelosissimo di lei, pensava che lo tradisse). Il penultimo episodio è ancora più forte perché si costruisce come un dialogo aperto tra la Lillian del presente e quella del passato, quest’ultima dice all’altra che se potesse parlare davvero con la sé del passato le direbbe di comprendere i segnali e la storia è ancor più feroce e violenta.
Quegli eventi avrebbero visto una sola colpevole, lei, in fin dei conti il marito era l’Americano, un poliziotto, bianco, lei invece era una donna, sola, nera; chi le avrebbe creduto?
The Changeling: valutazione e conclusione del finale di stagione
La serie è stata capace di narrare tematiche molto complesse, riuscendo a coinvolgere lo spettatore. Grazie ad un cast perfetto, Apollo, Emma, Lillian e tutti gli altri, le vicende sono sempre più oscure e intense, la paura monta e si capisce praticamente subito che nulla è come appare. Nonostante un ultiimo episodio meno riuscito di altri, The Changeling è uno show teso, ben scritto, che fa riflettere e smuove un bagaglio emotivo importante. Si parla di maternità, di depressione post partum, di violenza domestica attraverso la mediazione di voci demoniache, mostri che invitano a compiere gesti difficili da raccontare e da sopportare. Lungo gli episodi emerge anche una società incapace di essere a fianco delle donne, in un momento tanto complesso come la nascita del proprio figlio, la solitudine in cui Emma vive, lo spaesamento che vive, quella stanchezza trascinata e opprimente mostra quanto serva alle donne una comunità, una catena di persone per condividere il momento. Poi è chiaro che la fiction evidenzia che nulla è come sembra, quel cliffhanger fa comprendere allo spettatore che Braian non è morto e che ci sono ancora molti misteri da scoprire. The Changeling è un denso viaggio tra streghe e dei, tra amore e paura, tra violenza e dolore, restano queste parole che risuonano: “è leggendario ciò di cui sono capaci le donne, un mistero troppo terrificante, troppo stratificato e complesso. La malia che hanno dentro è terrificante, è potentissima”. Chissà quanti altri viaggi ci aspetteranno.