The End of the F***ing World: recensione della serie Netflix

La nostra recensione di The End of the F***ing World, nuova serie britannica targata Netflix con protagonisti i talentuosi Alex Lawther e Jessica Barden disponibile in streaming sulla piattaforma americana

The End of the F***ing World è una serie televisiva del 2017, basata sul romanzo The End Of The Fucking World di Charles S. Forsman e con protagonisti i talentuosi Alex Lawther (The Imitation Game, Vi presento Christopher Robin) e Jessica Barden (The Lobster, Penny Dreadful). Dopo la trasmissione su Channel 4 e All 4 nel Regno Unito, gli 8 episodi della serie sono stati resi disponibili su Netflix a partire dal 5 gennaio 2018.

The End of the F***ing World: la nuova dark comedy targata NetflixThe End of the F***ing World Cinematographe.it

James (Alex Lawther) è un 17enne con gravi problemi psichici, in procinto di spostare la sua sete di sangue e uccisioni dagli animali agli uomini. Proprio in questo momento estremamente pericoloso per sé e per gli altri, James incontra la coetanea Alyssa (Jessica Barden), alimentata da un odio pressoché indiscriminato verso l’intero genere umano. Fra questi due problematici ragazzi si instaura uno strambo quanto intenso legame, che li porta a fuggire insieme verso un futuro migliore. Ha così inizio un comico e allo stesso tempo macabro road trip, che segnerà per sempre le vite di James e Alyssa.

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Dopo alcune battute a vuoto sul finire dello scorso anno, Netflix comincia il 2018 nel migliore dei modi, grazie a una dark comedy abilmente scritta e ottimamente interpretata, che nell’arco di soli 8 episodi da circa 20 minuti l’uno riesce a tracciare un arco narrativo decisamente convincente e totalmente appagante, sorretto da uno humour nerissimo ma mai forzato. A metà fra il disagio giovanile ed esistenziale de La rabbia giovane e il poetico anticonformismo di Harold e MaudeThe End of the F***ing World mette abilmente in scena quella che è non solo una delle più particolari e coinvolgenti storie d’amore viste ultimamente sul piccolo schermo, ma anche un’amara, esasperata, ma mai caricaturale fotografia dell’alienazione e dell’apatia di una generazione sempre più priva di ideali e punti di riferimento, fiaccata dagli sbagli e dalle insicurezze di chi l’ha preceduta.

The End of the F***ing World è forte delle memorabili performance di Alex Lawther e Jessica Barden

Grazie anche all’insistente ma sempre efficace utilizzo della voce narrante degli stessi protagonisti, il creatore e regista dello show Jonathan Entwistle ci trasporta all’interno della controversa psiche di James e Alyssa, due ragazzi soli, lacerati e senza un proprio posto nella vita, che però lentamente trovano l’uno nell’altro la forza e l’appiglio per guardare il mondo con occhi diversi e aprirsi a qualcosa che non sia la loro irreprimibile rabbia esistenziale.

Ciò che salta subito agli occhi è la stupefacente e naturale chimica fra i due protagonisti Alex Lawther e Jessica Barden, abili sia a tratteggiare i caratteri opposti e complementari dei loro personaggi (laconico e a tratti quasi catatonico James, loquace e al limite del disturbo bipolare Alyssa) e la loro splendida evoluzione, sia nella gestione dei dialoghi, con tempi comici pressoché perfetti, portatori di vigore e leggerezza a un racconto che si imbatte più volte in situazioni e temi particolarmente complessi come la morte, i problemi legati alla crescita e la sindrome dell’abbandono. Con il passare dei minuti e degli episodi, The End of the F***ing World sposta il focus della narrazione dall’iniziale corrosivo nichilismo dei protagonisti alla loro crescita interiore ed emozionale, mantenendo sempre alto il ritmo del racconto e gestendo al meglio le rivelazioni, anche tramite un utilizzo del cliffhanger parzialmente disinnescato dal binge watching su Netflix.

The End of the F***ing World: fra storia d’amore disfunzionale, road movie e racconto di formazione

L’efficace sceneggiatura di Charlie Covell dispiega sorprendentemente le sue potenzialità, trovando il perfetto equilibrio fra macabro umorismo, dramma e introspezione, e mostrando leggermente la corda solo negli sporadici momenti in cui la luce dei riflettori si sposta da James e Alyssa alla non altrettanto convincente ricerca dei protagonisti, indebolita da qualche ridondanza di troppo e dalla impalpabile accoppiata di detective formata da Gemma WhelanWunmi Mosaku. Da segnalare inoltre la spettacolare colonna sonora, che procede per contrasto con gli avvenimenti narrati spaziando nel vasto territorio delle canzoni d’amore degli anni ’50 e ’60, con evergreen di Julie London, Brenda Lee e Bernadette Carroll.

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The End of the F***ing World intrattiene, scuote e fa riflettere lo spettatore con una dramedy dall’umorismo tipicamente british e dai contenuti forti, che sa essere al tempo stesso storia d’amore disfunzionale, stravagante road movie e atipico racconto di formazione. Una toccante discesa nei meandri più reconditi della mente umana, che procede senza deviazioni verso un finale vero e sincero, che in un periodo di serialità insistita e brodi allungati all’infinito ha l’indiscutibile pregio di chiudere perfettamente il cerchio della narrazione, rendendo di fatto non necessaria la sua prosecuzione in ulteriori stagioni.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4

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