The Ferragnez: recensione della serie tv disponibile su Amazon Prime
Una stories esclusiva in formato docu-reality con qualche rara macchia di autentica vulnerabilità. Chiara e Fedez si mostrano in una routine propizia tendente alla normalità, ma quella che hanno scelto di mostrarci in The Ferragnez è un quotidiano tutt'altro che simile al nostro. Dal 9 dicembre 2021 su Amazon Prime.
Ci sono i Ferragnez e poi ci siamo noi, gli altri. Ci sono loro che filmano, postano, espongono, pubblicizzano, fatturano, e poi ci siamo noi che sbirciamo, seguiamo, acquistiamo, imitiamo. Per quanto infatti l’ultima operazione filmata (e firmata) dal brand a conduzione (ultra) familiare intenda frangere il muro di distanza fra la vita di Chiara e Fedez aprendosi ad un racconto quanto più ‘normalizzante’, le prime cinque puntate di The Ferragnez, dal 9 dicembre su Prime Video, restituiscono tutt’altra sensazione.
The Ferragnez e l’espediente terapeutico
Una quotidianità matrimoniale filtrata da un post e finita in uno studio di terapia di coppia, dove l’imprenditrice digitale e il rapper siedono difronte a uno psicologo che li invita ad aprirsi e tentare di appianare quelle divergenze caratteriali, di indole e di temperamento sentimentale che causerebbe fra i due alcuni malumori e parecchi non detti. Una scelta ardita di messa a nudo inconscia, un’esposizione che i due non hanno mai fatto mistero di preferire come arma anche di profitto, stavolta ancor di più per accorciare le distanze fra noi e loro; per conquistare forse le ultime anime riottose e ostili ad una narrazione iper esposta che da sempre li contraddistingue.
Pretesto narrativo e incipit tematico a tutti gli episodi della serie, The Ferragnez usa la terapia come filo conduttore a qualcosa che va ben oltre la riflessione coniugale. La narrazione di Instagram si perfeziona grazie alla regia televisiva e l’espansione dell’autocelebrazione del marchio sconfina nel docu-reality, agglomerando video inediti e interviste singole; tappe di viaggio e riunioni professionali; prove abito ed ecografie morfologiche; cene di natale e dietro le quinte.
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Bella Storia: il filtro illusorio del documentario
Dalla seconda gravidanza di lei, alla prima partecipazione di Sanremo di lui, intorno alla coppia gravitano le sorelle Francesca e Valentina, i cognati, i suoceri, la tata, le assistenti personali e i collaboratori musicali. La coolnes delle location da sogno (affittano una villa sul lago di Como con tanto di neve artificiale, pista di pattinaggio e giostra rotante) si alterna alla ricerca di veridicità, di commozione, di esternazione dei sentimenti, fino a momenti più goliardici (la nonna sa leggere le carte, Fedez si affida alla numerologia).
Il ritratto che viene fuori è quello di una routine esclusiva, di un’autocelebrazione deliberatamente setacciata in partenza, priva di un filtro terzo, di un taglio scomposto. Nell’invitare costante a guardare, a partecipare, ad illustrare The Ferragnez non si lascia spiare ma piuttosto preferisce ‘mostrarsi’ come una stories infinita, mettendo costantemente loro e gli spettatori in una sorta di zona di comfort. La telecamera sembra essere governata e controllata dai suoi stessi protagonisti, che pur rilasciando alcune vulnerabilità sembrano essere sempre protetti da un aura di inviolabilità che a lungo andare spezza e azzera la curiosità di capire oltre, di indugiare affondo oltre la luminosa superfice.
Serie che si presta ancor più ad una riflessione sociologica che cinematografica sul soggettivismo tentacolare dell’era social, forse l’unica variabile in grado di decifrare questo prodotto è il fan, lo spettatore, il follower. Sono gli occhi con cui sceglie di guardare, è il grado di curiosità, la posizione di distanza o ravvicinamento con la quale si colloca ad un vero e proprio fenomeno mediatico che ha cambiato il modo di comunicare, anteponendo l’apparire con l’essere e viceversa. Azzerando, anzi, la loro antinomia per renderli intercambiabili.