The Good Place – Stagione 4: recensione della serie TV
Con la sua quarta e ultima stagione The Good Place saluta il suo pubblico, donando risate e qualche lacrima.
Non è facile per una serie tv essere longeva e mantenere alta l’attenzione dello spettatore anche con le sue stagioni finali, ma The Good Place ha dimostrato di avere ancora molto da dire.
Con uno stile unico, che l’ha resa una delle serie comedy più valide degli ultimi anni, e un sottofondo filosofico degno di nota, The Good Place è arrivata alla sua quarta e ultima stagione non solo dignitosamente, ma con grandi idee, una narrazione originale e dei protagonisti capaci ogni volta di mettersi in discussione e riadattarsi alla situazione, secondo questioni etiche complesse.
Ecco la nostra recensione e il nostro saluto a questa fantastica serie tv!
The Good Place: un interessante ribaltamento dei ruoli
Le prime due puntate della quarta stagione di The Good Place hanno saputo evidenziare ancora una volta uno dei grandi punti forti della serie: la capacità di ribaltare le situazioni e di creare nuovi spunti di riflessione. L’intera quarta stagione si gioca su analogie e contrapposizioni. Analogie tra eventi già accaduti nelle prime stagioni, contrapposizioni e ribaltamenti delle stesse per giungere a esiti del tutto nuovi.
In questa stagione finale Eleanor (Kristen Bell), Michael (Ted Danson), Tahani (Jameela Jamil), Jason (Manny Jacinto) e Janet (D’Arcy Carden) – aiutati inconsapevolmente da un Chidi senza memoria (William Jackson Harper) – dovranno dimostrare al Giudice (Maya Rudolph) quanto sia fallace l’attuale sistema di smistamento delle anime. Per farlo mettono alla prova un gruppetto di umani non destinati alla Parte Buona, per testare la loro capacità di migliorare se stessi.
Gli esiti sono assolutamente spassosi, come è sempre avvenuto per The Good Place, ma danno vita anche a una profonda riflessione filosofica sul Bene e il Male, sul significato della vita e su ciò che rende unica l’esperienza umana. L’evoluzione dei personaggi e lo sviluppo della trama vengono affidati a una serie di ribaltamenti e rimandi divertenti.
I ruoli sono rovesciati. Ad accogliere le nuove anime sono infatti Eleanor e i suoi amici, un tempo anch’essi umani in via di redenzione, ora veri e propri mentori. Le prove a cui i nuovi arrivati sono sottoposti ricordano moltissimo le prime stagioni, mentre a donare dinamismo alla narrazione contribuisce la schermaglia costante tra i protagonisti e i demoni della Parte Cattiva.
The Good Place 4: il finale di serie durerà 90 minuti
Il rischio, fin dai primi episodi, era quello di proporre allo spettatore qualcosa di già visto, una sorta di involuzione involontaria della trama, con la conseguente creazione di scene ripetitive. Il pericolo non viene del tutto evitato, e la ripetitività effettivamente si percepisce, ma solo nella prima parte della stagione. Chidi continua a ricoprire il ruolo di studioso di filosofia costantemente indeciso, Jason finge ancora di essere un monaco votato al silenzio e le nuove anime non vengono sfruttate al meglio come personaggi davvero interessanti ai fini della trama, sebbene abbiano tutte le potenzialità per dare vita a ottime riflessioni.
The Good Place si svincola però velocemente da questa iniziale rigidità, sfruttando l’esperimento della Parte Buona come trampolino di lancio per un finale di serie davvero ben ideato e capace di concludere in modo degno il meraviglioso percorso filosofico compiuto.
The Good Place: il senso della vita, tra una risata e l’altra
Come già è avvenuto per le prime tre stagioni, The Good Place più che mai in questa chiusura definitiva desidera spingere al massimo la propria anima filosofica, indagando a fondo l’interiorità dei suoi personaggi e concentrando la seconda parte della stagione su ciò che potrebbe essere – nel caos della nostra esistenza, dei nostri istinti e della nostra razionalità – il senso della vita.
Mescolando ancora una volta battute leggere (sempre geniali e mai scontate) all’importanza di alcune tematiche etiche, la serie ha dimostrato una maturazione completa, rappresentata alla perfezione da un finale toccante e soddisfacente. Il potenziale miglioramento di sé è la base della vita umana sulla terra e dei suoi rapporti, mentre il passare del tempo – quasi inconcepibile nell’Aldilà – dona sapore all’intera esistenza.
Il personale percorso dei personaggi giunge a compimento e si mostra coerente con ciò che è avvenuto nelle stagioni precedenti. Anche Jason, personaggio talvolta relegato al ruolo di macchietta comica, viene analizzato più a fondo, investito di maggiore importanza sebbene sia l’indeciso e teorico Chidi la figura più emblematica di questo finale di serie.
The Good Place ha chiuso dunque in grande stile la propria quarta e ultima stagione, confermando il proprio animo a metà tra il comico e l’impegnato. Ha saputo alleggerire concetti etici contorti, ci ha fatto ridere delle complessità dell’esistenza e ci ha strappato una lacrima ogni volta che le riflessioni dei personaggi toccavano qualche corda nel nostro cuore.
The Good Place 4 è andata in onda su Premium Stories (disponibile sulle piattaforme Sky Italia e Infinity) dall’8 febbraio al 21 marzo 2020, con un totale di 13 episodi. Le prime tre stagioni sono disponibili su Netflix.