The me you can’t see: recensione della serie del Principe Harry e Oprah Winfrey
Il Principe Harry, Oprah Winfrey, Lady Gaga e tante altre star per parlare di salute mentale.
The me you can’t see si promette di rendere onore e grazia a una serie di persone attraverso cui esplorare con dignità il mondo della salute mentale. La serie documentaria segue in ogni episodio i passi di una persona che è riuscita a redimersi da etichette sociali e morali e il protagonista è ogni volta affiancato da varie figure professionali ed esperti del settore che aiutano gli astanti a leggere e interpretare al meglio i segnali che potrebbero ricevere, in modo da intervenire e rispondere tempestivamente in caso di richiesta di aiuto.
Oprah Winfrey accompagna in questa nuova avventura il Principe Harry, che si schiera in prima persona in questo progetto già dalle prime immagini: il giovane erede britannico cammina mesto dietro la bara della madre nel giorno del suo funerale, mentre a guardarlo ci sono gli occhi dei presenti, quelli delle telecamere e, in fondo, quelli di tutto il mondo. Il percorso che lui stesso ha affrontato per elaborare e mettere a frutto, in qualche modo, questi eventi è lo stesso che hanno dovuto affrontare migliaia di altre persone.
The me you can’t see: mette in luce un problema troppo spesso trascurato
Se The me you can’t see ha tutta l’aria di una facile operazione commerciale e promozionale lo si deve soprattutto alla compresenza di due nomi giganti del mondo mediatico in questo momento e per la sua uscita a stretto giro rispetto all’intervista più chiacchierata del mondo, quella appunto che Oprah ha tenuto con Harry e Meghan. Va però sottolineato come, probabilmente in maniera opportunista ma non solo, l’erede di casa Windsor (e Oprah) abbia sfruttato il proprio nome per puntare i riflettori su un problema che è molto più presente nel mondo di quanto si riesca a immaginare. E questo perché di solito si cerca di nascondere ogni possibile debolezza: la società non accetterebbe i nostri più piccoli difetti, figurarsi le gravi difficoltà che affrontiamo all’interno di noi stessi. Dare un palco a figure che finora hanno sempre vissuto la propria condizione come un qualcosa da nascondere è sicuramente un passo in avanti verso la proficua convivenza tra persone.
The me you can’t see: empatia e dignità prima di tutto
Disponibile su Apple+ a partire dal 21 maggio 2021 e composta da cinque puntate, Oprah e Harry sono affiancati da volti noti (da Lady Gaga a Glenn Close) per promuovere l’idea stessa della preservazione della salute mentale, mettendo di fatto a sistema l’enorme amplificatore mediatico che i loro mezzi permettono insieme a un fine nobile. The me you can’t see vorrebbe scardinare i concetti di pietismo e tolleranza, in favore dei principi di empatia e dignità, cercando anche di dare delle dritte per riconoscere eventuali primi segni di cedimento o di richiesta di aiuto. Tutto, insomma, per evitare che le persone afflitte da questa tipologia di problematiche si senta isolata e incapace di alzare la voce per farsi sentire.
Lo spettro di personalità che appaiono sullo schermo ha la capacità di essere trasversale e rappresentare uno spaccato della società che va oltre limiti di età, di sesso o di provenienza sociale, proprio a sottolineare quanto la salute mentale sia un argomento universale e che tali problemi non vedono limiti o condizioni con le quali non possono convivere. “C’è forza nella vulnerabilità”: con queste parole Harry centra il fulcro del suo concetto, volto ad accogliere i traumi della vita per elaborarli e renderli fruttuosi, anziché lasciare che il corso del tempo prenda il sopravvento e soffochi il nostro bisogno di aiuto.