The Morning Show: recensione dei primi episodi della serie Apple TV+
Apple TV cerca di fare colpo con The Morning Show, ma la serie sembra non riuscire ad esprimere il suo intero potenziale.
Affrontare le molestie sessuali: è la sfida di una delle serie di punta di Apple TV, la nuova piattaforma che insieme a Netflix, Amazon e il prossimo Disney+ tenterà di contendersi il mercato dell’audiovisivo domestico, districandosi tra proposte di catalogo prese da librerie seriali e cinematografiche e sviluppando al contempo le proprie produzioni originali. Come quella di The Morning Show che, tra le offerte targate Apple insieme a Dickinson con Heilee Steinfeld e See con Jason Momoa, era senza dubbio lo show su cui più di altri il novello competitor aveva riposto tutta la sua fiducia.
Le opportunità c’erano tutte. Il cast di rilievo, con a capo una sempre splendida Jennifer Aniston, ad una delle prove che avrebbe potuto arricchire ulteriormente la sua rigogliosa carriera, affiancata dalla Reese Witherspoon che dopo il successo di Big Little Lies continua il suo sodalizio con la serialità e da uno Steve Carell che, lasciato il posto alla Dundler Mifflin di The Office, torna alle serie per venire cacciato dalla redazione del suo programma mattutino The Morning Show. In più il tema, la notizia scottante, l’argomento che avrebbe potuto scuotere l’universo delle serie contemporanee e ribaltare gli esiti di una stagione seriale già visibilmente fruttuosa.
The Morning Show – Quelle possibilità che non vengono (al momento) soddisfatte
E, sopra ogni altra cosa, la necessità di una piattaforma al suo inizio, e con un nome tanto altisonante, di dover sbaragliare le carte in tavola all’interno del panorama streaming, tirando fuori le unghie e mostrando i denti fin da subito, tanto da dover immettersi con prepotenza e preparazione per raggiungere lestamente lo stesso livello delle rivali già collaudate. Perché altrimenti non c’è partita. E, probabilmente, con le sue prime stelle su cui puntare il tutto e per tutto, Apple non ha eseguito le giuste certificazioni.
Non che The Morning Show sia un risultato da demonizzare, né che l’opera creata da Kerry Ehrin e Jay Carson sia un disastro su tutti i fronti. Sono le aspettative che hanno influito sull’espressione delle potenzialità della serie Apple. Quegli attori di talento e un plot talmente significativo avrebbero potuto tagliare come una lama le ipocrisie e le politiche interne di ambienti di lavoro come quelli del giornalismo, ma anche dello showbusiness e dello spettacolo. Il poter scoperchiare un mondo fatto di abuso di potere, di bugie, di confessioni e di raggiri, avrebbe parlato mai come oggi a un’America e a un mondo in lotta per non permettere più a nessuno di dover subire, perché non si abbia più paura di esporsi e denunciare.
The Morning Show – Quei corridoi poveri di scene e dialoghi taglienti
Ma The Morning Show, alle sue prime puntate, delinea ben poco nonostante la sostenuta durata dei suoi episodi, raccontando quasi nulla dei suoi personaggi e concentrandosi su un caso che resta interessante per la sua attualità e per l’influenza che potrebbe avere nelle narrazioni seriali del presente. È il ritmo che manca nei corridoi della redazione del network televisivo, quegli scambi di battute veloci, tempestivi, che cercano di venir proposti, ma persistono dilatati nei passaggi che diventano crocevia per i personaggi principali. E i dialoghi, così sospesi invece che trafiggere ogni volta lo spettatore, rimangono solo come osservazioni superficiali che provano a rappresentare con attenzione e intelligenza la situazione in cui i protagonisti sono incastrati, quella condizione che è poi momento di trasformazione per un mondo intero.
Nella ricerca di personaggi che ci si augura vengano esplorati nel tempo, interrogandosi sull’approfondimento di cui The Morning Show potrà avvalersi con il proseguire delle sue puntate, la serie Apple mantiene fede alle proprie opportunità, pur non riuscendo a portarle al loro compimento assoluto. Un tentativo che potrebbe però migliorare le proprie prestazioni con l’avvicendarsi degli episodi, i quali potranno, forse, trovare anch’essi la propria voce.