Venezia 76 – The New Pope: recensione degli episodi 2 e 7
A Venezia 76 sono stati presentati gli episodi 2 e 7 di The New Pope, seguito della serie The Young Pope di Paolo Sorrentino con Jude Law.
Presentare una serie TV scegliendo degli episodi apparentemente a caso sembra ormai il nuovo must dei festival internazionali. Dopo la visione delle puntate quattro e cinque di Too Old To Die Young di Nicolas Winding Refn a Cannes, la Mostra di Venezia ribatte con il secondo e il settimo episodio di The New Pope, seconda stagione della clericale esperienza televisiva di Paolo Sorrentino, che torna nei corridoi del Vaticano per tirare fuori dal conclave il nuovo nome del protagonista della serie.
E sono i due papi a essere messi a confronto nelle puntate passate al Lido: il giovane e il nuovo, Jude Law e John Malkovich. Scollegati non solo dall’intransigenza e dalla via media che guida il loro papato, ma dall’intera collettività di un prodotto che preferisce portare al Festival di Venezia il quadro dei singoli individui, piuttosto che tracciarne un affresco totale, che possa realmente anticipare la narrazione della stagione. È il racconto a rimanere ancora nebbioso nonostante la visione delle puntate, già preannunciando però l’atmosfera che potrebbe riservare il pontificato.
The New Pope – l‘amletico e tentennante Papa di John Malkovich
Un preludio che fa ben sperare, per un lavoro che sembra aver eletto ulteriormente la poeticità rincorsa fin dal principio con la prima stagione, ma che trova una rinnovata luce con il proseguimento di The Young Pope. Nella quiete costante della serie di Sorrentino, per ciò che ci è permesso sbirciare, The New Pope allarga ulteriormente gli orizzonti per allontanarsi dal solo Vaticano. Quei brevi momenti di libertà dalle mura vaticane, si estendono ulteriormente nelle puntate della seconda stagione HBO/Sky, facendo scorgere una raffinatezza ancor più estetizzante, che ne incanta i luoghi e i protagonisti.
Nel lodevole lavoro di ricerca delle location e nella perfezione di un design che abbellisce ambienti di per sé altisonanti, Sorrentino rinnova una regia che aveva già reso ricercata per il piccolo schermo, ma che è oramai padrona del differente mezzo linguistico e ne usufruisce con una sicurezza sofisticatamente disarmante. Sempre fluidissima nel suo abitare lo spazio e, come il suo nuovo Papa, avvolgente come il velluto.
Ma com’è questo nuovo Papa? Che sensazione lascia questo velluto che accarezza la pelle di uno spettatore introdotto a un differente tipo di leader della pace? John Malkovich, nella seconda puntata della stagione a lui dedicata, è il prete amletico di cui il trucco intorno agli occhi stana l’indole introspettiva e teatrale. Indubbiamente delicata, pur nell’abisso a cui sembra fin da subito destinata la sua anima. Un uomo e un tormento fragili come la porcellana, per un’interpretazione impeccabile dell’attore, con il suo per l’occasione intoccabile accento britannico.
The New Pope – il ritorno della fede di Jude Law
Un Papa distante dal Pio XIII di Jude Law, da quella impenetrabilità ammorbidita con lo scorrere della serie, ma che non intacca una fede la quale, pur in estrema lotta con se stessa, si riafferma ogni volta sempre più zelante. Ed è un piacere tornare alla personalità imprevedibile del Papa del talentuoso Jude Law, nella settima puntata su di lui incentrata, che costruisce attorno al personaggio un microcosmo da cui poter ripartire. Un episodio certamente collegato al resto della serie tv, ma che nel suo aprirsi e concludersi trova un’autonomia talmente destabilizzante, da finire per esistere indipendentemente dalle sorti della stagione. In una Venezia piena di fantasmi e vuota fin dentro lo spirito, per Pio XIII è riservata una parabola che oltrepassa la sofferenza per tramutarsi in grazia, soffusa secondo il gioco di luci architettato da Luca Bigazzi, per un episodio crepuscolare sulla fallibilità stessa del proprio credo.
I due bellissimi episodi di The New Pope sembrano anticipare una stagione ben più compatta grazie alla sua affascinante regia, bilanciata da un’incursione ancora più vivida, ancora più intimamente indicibile, di quella che ci aveva riservato nel 2016 per The Young Pope. Malkovich è il tocco di classe per elevare le vette di una serialità pomposa, che intensifica l’armonia e le parole con cui descrivere la sua Chiesa. Due episodi che sono due ritratti di peccatori al centro di quel Paradiso che è esattamente come la Terra, ma dal quale è più facile intravedere Dio.