The North Water: recensione della serie TIMvision con Colin Farrell
L'opera, inspirata al romanzo omonimo di Ian McGuire, è un brutale viaggio marinaresco che si tinge di nero con un Farrell nelle vesti insolite di terrificante e rozzo arpioniere di una baleniera.
The North Water è la nuova miniserie televisiva ideata da Andrew Haigh (Charley Thompson, The OA) per AMC+ che arriva in Italia grazie a TIMvision dal 7 dicembre 2021. L’opera, ispirata al romanzo omonimo di Ian McGuire, all’apparenza sembra un dramma marinaresco dai toni forti e decisi, ma già dal secondo episodio è evidente che l’intera storia è contaminata dal thriller investigativo, con un dottore, Patrick Sumner chiamato a risolvere, sulla nave, un brutale e sanguinoso omicidio che si è perpetrato alla luce del sole. Forte di un cast di tutto rispetto, composto tra gli altri da Colin Farrell, Jack O’Connell, Stephen Graham e Tom Courtenay, la realizzazione cerca di portare in auge un genere ben preciso sul piccolo schermo che è quello del viaggio nautico come già accaduto recentemente, ad esempio, con la prima stagione di The Terror.
Se però quest’ultima si tingeva anche di soprannaturale, nel caso di The North Water, sceneggiata dallo stesso Andrew Haigh, il pubblico viene lasciato di fronte solamente all’umanità più selvaggia e rozza, capace di compiere gli atti più indicibili. La serie debutta su Tim Vision il 7 dicembre con il primo episodio mentre i successivi 4 arrivano a cadenza settimanale, mentre invece negli Stati Uniti l’opera si è già conclusa ad agosto.
The North Water: Colin Farrell vale il prezzo del biglietto
The North Water si apre con una scena rozza e bestiale: un uomo misterioso sta avendo un rapporto sessuale con una prostituta con grande affanno e violenza. In poco tempo ci accorgiamo che si tratta di Henry Drax, un arpioniere che sta per imbarcarsi in una baleniera, che ha il volto inusuale di Colin Farrell, con una barba lunga e dallo sguardo torvo, quasi irriconoscibile. Un demonio, un essere umano che sembra aver abbandonato la sua natura in favore della dannazione divina, il personaggio è fascinoso nella cupa aria di tenebra che si porta dietro. E Farrell, con questa interpretazione, consacra un villain trascinante e quasi fuori dalle righe che ci invita in maniera maligna a seguire l’impresa della ciurma della The Volunteer.
Nei primi due episodi, quasi la metà dell’intera miniserie, facciamo anche la conoscenza degli altri marinai e anche del medico chirurgo protagonista, Patrick Sumner (Jack O’Connell) che si imbarca in quest’impresa per fare un po’ di soldi e anche per redimere un passato burrascoso. Gli ingredienti per un buon thriller marinaresco sembrano esserci tutti effettivamente e dalla fumosa cittadina della prima puntata passiamo subito alla glaciale e asettica atmosfera del mare del nord che non lascia scampo ai viventi, un vero e proprio monito per tutti i membri dell’equipaggio della baleniera. Un altro passaggio fondamentale, oltre quello d’ambientazione è anche il tono della storia, che da dramma nautico diventa un thriller investigativo con alcuni indizi che già erano stati messi in fila nel pilot.
La sceneggiatura in questo inizio turbolento si muove con il contagocce, svelando davvero poco sull’origine dei personaggi, dando così la possibilità alla storia di muoversi con il giusto ritmo compassato. Purtroppo non è ravvisabile nessuna connessione empatica con i personaggi, ma che non fatichiamo a pensare possa essere una scelta voluta, a giudicare dalla squallida caratura morale di molti di questi. Ecco che quindi lo script, per quanto sia fascinoso e ricco di curiosità, sembra però ancora non partire pienamente e ciò non deriva solamente dalla mancanza di informazioni, ma anche da uno stile narrativo che sembra non essere completamente consapevole di quello che vuole raccontare.
The North Water vuole essere un dramma umano marinaresco o un’avventura crime al cardiopalma? In realtà non è molto chiaro e nell’eventualità la risposta fosse entrambe, è evidente che servono ulteriori episodi per giunge ad una maturazione tale da consentire entrambe le linee contenutistiche. L’impressione che si ha è che, nonostante gli ottimi spunti specialmente sulla crudezza dell’ambientazione e l’efficace gestione del mistero, è che bisogna dare un po’ di respiro alla trama per capire dove vuole andare a parare. E quindi, almeno sul fronte narrativo, non abbiamo ancora tutti gli elementi per giudicare appieno la serie.
Tra cupi fiordi e un’umanità bestiale
La regia si concentra in modo particolare a dipingere luoghi dal fascino misterioso ed enigmatico, degli avamposti marini fatti di fiordi, temperature impossibili e prede da catturare, una caccia senza fine in terre dimenticate da Dio. Solamente una ciurma di folli e disperati può spingersi così oltre, in posti al di là del confine umano dove non ci sono padroni e la natura domina incontrastata. Una cura totale, sia dal punto di vista fotografico che registico vero e proprio, che trova la sua compiutezza in una scena in particolare, quella della caccia alla balena.
In quella specifica sequenza non solo si realizza perfettamente tutto l’impianto estetico di The North Water con i suoi colori spenti e una spettacolarità naturale che è sempre al centro della macchina da presa, ma anche la metafora che è preponderante all’interno dell’opera. L’uomo che viene portato ai limiti più estremi della sua psiche e animalità mentre si confronta con il cetaceo e ciò necessariamente lascia dei solchi profondi. Possiamo solo dirvi che il volto ricoperto di sangue di Drax dice tanto, pure troppo, ma lasciamo a voi la curiosità necessaria per scoprire il resto.
Nel complesso, quindi, la realizzazione sembra suggerire al pubblico una direzione sempre più drammatica e intensa e sicuramente arriveranno altre immagini suggestive e cariche di pathos ad indicare questa linea fortemente emozionale. La scelta di una miniserie, inoltre, è realmente efficace così da rimanere il più possibile attinenti al materiale originale e non andare a costruire degli elementi totalmente alieni dallo spirito originario del romanzo. Spesso, quando ci sono degli adattamenti seriali di romanzi si tende a inventare molto (e anche a travisare lo scopo dell’autore) mentre in questo caso Andrew Haigh vuole portare il messaggio e il contenuto nel modo più autentico possibile.
The North Water è una serie affascinante che solo con la presenza di un Colin Farrell in stato di grazia dovrebbe garantire un recupero obbligato. L’attore tratteggia un personaggio incredibilmente variopinto ed inquietante che, insieme alle altre figure presenti nell’opera, sono esemplificative della dannazione umana sulla Terra. Una sceneggiatura cupa, ancora non ben inquadrata, ma che tocca i tasti giusti e che, nelle puntate successive, potrebbe esplodere da un momento all’altro. La regia, al contrario, è già consapevole di quello che vuole rappresentare e si abbandona in immagini di rara bellezza, scolpite nel mare artico e nei fiordi aguzzi di una terra abbandonata. Un inizio non perfetto, ma pieno di significato e valore che può solo che migliorarsi con lo sviluppo della miniserie.