The Orville – stagione 2: recensione della serie di Seth MacFarlane
Su Fox è ricominciato The Orville, la sit-com fantascientifica scritta e interpretata da Seth MacFarlane. Ecco la nostra recensione della seconda stagione
Capita raramente che critica e pubblico riescano a conciliare le rispettive opinioni e The Orville non è davvero l’eccezione che conferma la regola. La serie di Seth MacFarlane – la mente geniale che ha creato I Griffin e American Dead – non riesce a essere apprezzata dagli addetti ai lavori, ma è stata trattata da Fox (almeno per la sua prima stagione) come una delle punte di diamante della sua programmazione: il pubblico lo adora. Ora lo show che unisce la fantascienza di Star Trek con la comicità di una sit-com qualunque è arrivato alla seconda stagione e non ci sono dubbi: ha ragione il pubblico.
Lo show – come già probabilmente sapete – racconta la storia della USS Orville, una nave spaziale guidata da Ed Mercer (MacFarlane), da poco divorziato e per la prima volta al comando di una nave spaziale. Ed non vede l’ora di dimostrare a tutti il suo valore, ma tutto si complica quando arriva sulla nave la sua ex-moglie, Kelly (Adrianne Palicki) assegnata proprio alla Orville come Primo ufficiale. Durante la prima stagione i due hanno lavorato duramente per risolvere i loro conflitti riuscendo, nel frattempo, a gestire egregiamente invasioni aliene, problematiche morali e minacce cosmiche.
The Orville: al via la seconda stagione – recensione della serie Fox
La serie – che ha ricominciato il suo corso su Fox il 10 gennaio – continua a essere inspiegabilmente divertente e avvincente. Diciamo inspiegabilmente perché davvero non ha nessun senso che The Orville sia tanto piacevole, ma così è. E più andiamo avanti con la visione più diventa chiaro: la forza dello show è la sua semplicità. The Orville unisce il gergo complicatissimo di una navicella spaziale con l’ovvietà delle emozioni umane, affianca le lotte coi Krill al fallimento delle relazioni e alla nascita dei nuovi interessi amorosi. È la vita normale, ma nell’iper-spazio: un classico, no?
Proprio per questo motivo, allora, la seconda stagione di The Orville applica la regola “squadra che vince non si cambia” e tutto rimane esattamente uguale. Il cast è sempre lo stesso, la scrittura rimane immutata, le storie (se possibile) procedono sullo stesso filo rosso che aveva guidato la prima stagione. Si ha persino l’impressione che alcuni episodi della seconda stagione siano stati girati sul set della prima (la lunghezza dei capelli della bella Adrianne Palicki varia in maniera inspiegabile tra un episodio e l’altro), ma queste sono sciocchezze. Ciò che conta è che con The Orville non si sbaglia: è divertente.
The Orville 2: la passione di Seth MacFarlane
La serie si allontana in maniera viscerale dagli altri prodotti di MacFarlane che abbandona la crudele stupidità di Peter Griffin per abbracciare con affetto un progetto che rappresenta la passione del filmmaker per due cose: la fantascienza e il genere comico. MacFarlane non ha mai nascosto il suo amore per il sci-fi (ricorderete tutti gli episodi speciali dei Griffin su Star Wars) e forse è proprio questo che riesce a rendere The Orville tanto affascinante. Guardare un episodio è come osservare un padre che gioca col figlio, che lo coccola: MacFarlane – che grazie a Stewie e a Roger l’alieno oggi è uno dei produttori televisivi più ricchi e influenti di Hollywood – ha realizzato il suo sogno. E il suo amore per la fantascienza lo trasmette a noi facendoci ignorare il fatto che in realtà dovremmo annoiarci, che le storie a cui stiamo assistendo non sono nulla di nuovo: non importa.
Viviamo in un momento storico nel quale l’offerta televisiva è immensa. Dobbiamo decidere con cosa spendere il nostro tempo, che non è mai abbastanza. The Orville non può competere con altri prodotti che lo superano per qualità e interesse, ma non importa. La serie sci-fi si accontenta di essere una sit-com, qualcosa che guarderete ogni tanto e che in qualche modo riuscirà sempre a tirarvi su di morale.