The Pursuit of Love – Rincorrendo l’amore: recensione della serie tv su Sky e su Now
Due cugine in simbiosi inseguono l’amore, qualunque cosa esso significhi. Come Lila e Lenù di ferrantiana penna, si specchiano l’una nell’altra, ciascuna insoddisfatta di sé: chi resta vorrebbe andarsene; chi fugge vorrebbe arrestare il suo moto di perenne insoddisfazione.
The Pursuit of Love – Rincorrendo l’amore è uno studio sul femminile attraverso due sue diverse, apparentemente inconciliabili, ma nondimeno interdipendenti, incarnazioni. Si tratta di un adattamento dalla splendida fotografia e dalla scrittura guizzante, sapientemente interpretato pur su frequenze talvolta troppo istrionesche da un cast di prima scelta, realizzato dalla BBC – in programmazione su Sky e su NOW dal 18 settembre 2022, composta da 3 episodi – a partire dal romanzo omonimo e parzialmente autobiografico di Nancy Mitford (1904-1973), scrittrice discendente da una famiglia dell’aristocrazia britannica minore che le permise, durante l’infanzia e la prima giovinezza, di vivere negli agi.
The Pursuit of Love: una storia autobiografica in cui l’autrice che ne è protagonista si sdoppia nelle figure di due cugine inseparabili
Cresciuta senza regole – la madre era convinta che i bambini non dovessero essere ‘corretti’, che fosse controproducente rimproverarli – e circondata dall’affetto chiassoso di cinque sorelle che le fecero anche da migliori amiche, Mitford non mostrò mai remore ad assecondare il talento non solo per la scrittura di romanzi, ma anche per le intemperanze sentimentali, fino all’incontro, alle soglie dei trenta e dopo un matrimonio fallito, con il grande amore della sua vita: Gaston Palewski, un politico parigino di origini altoborghesi che affiancò Charles de Gaulle nella sua carriera politica, prima e dopo la seconda guerra mondiale.
Nel romanzo The Pursuit of Love, e di conseguenza nel fedele adattamento della BBC, Gaston Palewski diventa Fabrice de Sauveterre, l’amore cercato tutta la vita, e finalmente trovato (ma lui contraccambia?), da una delle due protagoniste: Linda. Educata in modo rigido dal padre, Linda è cresciuta con le tante sorelle e la cugina Fanny, allontanata da piccola dalla madre a causa della fragilità e dalla mutevolezza di umori e sentimenti di quest’ultima. Linda e Fanny sviluppano temperamenti non solo in antitesi tra loro, ma anche contrari all’impostazione pedagogica ricevuta nonché all’impronta genitoriale fondamentale: la prima è, infatti, capricciosa, volubile, incline a evasioni e avventure; la seconda, riflessiva e seria, fa più fatica a uscire dalla comfort zone.
In queste due donne rivive, sdoppiata, l’anima della scrittrice: l’urgenza di vivere e il bisogno di ripiegare – e compensare il non vissuto – attraverso la scrittura. Eppure, al di là del riflesso di un’esistenza particolare, in loro s’agita anche una questione universalmente femminile: il rapporto poco pacificato, per così dire schizoide, tra sessualità e sentimento, sintomo di un’incertezza rispetto a ciò che significhi e implichi occupare la posizione femminile all’interno della società.
In assenza di insegne simboliche – l’uomo sa quello che deve essere: professionalmente stimato, inserito in società, confortato e ‘accudito’ più o meno maternamente da una moglie che ne confermi il valore e le attrattive –, la donna deve capire da sola quali spazi più riservarsi per sé. Spesso questi spazi sono avanzi, isole strappate all’assetto patriarcale; altre volte, magmaticamente, per mimesi, si plasmano a partire da quello che le altre donne, e, in quanto altre, diverse e irriducibili a norma comune, sembrano volere per sé.
The Pursuit of Love: Linda e Fanny, insieme e sole di fronte all’enigma della posizione femminile
Quando Linda, fuggitiva a Parigi, dove consuma un idillio di spirito e sensi con Fabrice, viene riportata in Gran Bretagna dalla sua famiglia, per Fanny inizia un profonda crisi personale: sposata a un professore amabile ma eccessivamente tranquillo (leggasi noioso: dietro di lui, a toni smussati, riverbera la figura del marito della scrittrice), comprende di essersi negata per anni una felicità piena in favore di una mesta serenità, appena sbocconcellata nelle pause dalle incombenze domestiche o nelle penombre in cui si è vista un po’, sfuggita soltanto per un attimo all’invisibilità di fronte a sé stessa e al mondo.
Ma anche Linda, presa a modello per il coraggio di inseguire il desiderio e, amore dopo amore, di onorarlo sempre, non è soddisfatta di sé: sperimentata la gioia romantica che corrisponde pienamente all’ideale che ne aveva alimentato negli anni della sua frenetica educazione sentimentale, subito la perde e, in fondo, anche a lei non resta infine, come a tutte, che assumersi il corpo a corpo con l’ambivalenza, l’ambiguità e l’insipienza che scegliere di essere una donna comporta al di fuori di tracciati già scritti.
Come Lila e Lenù di ferrantiana penna – Linda e Fanny potrebbe essere considerate quali due loro precorritrici –, anche le protagoniste di The Pursuit of Love si specchiano l’una nell’altra per intravedervi chi dovrebbero essere, ma l’immagine che lo specchio restituisce non aderisce loro, e anzi sfuma un po’ sbilenca fino all’evaporazione nel punto morto in cui ciascuna delle due è chiamata confrontarsi con la propria solitudine e con il proprio non sapere che fare di sé.