The Rain – Stagione 2: recensione della serie tv Netflix
La seconda stagione di The Rain si rivela migliore della precedente, accessoriata di ritmo e tinte horror.
La prima stagione della serie tv danese targata Netflix non si è rivelata delle più entusiasmanti, ma a un anno di distanza i nuovi episodi di The Rain mettono in rilievo un cambio di rotta gradito che inquadra la serie lungo il percorso delineato (solo ipoteticamente) fin dall’inizio: una serie survival dedicata al pubblico teen e incentrata sulle problematiche giovanili.
Nella prima stagione, uscita su Netflix a maggio 2018 e composta da 8 episodi, i creatori Jannik Tai Mosholt, Esben Toft Jacobsen e Christian Potalivo ci hanno mostrato una Scandinavia devastata dalla pioggia letale e il graduale inserimento di Simone (Alba August) e suo fratello Rasmus (Lucas Lynggaard Tønnesen) all’interno di un gruppo formato da giovani nella loro stessa condizione. Giovani che si sono ritrovati a costituire una nuova famiglia e che insieme, alla fine di The Rain, scoprono la crudele verità riguardante Rasmus. Adesso il ragazzo non è più solo una priorità di Simone, ma dell’intero gruppo, intenzionato a stare insieme e a trovare una soluzione, ma soprattutto a sopravvivere!
Notiamo un coagularsi della trama in questi nuovi 6 episodi di The Rain 2, che va di pari passo con una stagione che si dimostra più ritmica e avvincente, priva di quelle fasi di stallo che hanno reso la prima stagione tediosa.
I creatori eliminano l’ipotesi di un appoggio amichevole – rappresentata nei primi episodi da Frederik (Lars Simonsen), il padre dei protagonisti detentore di una soluzione salvifica – sostituendolo con un manipolo di nuovi volti e nuove realtà concatenate tra loro, il cui approccio col virus e col suo portatore è talvolta confuso.
Insomma, in queste puntate i protagonisti possono contare esclusivamente gli uni sugli altri; la diffidenza iniziale ha lasciato spazio a un’amicizia solida e a una conoscenza reciproca che si riflette in una serie corale e tenace, certamente più coinvolgente della prima.
The Rain 2: maggiore ritmo e più tinte horror bella nuova stagione della serie tv danese targata Netflix
Soprattutto, in The Rain 2 la regia tralascia i devastati e desolati spazi aperti in cui si fa fatica a trovare un riparo sicuro, sostituendoli con basi solide e tragitti prestabiliti, ma specialmente col devastante spazio corporeo, che in questi nuovi episodi diviene il nucleo di tutta la trama, nonché fonte a cui attingere sia fotograficamente che narrativamente. La fisicità di Rasmus è il punto mobile di tutti e sei gli episodi grazie al virus che lo rende volubile dal punto di vista psicofisico, stravolgendo le situazioni che man mano si palesano dinnanzi a lui.
In quanto paziente zero ormai allo scoperto infatti, Rasmus è nell’occhio del ciclone dei suoi compagni d’avventura, che ne comprendono la pericolosità, ma soprattutto degli scienziati dell’Apollon, disposti a tutto pur di averlo, esaminarlo, usarlo. La sua condizione ha però anche un altro effetto, quello di mettere in luce la forza di Simone, con la sua interprete che in questa stagione conferma il suo bel carisma, muovendo di fatto i fili di tutti i personaggi della serie, specialmente scuotendo la psicologia del fratello, che acquista maggiore consapevolezza di sé non risultando più solamente un pretesto per far andare avanti la storia, bensì una mina vagante e carica di incredibile umanità, con tutto ciò che tale consapevolezza comporta, nel bene e nel male.
Nonostante la trama resti irrisolta, lasciando aperti dei risvolti interessanti per una nuova stagione, è evidente il passo avanti compiuto dalla serie Netflix, che nella seconda stagione non abbandona del tutto i toni post-apocalittici, farcendoli però con qualche nota horror e prettamente sci-fi capace di attirare maggiormente gli spettatori.
Gli opposti si attraggono e guidano la trama in The Rain – Stagione 2
A corredare il tutto provvede una solida struttura di flashback che, inglobati sapientemente all’interno di ogni episodio, ci danno una visione bastevole dei nuovi personaggi ivi introdotti, come la biologa Fie (Natalie Madueño) e Sarah (Clara Rosager), che rappresenta per certi versi l’alter ego di Rasmus.
Non è un caso se da questi due personaggi, così lontani eppure così vicini tra loro, fuoriescano radici a cui aggrapparsi per dare senso ai personaggi e alle scelte che essi compiono.
Con una fotografia fredda e spettrale – opera di Rasmus Heise e Jesper Tøffner – capace di riflettere appieno lo stato d’animo dei protagonisti e l’atmosfera di una Scandinavia in stato d’allarme – The Rain 2 sa giostrarsi bene tra sentimentalismi e situazioni adrenaliniche, strizzando l’occhio a intrighi e sotterfugi e presentando degli episodi molto meno scontati, sicuramente più godibili e ben impostati.
Se in partenza The Rain non aveva rappresentato una rivoluzione, il suo proseguo certo non si smentisce, ma ci lascia fiduciosi circa la possibilità di un’evoluzione ben congegnata, in grado di accaparrarsi gli elogi di chi è alla ricerca di una serie concisa, senza troppe pretese mentali, ma senza dubbio adatta al proprio pubblico di riferimento.
The Rain 2 è disponibile su Netflix dal 17 maggio.