The residence: recensione della serie prodotta da Shonda Rhimes
Un murder mystery "geniale" targato Netflix e ambientato alla Casa Bianca, con Kylie Minogue e una detective che fa birdwatching.
The residence è uno spettacolo ma è anche un luogo in cui c’è chi sta in pena per gli effetti mediatici di un eventuale isolamento della Casa Bianca (come Harry Hollinger – chief adviser del presidente degli Stati Uniti d’America – interpretato da Ken Marino) e chi, come l’eccentrica protagonista della nuova serie murder mystery presidenziale di Shondaland, la migliore detective del mondo Cordelia Cupp, “ha provato ad interessarsi” a questo aspetto senza grandi risultati. Sarebbe del tutto superfluo dirvi che la sceneggiatura signoreggia, regna e sostiene lo show che si forma nei meandri delle deduzioni e nel labirinto delle doti investigative della donna chiamata risolvere un omicidio. Con il suo umorismo pungente e con la sua critica al maschilismo, Cordelia riesce persino a trovare il tempo per completare il suo quaderno di birdwatching. La serie tv in otto episodi arriva per lo streaming, su Netflix, dal 20 marzo 2025, con Uzo Aduba che impersona la protagonista accanto a Randall Park (The Office, E.R. – Medici in prima linea, CSI), che veste i panni dell’agente speciale dell’Fbi Edwin Park, che inizialmente Cupp tiene accanto come un semplice portaborse.
The residence è il nuovo murder mystery “geniale” di Netflix ambientato nei corridoi della Casa Bianca

Le note del pianoforte scandiscono la gravità della scena d’apertura : un cadavere rinvenuto nei piani alti, e nel bel mezzo di una cena di Stato, proprio dell’uomo che in concreto manda avanti la residenza presidenziale americana. Il cuore del giallo è l’omicidio di A.B. Wynter (Giancarlo Esposito), affidato alla detective Cordelia Cupp (Uzo Aduba), una delle investigatrici più imprevedibili in circolazione, che dovrà districare una rete di menzogne, di accordi fragili e vergognosi segreti per trovare l’assassino in una cifra impressionante di sospettati. Attraverso una narrazione discontinua, lo spettacolo ci fa entrare nella mente investigativa della detective (alternando scene del passato riferite alla cena – descritte dai testimoni ) a scene che si svolgono nel presente, in tribunale per ricostruire quanto accaduto nella serata dell’11 ottobre, portandoci ad esplorare le stanze più esclusive e i corridoi più nascosti della residenza presidenziale americana tra intrighi politici, segreti privati e colpi di scena (perché Kylie Minogue, presente nella sala con gli ospiti, sarà costretta a cantare un suo brano per un numero n di volte?). Nell’investigazione, accanto a Cordelia troviamo Edwin Park (Randall Park): un agente speciale dell’FBI con un approccio più pragmatico e scettico, che sostiene e favorisce in modo perfetto il metodo investigativo geniale della detective con il binocolo. Possiamo solo svelarvi che tutti gli invitati (che sono diverse centinaia) dovranno parlare con Cupp prima di lasciare la residenza e raccomandarvi di non perdervi la reazione di Edwin Park al primo interrogatorio fatto con Cordelia.
Tra interrogatori alla Agatha Christie e situazioni alla Sherlock Holmes – nella “residenza” il piatto è servito senza fiammata!

Lo show, tratto dal libro The Residence: Inside the Private World of the White House di Kate Andersen Brower, intrattiene piacevolmente soprattutto quando sci trascina in un ambiente equivoco, nella boscaglia instancabile di fattorini, domestici, cuoche, maggiordomi, usceri e fioriste, insomma di professionisti/e di diverso tipo. Si nasconde proprio in questo sottobosco l’artefice del delitto? Con una storia basata sul concetto di focalizzazione: mentre tutti quanti si concentrano su ciò che non è interessante, Cordelia Cupp – che sa invece cosa guardare – riesce a dirigere lo sguardo e tutti gli strumenti di osservazione sui dettagli giusti.
The residence: valutazione e conclusione
Nonostante la buona messa in scena e la discreta sceneggiatura (che ci porta a conoscenza della saggezza della protagonista che nasce dai suoi studi, dall’esperienza diretta e anche dalla conoscenza di tutte le specie di uccello), lo spettacolo però “non varca la soglia”, non riesce a distinguersi per tecnica di narrazione, originalità dello script o per il suo ritmo bizzarro o impressionante. Noi che in qualche modo siamo stati invitati insieme agli altri ospiti alla residenza, per trascorrere la serata dell’11 ottobre, ci aspettavamo che stavolta accadesse qualcosa di più, avremmo desiderato una ricetta flambé, un pizzico in più di originalità, d’irriverenza alla Casa Bianca. E su questo punto – e non solo – siamo in affinità con il personaggio di Marvella: un piatto, una formula più spettacolare (uno show con fiammata).