The Rig – stagione 2: recensione della serie TV Prime Video
The Rig torna con la sua stagione 2, assurda e spesso incoerente come la prima.
The Rig, la serie Prime Video che ha fatto il suo debutto con la prima stagione lo scorso anno, torna con il suo secondo capitolo disponibile in streaming a partire dal 2 gennaio 2025. Ancora una volta, la serie si immerge in un mix di eco-thriller, fantascienza e dramma sovrannaturale, ma questa volta la narrazione spinge oltre i limiti del credibile, abbandonando ogni traccia di realismo per immergersi in un mondo decisamente più folle e visionario. In questa recensione, analizziamo le nuove avventure dei protagonisti della piattaforma petrolifera Kinloch Bravo, ma anche le stranezze e le scelte narrative che, se da un lato affascinano, dall’altro possono risultare difficili da digerire.
The Rig 2 è un ritorno nel caos
La seconda stagione di The Rig prende il via proprio dove la prima era finita: con la piattaforma Kinloch Bravo, ormai distrutta da un gigantesco tsunami scatenato da una misteriosa entità marina, l’“Ancestro”. I sopravvissuti, tra cui la protagonista Rose (interpretata da Emily Hampshire), vengono trasferiti su una nuova e segretissima piattaforma nell’Artico, dove la compagnia Pictor Energy è pronta a intraprendere un nuovo e inquietante progetto di perforazione per estrarre metalli rari, essenziali per la produzione di tecnologie green.
Tuttavia, l’Ancestro, una sorta di mostro sottomarino che pare alimentarsi della distruzione della natura, non si è fermato e minaccia di provocare nuovi disastri, mentre la Pictor continua la sua missione di sfruttamento delle risorse naturali. Questo scenario diventa lo sfondo ideale per l’intreccio di mistero e azione, dove la lotta tra i protagonisti e le forze della natura si mescola con riflessioni ecologiche e sociali.
Un cast stellare, ma… le battute sono un altro paio di maniche
Una delle caratteristiche distintive di The Rig è il cast, che vede la partecipazione di attori di grande calibro, tra cui Iain Glen, Mark Addy e Owen Teale, noti per i loro ruoli in Game of Thrones. Tuttavia, il talento di questi attori viene messo a dura prova da dialoghi che sembrano più provenire da un manuale di fantascienza che da un copione serio. Le linee di dialogo, spesso esagerate e lontane dalla plausibilità scientifica, fanno sembrare la serie più una parodia del genere che un serio dramma ecologico.
Questo aspetto, che molti potrebbero trovare un difetto, è in realtà uno degli elementi che contribuisce al fascino bizzarro della serie. In un mondo dove le trame sono sempre più complesse e le aspettative degli spettatori sempre più alte, The Rig riesce a sorprendere proprio per la sua capacità di non prendersi mai troppo sul serio, abbracciando le sue stranezze senza tentare di giustificarle.
Tematiche ecologiche e riflessioni sul nostro futuro
Oltre all’aspetto spettacolare e al ritmo serrato, The Rig cerca di sollevare questioni legate all’ambiente, allo sfruttamento delle risorse naturali e alle contraddizioni delle politiche aziendali “green”. La figura del CEO di Pictor Energy, Morgan Lennox (interpretata da Alice Krige), rappresenta il volto del greenwashing, quella pratica aziendale che maschera l’inquinamento e lo sfruttamento delle risorse naturali dietro il paravento della sostenibilità.
La serie, pur nella sua visione fantascientifica, pone delle riflessioni sul nostro impatto sul pianeta e su come, nonostante le dichiarazioni di intenti “ecologici”, le grandi aziende sembrano spingere per un progresso che potrebbe danneggiare irreparabilmente l’ambiente. È un tema importante, ma affrontato in modo un po’ superficiale, in quanto la narrazione a tratti si concentra troppo sull’azione e sull’intrattenimento e poco sull’approfondimento dei temi ecologici.
Un mix di azione e sci-fi che non è per tutti
La seconda stagione di The Rig è una vera e propria montagna russa di emozioni, tra mostri marini, tendenze eco-sostenibili e sequenze che sembrano uscite da un film disaster anni ’70. La serie, purtroppo, non si distacca mai completamente dall’irrazionale e dall’inverosimile, rendendola talvolta difficile da seguire, specialmente per coloro che cercano una trama solida e ben costruita. D’altra parte, per gli appassionati di thriller ecologici e avventure fuori di testa, The Rig rappresenta una piacevole fuga dalla realtà, con il suo mix di tensione, azione e un pizzico di humor involontario.
The Rig – stagione 2: valutazione e conclusione
The Rig continua a essere una serie fuori dagli schemi, che per alcuni potrebbe risultare imperdibile per la sua capacità di intrattenere e spingere i confini della narrazione sci-fi. Tuttavia, la mancanza di realismo scientifico, i dialoghi spesso ridicoli e una trama che non sempre riesce a essere coerente potrebbero frustrare i più esigenti. Se siete alla ricerca di una serie che non ha paura di osare, che mescola temi ecologici con un’azione sfrenata e uno stile visivo da film di catastrofi, The Rig potrebbe fare al caso vostro. Altrimenti, preparatevi a sorvolare su un mare di improbabilità.