The Rising – Caccia al mio assassino: recensione della serie TV Sky
La 19enne Neve scopre di essere morta. Quando realizza di essere stata uccisa, decide di trovare il suo assassino e fare giustizia. Anche interferendo col mondo che la circonda.
Ad una prima rapida occhiata, The Rising – 8 episodi, dal 15 luglio su Sky e in streaming su NOW – è solo un’altra serie su una ragazza morta in circostanze misteriose. Nulla di sbagliato, ovviamente, ma il rischio assuefazione per lo spettatore è alto: in fondo potrebbe essere l’ennesimo dramma in cui il personaggio principale subisce una violenza mortale e la polizia indaga trovando alla fine il colpevole. Come storia di una adolescente assassinata che vaga per i boschi inglesi e cerca di capire chi le ha tolto la vita, la serie ricorda Tredici, ma è strutturalmente più vicina a Omicidio a Easttown.
Basata sul crime drama belga (Hotel) Beau Séjour, The Rising (ribattezzato in italiano con un più didascalico Caccia al mio assassino) è ambientato in una comunità fortemente unita in cui tutti conoscono tutti e in cui all’apparenza regna l’armonia. Naturalmente, in questo contesto in verità si annidano segreti, bugie e morbosità assortite. A rendere il prodotto – ideato da Julian Stevens – diverso dal solito, c’è però il fatto che la vittima, Neve Kelly, non solo è presente, ma difende attivamente se stessa e gli altri.
The Rising: l’amore, la giustizia, la verità (in un mondo che vuole tenerla nascosta)
La 19enne Neve, dopo una confusa nottata passata ad un rave organizzato nella foresta, si risveglia in mezzo al lago. È morta, ma lei ancora non lo sa. Lo scoprirà poco dopo, quando si renderà conto che né sua madre, né il suo patrigno e neanche sua sorella riescono a vederla. È un fantasma, ma può interagire con l’ambiente circostante: per suo padre e per l’amica con cui durante la festa ha avuto un flirt (e, si scoprirà più tardi, anche per il suo assassino) lei è ancora un essere in carne e ossa, loro possono parlare con lei. Una volta presa coscienza del suo stato, Neve inizierà a riallacciare i fili dell’accaduto, diradando lentamente il caos.
Accade così che la giovane riesca ad assistere al suo medesimo ritrovamento, così come all’autopsia sul suo corpo martoriato. Le domande nascono spontanee: cosa le è successo? Chi ha voluto farle del male, e perché – nonostante tutti professino amore per lei, e un indiscutibile desiderio di giustizia – la verità resta nascosta? The Rising diventa così una curiosa caccia al killer, gestita in modalità decisamente non convenzionali: chi la vede (i sopraccitati Tom e Alex) viene continuamente imbeccato dalla protagonista, che tassello dopo tassello scopre un microcosmo fatto di sordide connivenze e di amoralità.
The Rising: l’esplosione della violenza, sotto una coltre di perbenismo
The Rising si concentra molto sui caratteri femminili, lontani anni luce dagli archetipi della madre in lutto o della vittima innocente e bidimensionale. Qui siamo di fronte a personaggi arrabbiati che commettono errori, dicono cose terribili e sbagliano. La controparte maschile, invece, risulta molto meno a fuoco, costruita con meno acume e cura; con un po’ di attenzione è possibile individuare il colpevole in anticipo sui tempi, rovinandosi così il colpo di scena conclusivo. Ed è inevitabile anche constatare come, a lungo andare, l’anima fortemente realista della serie e la sua struttura “soprannaturale” rischino di entrare in aperta collisione, vanificando quanto di buono fatto fino a quel momento.
Ci vuole, insomma, un buon “atto di fede” da parte di chi guarda, per scongiurare qua e là l’effetto Ghost Whisperer. Ma, alla fine, si verrà premiati: The Rising è uno sguardo interessante su ciò che accade dopo una tragedia, e su ciò che succederebbe se i defunti potessero assistere alle conseguenze umane ed esistenziali della loro morte. Ed è una serie che affronta una verità scomoda e per nulla scontata: la violenza è sempre presente, spesso banalmente si ripete ma altrettanto spesso viene ignorata per mantenere una pace di facciata e proteggere illusoriamente i propri cari. Ma a quale prezzo?