The Serpent: recensione della miniserie TV Netflix

Prodotta e distribuita da Netflix, in collaborazione con l’emittente britannica BBC One, la serie crime The Serpent avvolta nelle atmosfere esotiche del sud-est asiatico degli anni ’70, racconta la storia del truffatore seriale Charles Sobhraj.

 The Serpent è una miniserie crime action divisa in 8 episodi che ripercorre la lunga “carriera” del truffatore e pluriomicida francese di origini indo-vietnamite, Charles Sobhraj, noto come bikini killer. Soprannominato anche “il serpente” per la straordinaria capacità di raggirare le sue vittime e di sfuggire ai controlli e alle autorità, l’uomo uccise presumibilmente una dozzina di turisti occidentali sul sentiero hippie del continente asiatico. Tutte le vicende narrate si basano su fatti realmente accaduti, ma i dialoghi sono fittizi.

The Serpent: un racconto oscuro tra flashback e flash forward

The Serpent - Cinematographe.it

La miniserie si apre con un’allegra festa in piscina in stile hippie alla Kanit House di Bangkok, in Thailandia. Il protagonista maschile, Charles Sobhraj (interpretato dall’attore francese di origini algerine Tahar Rahim), sguardo freddo e imperscrutabile, dotato di savoir faire e magnetismo, è impegnato a intrattenere i suoi ospiti. L’uomo ha assunto una nuova identità e si presenta nelle vesti di un commerciante di gemme preziose, Alain Gautier.

Siamo nel novembre 1975. La scena seguente è il primo di una lunghissima serie di flashback (alternati ad un’altra lunghissima serie di flash forward): un tentato furto di gioielli in India, poi l’arresto dell’uomo, il suo matrimonio con una donna francese, la nascita di una figlia, Madhu, e infine l’incontro con la sua devota complice, una Bonnie franco-canadese del Québec: Marie-Andrée Leclerc (l’attrice britannica Jenna Coleman) che si fa chiamare Monique.

Il susseguirsi incessante di sbalzi avanti e indietro nel tempo, quasi ai limiti del quiz cronologico (indovina un po’ in che anno siamo?) diventa un segno distintivo di questa serie, nel bene e nel male. Ciò che invece appare subito chiaro è il fine e il modus operandi di Charles/Alain: adescare viaggiatori occidentali, in coppia o singoli, spaesati o in cerca di avventure, per derubarli (di soldi e passaporti). Non senza aver prima inflitto una lenta agonia: con l’ausilio della fidanzata Marie-Andrée, la coppia somministra del veleno sciogliendo un mix di pastiglie in una bevanda che viene di volta in volta offerta ai malcapitati.

Alcune volte gli omicidi vengono portati a termine con l’aiuto di un secondo complice, il fedele braccio destro Ajay (Amesh Edireweera). Ajay è inspiegabilmente convinto che Alain sia l’unica persona al mondo capace di prendersi cura di lui.

The Serpent - Cinematographe.it

L’antagonista buono che segue ossessivamente le tracce di Charles è il diplomatico olandese Herman Knippenberg (l’attore Billy Howle), che non è un detective, come gli ricordano costantemente il suo capo e le varie autorità di polizia; ma è l’unico determinato a scoprire la verità dietro l’improvvisa scomparsa di una giovane coppia di connazionali. Il suo senso etico lo pone in netto contrasto con gli altri protagonisti. Herman va avanti nelle indagini contro tutto e tutti, mettendo persino a repentaglio il suo legame con la moglie, Angela, che ad un certo punto deciderà di separarsi da lui. Mosso più da una necessità morale che da interessi personali, Herman inizierà una vera e propria caccia all’uomo grazie anche all’aiuto dei vicini di casa di Charles.

Marie-Andrée, innamorata e totalmente soggiogata, cede sempre alle lusinghe del carismatico Sobhraj a tal punto che lo seguirà dall’inizio alla fine nella sua follia omicida, pur interrogandosi spesso sulla natura di Charles e delle sue azioni. La serie ne tratteggia un personaggio interessante e ambiguo, perché moralmente complesso, diviso tra l’amore e il senso di colpa. Vittime e carnefice, Marie-Andrée è una donna romantica e fragile, proveniente da una famiglia molto religiosa, ma che sembra uscita dalle copertine patinate di Vogue. Emblematica è la scena alla fine del secondo episodio, in cui la donna, turbata, e quasi immobile nella sua camera da letto, ascolta alla radio Tous les visages de l’amour, di Aznavour, la versione francese di She di Elvis Costello, perché si rifiuta di sentire quello che sta accadendo nella stanza accanto.

The Serpent: un viaggio nell’ego smisurato di un uomo che cerca vendetta

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The Serpent restituisce bene la figura di un serial killer sociopatico ma dotato di grandi capacità manipolatorie, guidato da un ego smisurato e da un’indomabile sete di potere e di vendetta: verso quei figli della upper class bianca da cui è stato, in tempi non sospetti, emarginato e bullizzato perché vietnamita. Giovani europei e americani che in quegli anni, gli anni settanta, viaggiano su e giù per i paesi asiatici carichi di contanti e traveler’s cheque, percorrendo la hippie trail alla ricerca di sé stessi e di una vita spirituale lontana dai lussi dei loro paesi di origine. The Serpent è un viaggio nella mente e nell’animo di un uomo che cerca continuamente la notorietà e l’appagamento nella distruzione dell’altro, che vede come un nemico e attraverso il quale vuole arricchirsi per mantenere costante un certo tenore di vita.

La serie si distingue non solo per la caratterizzazione dei personaggi, ma anche per la cura dei costumi e la ricostruzione fedele delle location asiatiche, dato che a causa delle limitazioni dovute alla pandemia, è stata in gran parte girata nel Regno Unito. Se si supera una resistenza iniziale, dovuta principalmente ai lenti supplizi delle vittime, ai limiti della porno tortura, a cui i registi ci sottopongono e al timer “impazzito”, furti e omicidi, fughe e arresti, misti al fascino dei personaggi rendono la serie elettrica e appagante.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.4

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