The Stranger: recensione della serie thriller Netflix
La nostra recensione di The Stranger, serie tratta dal romanzo di Harlan Coben
Tutti hanno almeno un segreto da tener nascosto. Tutti fanno ricorso di tanto in tanto a qualche piccola bugia. The Stranger porta però questa tendenza umana all’esasperazione, dando vita a un mistero ad alto tasso di adrenalina che ha proprio la menzogna come comune denominatore.
Disponibile su Netflix a partire dal 30 gennaio 2020 e ispirata al romanzo thriller di Harlan Coben (che ne ha curato anche la realizzazione), The Stranger cerca di tenere alta l’attenzione dello spettatore, ma la perde a seguito delle tempistiche talvolta troppo dilatate e delle vicende parallele, che edulcorano la tensione.
The Stranger: dal libro di Harlan Coben alla serie TV Netflix
Adam Price (Richard Armitage), amorevole marito e padre di famiglia, conduce una vita normale tra partite di calcetto e altri impegni familiari. Tutto questo finché un giorno in un locale non lo avvicina una strana ragazza (Hannah John-Kamen), una sconosciuta che lo fa seriamente dubitare della sincerità della moglie.
Dopo aver condotto alcune indagini e aver messo la donna (Dervla Kirwan) di fronte all’evidenza delle proprie menzogne, ha inizio una sequenza di eventi – tra vicende principali e parallele – che porteranno allo svelamento di molti segreti.
The Stranger: una trama complessa, fatta di dubbi, segreti e rivelazioni
Il materiale per la realizzazione di questa serie tv è stato offerto dal romanzo thriller omonimo di Harlan Coben. L’autore non è nuovo al mondo seriale: solo nel 2018 si deve a lui la creazione di Safe, thriller con Micheal C. Hall, anch’esso distribuito in Italia da Netflix.
Il legame tra Safe e The Stranger sembra però andare oltre al loro creatore e al loro sceneggiatore (Danny Brocklehurst). Entrambe sono vicende familiari attraversate da segreti e misteri, nelle quali è proprio il padre a essere coinvolto in prima persona.
Tutta la trama di The Stranger è un reticolo di menzogne e situazioni intrecciate, tanto che la vicenda sembra essere costruita su piani differenti, con vari misteri che coinvolgono distinti gruppi di personaggi. Oltre alla storyline principale, quella che riguarda Adam e la sparizione improvvisa della moglie Corrine, si assiste anche all’avvicinamento della “Sconosciuta” ad altri individui e a strani eventi accaduti durante un rave party tra ragazzi, che hanno portato alla sconvolgente mutilazione di un animale.
Questo ricorso a piani narrativi paralleli, intrecciati a loro volta con eventi secondari, crea di primo acchito la sensazione di essere di fronte a un prodotto dinamico, ma nel corso degli otto episodi si percepisce la lentezza dell’intreccio, salvata solo in alcuni casi da colpi di scena degni del genere thriller.
Sono proprio gli eventi paralleli a mettere a repentaglio il coinvolgimento dello spettatore, nel quale prendono piede domande, dubbi e ipotesi.
L’alternarsi delle situazioni di vari personaggi fa correre anche un altro grosso rischio alla sceneggiatura, quello di non approfondire adeguatamente la psicologia delle figure coinvolte. Lo stesso protagonista – così come “la Sconosciuta” – trascorre l’intera stagione con delle caratteristiche poco peculiari, che non permettono un grande livello di empatia, affidata piuttosto ad alcuni personaggi secondari.
Un finale soddisfacente, che sposta l’attenzione sulla pericolosità dei segreti
Nonostante la fragilità di alcune storyline e lo scarso approfondimento di alcuni personaggi centrali della serie, The Stranger svolge degnamente il ruolo di serie thriller godibile. Sebbene le tempistiche rallentate si facciano sentire durante la visione – in alcune puntate più che in altre – la serie si rivela un prodotto discreto per gli amanti dei titoli in cui la componente di maggiore tensione si intreccia con il dramma familiare.
Il movente che si cela dietro alle azioni della “Sconosciuta” – ossia la lotta contro i segreti che rovinano i rapporti umani – è abbastanza comprensibile da donare umanità a tutta la vicenda, anche se talvolta non sembra giustificare alcune scelte.
Nel finale di stagione, inoltre, molti nodi – non tutti però – vengono al pettine, conducendo la serie a una degna conclusione. Nel tessere le fila delle trame ci sarebbe voluta solo un po’ più di attenzione ai dettagli e lo sfruttamento più accorto dei ritmi narrativi.