The Studio: recensione della serie su Apple TV+
Su Apple TV+ arriva il 26 marzo 2025 con i primi due episodi, gli altri arrivano a cadenza settimanale, ogni mercoledì, The Studio, serie scritta, diretta e interpretata da Seth Rogen, re delle commedie demenziali, che dopo una vita a Hollywood la racconta assieme al suo socio e coautore, Evan Goldberg. La satira hollywoodiana in dieci episodi, il 26 escono solo i primi due episodi -, scrive una parodia sui nuovi sistemi produttivi del cinema hollywoodiano, smontando dall’interno i meccanismi comunicativi. Matt Remick (Rogen) è produttore cinematografico della Continental Studios che un bel giorno ne diventa il capo quando l’ex direttrice dello studio Patty (Catherine O’Hara) viene fatta fuori dall’amministratore delegato Griffin (Bryan Cranston). Capisce subito che non è così semplice come pensava, barcamenarsi tra film fatti solo per incassare e potenziali capolavori, destinati a non vedere neanche la luce. Lungo i 10 episodi, The Studio racconta di Matt e del suo tentativo di realizzare un grosso campione d’incassi o un trionfo all’Academy senza sacrificare nulla alla qualità.
The Studio: una commedia intelligente e divertente

Matt ama il cinema da sempre, aveva tanti sogni e, quando diventa direttore, pensa ad avere un approccio creativo, ma non è così semplice. Fin dalle prime puntate, seguendo uno schema tipico delle comedy, Matt fa di tutto per risolvere un problema ma finisce con il crearne uno ancora più grande, Matt è così, si butta nelle cose ma poi tutte queste cose gli cadono addosso e lui soccombe. Il centro è realizzare un grosso campione d’incassi, capace di sfondare il miliardo di dollari, fin da subito si parla di realizzare un nuovo Barbie. Nel primo episodio deve realizzare un film a partire dal pupazzo del Kool Aid Man, la mascotte di un succo di frutta. Prima grande sorpresa, al progetto è interessato Martin Scorsese, ma il regista propone un film sul massacro di Jonestown, il più grande suicidio di massa della storia umana, in cui far apparire il marchio dei succhi durante il suicidio e mediare tra il progetto artistico e la fattibilità produttiva sarà una missione impossibile. A questo punto Matt è sopraffatto dai dubbi e da questioni molto più grandi di lui, vorrebbe fare il film con Scorsese ma si rende conto che la creatività e l’arte devono scendere a patti con altri problemi, quelli economici. Non è semplice coniugare questi due elementi, Remick lo capisce proprio e nonostante la promozione: quello che gli sembrava un colpo di genio, scritturare Martin Scorsese (ne compra il progetto), diventa un’idea irrealizzabile. L’unica cosa da fare è cercare di barcamenarsi tra marketing, esigenze di attori e registi e soprattutto i profitti.
Parlare di cinema e fare satira

Un elemento interessante è il mostrare il funzionamento delle case di produzioni, le dinamiche che le regolano, ciò che accade dietro le quinte, prima e dopo che tutto accada. Ci mostra il ruolo di un produttore, gli accordi da stringere con sceneggiatori e registi, le strategie marketing per promuovere una pellicola, insomma ci si concentra su ciò che non tutti e non sempre conoscono. I suoi colleghi, soprattutto Maya (Kathryn Hann) riporta Matt sulla terra spingendolo ad agire in base ai risultati e non alle belle idee e così si muovono in questo caos improvvisando e cercando di sopravvivere.
Ogni episodio è dedicato ad una tematica diversa: i rapporti tra attori e registi che alle volte vengono resi più distesi dai produttori, i casting adeguati ai nuovi tempi, la critica all’AI e così via, ma il tutto letto in chiave satirica.
The Studio: valutazione e conclusione

The Studio è una commedia divertente che si prende gioco di una materia che Rogen conosce bene. I primi due episodi fanno alla perfezione il loro lavoro, portando uno show metacinematografico che ricorda per certi versi il nostro Boris. L’unica cosa da fare e attendere i prossimi episodi.