The Terminal List: recensione della serie thriller con Chris Pratt
Dal primo luglio Prime Video propone agli abbonati della piattaforma streaming la serie thriller d’azione The Terminal List, che vede protagonista il personaggio di James Reece interpretato dalla star Chris Pratt (Guardiani della Galassia, Jurassic World, Passengers) tornata a collaborare con Prime Video dopo il successo di The Tomorrow War. La serie americana è stata creata da David DiGilio (Traveler) basandosi sull’omonimo romanzo best-seller dell’ex tiratore scelto dei Navy Seals Jack Carr: è la trasposizione per la televisione in otto episodi – tutti di oltre 50 minuti – del primo dei cinque romanzi di Carr costruiti attorno alla figura di Reece. The Terminal List, i cui executive producer sono Chris Pratt, Antoine Fuqua e David DiGilio, inscena la ricerca di vendetta con tanto di elenco alla mano contenente i nomi, i bersagli su cui il protagonista ha intenzione di sfogare la propria ira. La serie tv segue le vicissitudini di James Reece, che conosciamo come un Navy Seal (un uomo delle forze speciali della United States Navy impiegate soprattutto in conflitti e guerre non convenzionali, difesa interna, azione diretta e azioni anti-terrorismo, nonché in missioni speciali di ricognizione in ambienti operativi prevalentemente marittimi e costieri). Nel cast troviamo, accanto a Chris Pratt, anche Constance Wu e Taylor Kitsch, mentre alla regia del pilot Antoine Fuqua il quale – si ricorda – ha già diretto l’attore protagonista nel remake de I magnifici sette.
The Terminal List: meglio non essere sulla lista nera e imprevedibile di James Reece
Come la morte, anche la vita durante la guerra non è mai facile da mandare giù. Il quarantenne James Reece (Chris Pratt) però, ha dimostrato più di una volta il suo valore, conquistando il ruolo di comandante di una squadra di Navy Seal. The Terminal List segue James Reece (Chris Pratt) mentre guida inizialmente la sua unità delle forze speciali americane per una missione: catturare il terrorista di armi chimiche Kahani, un’operazione che si trasforma presto in una catastrofe. Stanno seguendo un’informazione credibile, ma la missione va storta: la squadra di Reece cade in una trappola, mentre si muove di nascosto attraverso la fogna sotterranea dove la maggior parte delle uscite è bloccata da ribelli armati e l’acqua alta fino alle ginocchia è una ragnatela di cavi di scatto. Quando Reece e Boozer (Jared Shaw) trovano una via di fuga, un soldato va nel panico e fugge ignorando le suppliche del comandante di tenere d’occhio il filo del trip, poi una bomba esplode.
Il protagonista è in fuga e spera di tornare presto in patria, a San Diego; viene aiutato dal suo amico della CIA, Ben (Taylor Kitsch), mentre è perseguitato dalla giornalista Katie Buranek (Constance Wu), che potrebbe essere un avversario (o un alleato). Non solo, emergono altri antagonisti: un ufficiale dell’NCIS, un tenace agente dell’FBI, un venture capitalist e l’ostinato segretario alla Difesa (Jeanne Tripplehorn). Ma, forse, il più pericoloso nemico di James Reece è la sua stessa mente, perché l’uomo vive, e fa vivere a chi guarda, una serie di allucinazioni e i disturbi dissociativi, che potrebbero renderlo un pericolo per se stesso e per gli altri. Dopo aver visto il proprio plotone di soldati sterminato nell’imboscata in Siria, Reece torna in patria; è in lutto per i suoi uomini, ma è anche ansioso di ottenere delle risposte. La ricerca della verità (scopre che il massacro non è opera di un nemico lontano) e la sete di vendetta spingeranno il comandante, che intanto ha stilato una black list per vendicare la catastrofe, a impegnare molto più della sua vita.
Una recitazione emotiva convincente del protagonista di punta: Chris Pratt. La vita di James Reece gli calza a pennello, come se avesse sempre indossato l’uniforme militare
Ci sono il tocco di realismo firmato Jack Carr e la ricerca di soluzioni di regia e di montaggio che avvicinano il prodotto a quest’idea. The Terminal List getta pure qua e là una serie di elementi in grado di tenere incollato allo schermo lo spettatore, che è curioso, insieme al protagonista, di conoscere tutta la verità. Fra discontinuità narrativa, sequenze action, e momenti carichi di tutte le possibilità del dramma, la serie ci immerge nel mondo (in stile Inception) del subconscio e delle allucinazioni del protagonista causate dai traumi, e ci regala alcuni istanti di forte impatto visivo con una fotografia di alta qualità, e immergendoci sin da subito nell’atmosfera plumbea che avvolge i personaggi dello show, che orbitano tutti intorno a Chris Pratt. Pratt ha dotato la sua versione di James Reece di presenza scenica e di reale profondità emozionale o psicologica, regalandoci un’intensa performance attoriale. La vita di Reece gli è calzata infatti a pennello, come se avesse da sempre indossato, con orgoglio, l’uniforme militare. Le “macchie d’inchiostro” sul thriller invece sono: durata, eccessiva oscurità che avvolge i personaggi, livello di tensione non eccelso e clima di opprimente cupezza, che, malgrado il ritmo veloce dell’opera seriale, sentiamo gravare sulle nostre teste per un tempo infinito. Tuttavia questa storia riesce ad abbindolare chi guarda e a colpire al momento giusto, con delle trovate ingegnose e non intuibili che riescono a ribaltare più e più volte le nostre ipotesi, perché, quando viaggi da soldato in The Terminal List, devi sapere che non hai certezze su cui fare affidamento: questa situazione produce una straordinaria scarica di adrenalina.