The Umbrella Academy – Stagione 2: recensione della serie TV Netflix
La recensione della seconda stagione di The Umbrella Academy, che ci riporta all’interno delle eclettiche vicende della famiglia sui generis più amata di Netflix
La famiglia disfunzionale di The Umbrella Academy fa ritorno con una seconda stagione, continuando nel solco delle vicende ispirate liberamente agli omonimi fumetti di Gerard Way e Gabriel Bá. La prima stagione aveva rappresentato una boccata d’aria fresca tra le produzioni Netflix, caratterizzandosi come uno show originale e frizzante, capace di conquistare immediatamente un ampio consenso di critica e pubblico. I primi dieci episodi si erano conclusi con un cliffhanger che ha lasciato i fan con l’acquolina in bocca per un anno e mezzo. Ora però l’attesa è finita e una nuova stagione è pronta per soddisfare la curiosità di chi era in fremente attesa del proseguo delle vicende dei sette fratelli e del loro strampalato universo.
The Umbrella Academy 2 porta gli Hargreeves nella Dallas degli anni ’60 alle prese con l’omicidio di Kennedy
La prima stagione è terminata con Numero Cinque che, usando i suoi poteri, ha cercato di trasportare la famiglia indietro nel tempo per salvare il mondo ed evitare l’apocalisse scatenata da Vanya. All’inizio della seconda stagione troviamo i fratelli catapultati a Dallas negli anni ’60, sparpagliati in anni diversi, tra il 1960 e il 1963. Numero Cinque assiste, il 25 novembre 1963, appena tre giorni dopo l’assassinio di John F. Kennedy, allo scatenarsi di una guerra nucleare che causerà una nuova fine del mondo. Capisce così che oltre a sé stessi han portato anche l’apocalisse indietro nel tempo, dovendo dunque trovare nuovamente un rimedio per evitare l’estinzione globale, ritornando a dieci giorni prima dell’omicidio del Presidente degli Stati Uniti, a cui tutto è in qualche modo legato.
Klaus – assieme al fantasma di Ben – arriva nel 1960, divenendo il leader spirituale di una setta hippie; Allison nel 1961, dove entra a far parte del movimento per i diritti civili delle persone di colore, ritrova la voce e si sposa con Ray; Luther appare nel 1962 dove viene assunto come buttafuori di un locale e sfruttato dal suo capo per incontri clandestini di boxe legati alla criminalità organizzata; Diego riappare il primo settembre 1963, rinchiuso forzatamente in un ospedale psichiatrico; mentre Vanya la ritroviamo il 12 ottobre 1963 in una casa di campagna, con la memoria perduta, ignara di tutto l’accaduto e reinventata come babysitter di un ragazzino autistico, figlio di una coppia in crisi matrimoniale. Sarà Numero Cinque a dover riunire nuovamente la famiglia per scongiurare un’altra apocalisse.
The Umbrella Academy 2 prosegue nel solco della prima stagione ma riesce a maturare e a innovarsi
La seconda stagione riprende il filo e l’impianto narrativo di base della prima, riproponendo un meccanismo similare ma riuscendo ad elevarsi e a rifuggire il rischio d’essere la copia di sé stessa. Il primo episodio riassume bene caratteristiche e potenzialità della famiglia Hargreeves, presentandoci i protagonisti nelle loro nuove situazioni, mentre a seguire gli episodi successivi ci mettono un po’ ad ingranare completamente, ma permettono di costruire un quadro completo delle singole sotto-trame che ruotano attorno all’evento principale – il tentativo di Numero Cinque di coordinare la famiglia nello sventare una nuova apocalisse legata all’omicidio di Kennedy – e che conducono poi ad una scoppiettante parte finale, la quale diventa a sua volta prodromo di una futura (e forse conclusiva?) terza stagione.
La serie riesce a tessere i suoi fili narrativi con coerenza e solidità, mantenendo quel suo carattere folle e non privandosi mai della sua natura stravagante, ma evolvendo al tempo stesso verso una maturità che le consente di crescere ulteriormente rispetto alla prima stagione. In questi nuovi episodi troviamo difatti un maggiore approfondimento umano e psicologico dei singoli personaggi, andando ad evidenziare come gli eventi della prima stagione abbiano influito sui protagonisti, modificandone (in parte) vite e approcci sociali. Una volta ritrovatisi li vediamo come una famiglia molto più unita, alle prese con problemi personali differenti e una serie di circostanze – legate alla nuova temporalità – che hanno inciso significativamente sulle singole personalità.
La seconda stagione della serie Netflix equilibra intrattenimento e temi sociali e si sostiene su un comparto tecnico di qualità
L’ambientazione degli anni ’60 si dimostra sostanzialmente perfetta per lo sviluppo di ciascuno dei fratelli, riuscendo a delinearne luci ed ombre in maniera molto più netta rispetto alla prima stagione e andando al contempo a toccare tematiche importanti come il razzismo (la mente non può che andare a “Black Lives Matter”), la discriminazione, i pregiudizi e l’orientamento sessuale. Tutte queste componenti sono trattate con equilibrio, senza mai snaturare l’essenza della serie, unendosi in maniera armoniosa con il carattere soprannaturale e adrenalinico di The Umbrella Academy. Mentre scopriamo man mano cose nuove su ognuno dei protagonisti e la famiglia si rafforza, la nuova stagione ci accompagna anche nell’esplorazione di alcune delle domande irrisolte precedentemente, ad esempio facendoci scoprire qualcosa in più sul background di Reginald, su altre persone dotate di superpoteri e sul funzionamento della Commissione. Non tutto viene chiarito e non tutto trova ancora compimento, ma il percorso della serie prosegue su un binario solido e affascinante, che dosa molto bene trovate stravaganti, momenti esilaranti, azione frenetica e passaggi di maggiore impegno e riflessione.
A sostenere il racconto è poi il comparto tecnico e visivo, messo a punto egregiamente, a partire da una regia che si sposa perfettamente con il carattere stralunato della produzione e una fotografia che dosa i colori sapientemente in riferimento all’epoca e alle situazioni vissute. A colpire sono poi i curatissimi e sgargianti costumi e la colonna sonora sfacciatamente pop che riesce sempre a sostenere e valorizzare l’azione, con un mix di brani di richiamo recenti e passati – talvolta sorprendentemente rivisitati – che rappresentano superbamente l’essenza della serie.
In The Umbrella Academy 2 il cast è ancora più affiatato e viene affiancato da nuovi personaggi che ampliano la storia
Oltre a consolidare i vecchi personaggi, questa seconda stagione inserisce con buon esito anche nuove leve. A spiccare tra le new entry è sicuramente Lila, misteriosa nuova fiamma di Diego, che assumerà un ruolo cruciale nel corso degli episodi, dimostrandosi carismatica ed affascinante e lasciando presagire un suo ruolo di peso anche per il futuro. Gelidi e spietati sono poi Gli Svedesi, sicari della Commissione, che perseguitano i protagonisti; mentre un po’ meno di impatto, ma fondamentali per la storia – in primis per il filone narrativo di Vanya – sono Sissy, suo marito e suo figlio, che contribuiscono in maniera importante ad accrescere le potenzialità del racconto. Tra i volti già noti invece si eleva al di sopra di tutti gli altri Numero Cinque, vero mattatore della stagione – miscellanea perfetta di follia, genialità e lucidità – che trascina con sé tutta la famiglia, sostenuto da un’interpretazione magistrale di Aidan Gallagher. È comunque tutto il cast a dimostrarsi affiatato e convincente, segnando una definitiva maturazione dopo gli episodi precedenti. Emmy Raver-Lampman regge ottimamente i passaggi più intensi della sua Allison – legati ai temi d’impatto sociale e ai passaggi più emotivi del suo arco narrativo – mentre Ellen Page è sempre una garanzia e la sua Vanya trova ora uno spazio ulteriore all’interno della storia. I momenti più esilaranti sono affidati (come nella prima stagione) al Klaus dell’istrionico Robert Sheehan, il quale regalerà ulteriori perle di comicità – ma anche qualche spunto più intenso legato al suo amore Dave – che si inseriscono nella variegata composizione dei toni narrativi della serie.
La serie di Steve Blackman costruisce una seconda stagione convincente e riuscita
The Umbrella Academy è quindi ritornata con tutta la sua verve, smussando alcuni limiti che erano stati evidenziati nella prima stagione, e donando maggiore complessità ai suoi personaggi e alle loro interazioni. Questa seconda stagione convince e diverte, riuscendo anche ad affrontare tematiche calde e socialmente impattanti, ma senza snaturare l’anima eccentrica dello show. Viene difatti mantenuta quell’essenza fatta di stranezze e situazioni eccentriche, con un carattere chiaro che trova un’innovazione e non si ripete, se non nell’impianto alla base. Le piccole incertezze iniziali sono prontamente recuperate, in un crescendo che porta ad una seconda parte della stagione che racchiude tutte le caratteristiche migliori della serie e sfocia in un finale ottimamente congeniato. Una conferma e un passo in avanti dunque, unendo intrattenimento ed emozione attraverso il carisma dei propri assurdi protagonisti.
La seconda stagione di The Umbrella Academy, diretta nuovamente da Steve Blackman, è composta da 10 episodi e sarà disponibile su Netflix dal 31 luglio 2020.