The Witcher – stagione 3: recensione della prima parte
Siamo di fronte ad un prodotto che ha raggiunto la propria maturità, passando nelle prime stagioni un periodo di incertezza e confusione.
La nuova stagione di The Witcher è un insieme di promesse mantenute, salti di qualità e qualche forzatura. La serie tratta dai romanzi di Andrzej Sapkowski cambia nuovamente pelle, si lascia alle spalle una certa vena “tamarra” e si ricongiunge all’opera originale; sia nell’aspetto che nella narrazione. Le critiche mosse dai fan sono state ascoltate e al tavolo di scrittura sembrano aver compreso che non dovevano guardare altrove, avevano tutto lì. Certo è che la sceneggiatura deve fare comunque i conti con alcune scelte prese fin dalla prima stagione, ma le ribalta e li riporta ad un piano più umano.
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I mostri sono presenti – come non potevano esserlo – eppure non sono più il fulcro della narrazione. Nei romanzi le creature fungono da contorno, da metafora di un mondo antico in decadenza, lo stesso a cui appartiene Geralt e di cui ne rappresenta una delle vestigia. La terza stagione di The Witcher non tratta tale tematica, tuttavia pone l’accento su come siano gli umani e gli elfi a dare forma al presente, alle guerre e ai complotti di corte, non i mostri tanto odiati. Questo è soltanto uno dei punti a favore dei primi cinque episodi presenti su Netflix dal 29 giugno 2023.
L’altro aspetto è la qualità visiva della stagione. Le scenografie ci portano in un mondo fantasy con la propria mitologia, i propri usi e costumi. Foreste incantate fanno da cornice alle vicissitudini dei protagonisti e le creature che vanno ad affrontare realistiche e tangibili; siamo molto lontani dal nero mostro alato dell’annata passata, i più capiranno. Presa sotto quest’ottica The Witcher compie un notevole passo avanti, matura ascoltando ciò che i fan avrebbero voluto fin dall’inizio dal live action Netflix. I primi cinque episodi vanno giù in un sorso, aiutati da un racconto fluido e mai arzigogolato. Tuttavia, quanto fatto in precedenza non poteva essere azzerato del tutto e per questo sono state messe delle toppe, alcune ben cucinate altre meno. Ma andiamo per gradi.
La serie ha finalmente trovato la propria identità
Il primo episodio della terza stagione di The Witcher prende il via esattamente da dove avevamo lasciato Geralt, Yennefer e Ciri: in fuga dalle forze oscure che vogliono mettere le mani sulla giovane ragazza. L’occhio cattura subita qualcosa di diverso, dagli abiti alle scenografie; il salto di qualità di cui parlavamo. Dobbiamo dirlo, l’esordio di questa terza stagione si è dimostrato straordinario. Vediamo la costante fuga del trio da un luogo ad un altro, braccati come prede e cacciatori a loro volta. Geralt è una macchina da guerra, fa piazza pulita dei suoi nemici in combattimenti coreografati alla perfezione, cosa rara in un prodotto televisivo. Ma è soltanto l’assetto visivo a farla da padrone. Tra Henry Cavill e Anya Chalotra si è instaurata un’interessante intesa, tanto da rendere i momenti tra i due veri e d’impatto.
Ogni fazione del continente vuole però Cirilla, la leoncina di Cintra. Principessa, salvatrice, figlia e mostro, ognuno vede nella ragazza un qualcosa. Da Nilfgaard fino alla Redenia, passando per i boschi degli Scoiattoli, uomini e donne si muovono assetati di sangue alla sua ricerca. Lei è però protetta da uno strigo, una maga e dal destino e soltanto quest’ultimo la vedrà sconfitta o vincitrice. Intorno a lei si muovono anche molti dei personaggi che abbiamo imparato ad amare nel corso delle stagioni, compreso l’inimitabile Ranuncolo interpretato da Joey Batey.
Il tutto viene racconto attraverso una narrazione fluida e coinvolgente, soprattutto nel rappresentare le fragilità dei protagonisti, le crepe createsi fra loro e i sentimenti che li uniscono. Purtroppo il periodo del disprezzo è dietro l’angolo e neanche Geralt potrà sfuggirgli, la neutralità non terrà lui né Ciri al sicuro ancora a lungo. The Witcher ritorna su Netflix e noi non possiamo essere che conti della sua nuova veste, più conscia della propria mitologia, identità e appartenenza. Le uniche criticità si riscontrano nelle toppe messe a coprire le vergogne di alcune scelte passate. Al di là di questo, la terza stagione funziona sotto ogni aspetto, regalandoci momenti mozzafiato.
La terza stagione di The Witcher è più fedele ai romanzi
Come non parlare del combattimento verso la fine del primo episodio, un momento che ha suscitato in noi la stessa euforia di un gol durante una partita di calcio. Montaggio, stunt e soprattutto musiche lavorano in perfetta sintonia per regalarci una sequenza di puro intrattenimento. Da quel momento in poi gli scontri lasciano inesorabilmente spazio ai dialoghi e ai complotti, parte fondamentale nei romanzi di Sapkowski, nonché i più accattivanti. Ed è proprio in questa volontà di riprendere le parole dello scrittore che The Witcher ritrova il proprio vigore.
In questo susseguirsi di indagini, incontri e nuove amicizie scopriamo molto di più sui nemici nascosti fino ad oggi nell’ombra, come colui che, come un burattinaio, muove Ryence. Inoltre, abbiamo riscontrato una notevole evoluzione anche nel personaggio di Cahir, fino ad ora una mera macchietta. A Eamon Farren viene data l’opportunità di mostrare nuove sfaccettature del proprio personaggio, ora sulla strada che Sapkowski aveva scritto per lui. Insomma, Netflix ci regala una vera sorpresa. Come sappiamo le aspettative erano molto basse dopo una discutibile seconda stagione, uno spin-off da dimenticare e infine la notizia dell’addio di Cavill.
Giungiamo infine al quinto episodio, l’ultimo di questa prima parte di The Witcher 3. Stiamo parlando di un momento cardine all’interno della saga letteraria, nonché uno dei più emozionanti. Regia e montaggio decidono di girarci intorno, ripetendo scene ogni volta sotto un nuovo punto di vista. A nostro avviso non si è dimostrata la scelta migliore. L’episodio diventa così pesante e ripetitivo, tanto che in alcuni momenti c’è venuto il dubbio se avessimo mandato indietro il minutaggio. Non solo, nel momento clou, nel cliffhanger finale la sceneggiatura decide di intraprendere una strada leggermente diversa dal romanzo, spezzando il momento sorpresa. Non è qualcosa che spezza completamente la piacevolezza della prima parte, ma la oscura solamente un po’.
The Witcher – stagione 3: conclusione e valutazione della prima parte
Tirando le somme di questa prima parte di The Witcher 3, siamo di fronte ad un prodotto che ha raggiunto la propria maturità, passando nelle prime stagioni un periodo di incertezza e confusione. Finalmente i romanzi di Andrzej Sapkowski vengono trattati con il giusto rispetto, estrapolandone i momenti salienti e un certo messaggio di fondo. Ogni aspetto, tecnico quanto di scrittura e recitazione è stato corretto e migliorato, donando così allo spettatore un prodotto fantasy di qualità, adrenalinico e suggestivo. Non tutto funziona alla perfezione, questo è certo, ma è comunque un notevole passo avanti. Detto ciò, non possiamo che aspettare con trepidazione la seconda parte in uscita il 27 luglio, dove sappiamo succedere qualcosa in grado di tenere lo spettatore incollato allo schermo. Nel frattempo lasciamo felici una moneta al nostro strigo.