Titans – stagione 3: recensione della serie TV Netflix
Una serie che in parte delude le aspettative con una sceneggiatura spesso deludente e forzata.
I fan sono stati finalmente esauditi con l’arrivo di Titans – stagione 3, la serie TV di fantascienza basata sui Giovani Titani (i supereroi della DC Comics), disponibile su Netflix dall’8 dicembre 2021. Ideata da Greg Berlanti, Akiva Goldsman e Geoff Johns, dopo il successo delle prime stagioni, Titans è pronta a intrattenerci ancora una volta con tredici nuovi episodi in cui il gruppo di supereroi guidato da Dick Grayson (il primo pupillo di Bruce Wayne – l’originale Robin che diventa Nightwing, interpretato dal magnetico Brenton Thwaites) invita tutti a radunarsi a Gotham City dove un ignoto nuovo criminale ha già ucciso otto persone in otto settimane e sta seminando il panico.
Titans 3: il terribile piano di Crane e l’arrivo del nuovo killer Red Hood costringono i Titani a tornare a Gotham
Action e potenzialità mistiche sono gli ingredienti con cui si cercano di insaporire gli episodi della terza stagione, che si apre con un assassinio che scompagina i piani della famiglia dei Titans. Jason Todd (un personaggio che ha varie identità segrete) confessa a Bruce Wayne (protettore di Gotham, alias Batman) di voler sfidare il pericolo provando finalmente ad uccidere il supercriminale Joker. Il ragazzo infatti vuole dar prova delle sue capacità e si lancia in un inseguimento senza scorta, ma viene ucciso da Joker. L’accaduto aziona una serie di eventi successivi.
Mentre si trova nella Titans Tower (l’edificio immaginario dell’Universo DC che ospita i Teen Titans) Dick viene convocato d’urgenza a Gotham, e poi viene incaricato da Bruce di diventare il nuovo protettore della città (titolo che accetta con evidente riluttanza) e soprattutto di investigare sull’omicidio di Jason il cui corpo intanto è sparito. Bruce abbandona la città, ma prima uccide Joker vendicando la presunta morte di Jason. Dick intanto riunisce i Titani a Gotham e scopre che Jason armeggiava intorno ad agenti chimici e droghe. Questo indizio porta al più grande esperto criminale in materia, Jonathan Crane, soprannominato Lo Spaventapasseri, che si trova in prigione e sotto la protezione della polizia guidata dal commissario Barbara Gordon (che in passato ha indossato i panni di Batgirl). Barbara è preoccupata dal ritorno di Dick in città e dall’arrivo dei Titans. Pensieri che trovano riscontro nella repentina ondata di orrore messa in moto dall’arrivo di un nuovo e spietato personaggio. Red Hood (Cappuccio Rosso – il supercriminale antagonista di Batman) entra in scena. Ma qual è il piano malefico di Crane? E chi si nasconde sotto il costume di Red Hood?
La terza stagione della serie TV delude in parte le aspettative con una costruzione narrativa che appare troppo debole e forzata
Titans 3 si apre con antefatti interessanti, e con una prima sequenza che cattura l’attenzione dello spettatore. Il montaggio accelerato, la fotografia che privilegia le tonalità più scure, intense e cupe, sia negli spazi interni che all’esterno, e l’espressività dei protagonisti fanno la loro parte insieme alle musiche e agli effetti sonori che riescono a creare significati nuovi del testo filmico, talvolta esaltando gli elementi del fantastico. Ma non basta. Ci sono dei parametri, come la costruzione narrativa del film, che evidentemente non funzionano. La sceneggiatura è spesso deludente e forzata. Per usare una metafora, la terza stagione di Titans vede un pendolo oscillare nel vuoto, senza riuscire a trovare mai un equilibrio, un ritmo costante. Un vero peccato. E tutto ciò che resta è quella pioggia viola che dà il titolo all’episodio conclusivo, una sorta di premio di consolazione che lo spettatore si assicura nel finale: i Giovani Titani continuano a imparare e a crescere, ma stavolta hanno compreso che “il bello di quando muori e resusciti è che capisci cosa conta davvero”.