Trial by Fire – Un fuoco che non si spegne: recensione della serie tv Netflix
Uno sguardo su una produzione Made in India che si distacca dai canoni di Bollywood: ecco la nuova serie tv Metflix tratta da una storia vera che mette al centro del dramma il lutto familiare e la ricerca di giustizia.
Tratta da una triste pagina di cronaca nera indiana, la serie tv Trial By Fire – Un fuoco che non si spegne è disponibile su Netflix dallo scorso 13 gennaio e ci porta ben lontano dai lustrini e dalle musiche esuberanti a cui Bollywood ci ha abituati, per regalarci 7 episodi della durata di circa 50 minuti ciascuno che sortiscono l’effetto strappalacrime e di un pugno allo stomaco, sia che tu sia un genitore, sia che non abbia figli.
La trama della serie tv Netflix Trial by Fire – Un fuoco che non si spegne
Il pilot della serie tv non si apre propriamente in media res, ma ci mostra le ore precedenti alla tragedia che ha cambiato per sempre la vita della famiglia Krishnamoorthy: nel pomeriggio del 13 giugno 1997, i figli della coppia di coniugi indiani Neelam (Rajshri Deshpande) e Shekhar (Abhay Deol) vanno a guardare un film al cinema Uphaar di Delhi. Questa scelta, purtroppo, gli sarà fatale: all’interno del cinema, infatti, divampa un fuoco che non lascia scampo ai ragazzi, causa un trasformatore difettoso.
I feriti furono un centinaio, le persone che persero la vita – come i figli di Neelam e Shekhar – furono 59: un incidente che ha del colposo, se si guarda al fatto che molte delle uscite di sicurezza erano state sigillate con lucchetti per impedire agli spettatori l’ingresso in sala in ritardo.
Oltre a mettere in luce il dolore straziante dei genitori e delle famiglie delle vittime, la serie tv Trial by Fire – Un fuoco che non si spegne racconta il processo e l’aula di tribunale all’interno della quale quelle stesse persone cercavano un po’ di giustizia, se non di riscatto.
Il dolore del lutto al centro, la critica al sistema nel contorno: Trial by Fire – Un fuoco che non si spegne è la serie tv Netflix che ci mostra l’altra faccia di Bollywood
Spegnere un incendio può non essere facile, né tantomeno immediato, ma spegnere il fuoco del lutto che arde dentro una coppia di genitori che ha perso prematuramente i propri figli è semplicemente impossibile.
Con la regia di Prashant Nair, Randeep Jha e Avani Deshpande, Trial by Fire – Un fuoco che non si spegne mette al centro della narrazione – dai toni altamente drammatici – il dolore di una famiglia indiana della classe media, la loro rabbia e la loro lotta per la giustizia.
Entrambi i personaggi protagonisti, ovvero i due coniugi, risultano ben caratterizzati: lui è un geometra che dietro gli occhiali da vista conserva uno sguardo razionale ma sempre più accigliato e incupito, lei una madre a cui la vita ha tolto il sorriso, un sorriso che sembra spento e difficile da riaccendere.
Neelam è la madre che non si rassegna e che bussa alla porta “del sistema”, dei ricchi proprietari del cinema, all’epoca tra i maggiori promotori immobiliari del mercato asiatico: questi, negli anni (anche nella realtà dei fatti) hanno sempre cercato di negare ogni responsabilità legata alla tragedia del cinema Uphaar, così come per l’ente elettrico o per la squadra dei vigili del fuoco.
Sebbene il briefing giudiziario sia centrale in ogni episodio, una regia ben ritmata e caleidoscopica riescono a scandire in maniera scorrevole e vivace i 45 minuti circa di durata di ciascun episodio, non rallentando mai eccessivamente gli eventi e la narrazione.
Se state cercando una serie tv drammatica che possa dare nuova luce alla produzione asiatica Made in India, ancorata forse eccessivamente allo sfarzo di Bollywood, Trial by Fire – Un fuoco che non si spegne è l’occasione giusta per scoprire una faccia diversa dell’arte cinematografica nazionale.