Tribes of Europa: recensione della Serie TV Netflix
Tribes of Europa è l'ultima candidata alla successione di Game of Thrones. Ambiziosa ma ancora incompleta, è una storia ad ampio respiro che promette una saga avvincente, a patto che trovi un'anima originale e soluzioni esterne a plot twist dal facile impatto.
Arriva su Netflix la prima serie TV sci fi dal marcato accento europeista. Tribes of Europa, in catalogo dal 19 febbraio, è come una pubblicità contro il fumo: ci mostra il futuro dei nostri polmoni se continuiamo per la cattiva strada. La fantascienza accoglie la sfida del presente e ci porta nel 2074, dove il continente è frantumato in tribù, credi, ideologie dal perimetro sempre più piccolo ma dalle ambizioni predatorie sempre più grandi. Dopo che il misterioso blackout del 2029 ha condotto al collasso il sistema sociale contemporaneo, l’Europa brancola nella nostalgia di un passato di pace, prosperità e unione. Tempi idilliaci ma, per idee e possibilità, non lontani dai nostri. Le ambizioni di Tribes of Europa sono chiare e coerenti con i piani della W&B Television, casa di produzione familiare all’abbonato Netflix per il fortunato Dark. La nuova serieTV tedesca si inserisce infatti nella lista dei candidati allo scranno ancora vacante dalla conclusione di Game of Thrones. L’obiettivo non è facile ma conferma la Germania, a pochi mesi dall’ottimo Barbari, tra le filiali di Netflix EU più abili nell’intrecciare necessità locali e gusti internazionali.
Tribes of Europa invita a schierarsi
Come a Westeros, anche l’Europa del 2074 è divisa in casate e vicina alla guerra. Affine alla serie HBO è l’invito mosso allo spettatore, spinto a scegliere la fazione di appartenenza sulla base di caratterizzazioni forti e a tratti fumettistiche. Da un lato, i Crimson. Si definiscono Repubblica e sognano un futuro sulle orme del passato. “L’ideale europeo non morirà mai”, afferma con orgoglio il “Padre” a capo dell’organizzazione. Sono un’organizzazione militare con intenti pacifisti. Quel che resta dei caschi blu, con annessa retorica presto smascherata (per fortuna). Loro nemici naturali sono invece i Corvi. Tribù fondata sulle polveri di un raro minerale e definita da un sistema gerarchico scalabile tramite combattimenti all’ultimo sangue. Entrare nella capitale della tribù ci riporta agli anni ’80 di una Berlino ormai perduta. Vestiti in pelle, riferimenti BDSM e movimenti punk formulano uno stile drasticamente opposto alle foreste in cui Tribes of Europa muove i primi passi.
La serie infatti si rivela gradualmente, scegliendo dei novelli Stark (ma senza metalupo) per condurci in un mondo di religioni, politiche e stili ancora solo accennate. I tre fratelli membri degli Origine, piccola tribù votata alla natura e avversa alla tecnologia, vengono divisi in un pilot che, oltre ad assomigliare spaventosamente al prologo de Il Pianeta del tesoro, impone la velocità tra le fondamenta della serie, anche grazie a movimenti di macchina che sbloccano il racconto dal campo-controcampo cui era incastrato Dark. Eljia, Kiano e Liv sono gettati nei grandi eventi che travolgono l’Europa. Kiano è in mano ai Corvi, e presto si unisce alla corte ristretta dell’affascinante Lord Varvara. Liv segue invece Crimson, in un susseguirsi di tradimenti e colpi di scena che la vedono disposta a tutto per ritrovare la famiglia. A chiudere il trio è Eljia, cui è affidata la missione più impegnativa. Se i fratelli cercano di riunire la famiglia, senza grande interesse per gli eventi storici che li stanno fagocitando, Eljia segue un’altra strada, che per modi e dinamiche ricalca i movimenti di Arya Stark nelle prime stagione di Game of Thrones. Eljia infatti possiede il cubo degli Atlantidei, unica civilità rimasta indenne al blackout del 2029. Accompagnato da un istrionico vagabondo, Eljia allarga il campo delle vicende oltre l’Europa e annuncia l’arrivo dall’Est di un’inarrestabile minaccia.
Alla ricerca di una difficile originalità
Tribes of Europa sorprende. Si mette in scia alle più fortunate produzioni recenti ma cerca, con risultati saltuari, un’anima del tutto personale. Per ora, parliamo una pastiche di riferimenti che cingono il fantasy con elementi politici, un post-apocalittico che guarda alla saga di Mad Max, ma con la tecnologia malandata di Star Wars e l’eccezione atlantidea dal vago sapore del recente Tales from the loop. Evitando di scegliere uno stile, Tribes of Europa li assume tutti. Le diverse casate offrono spazio per una variazione continua, con un finale che allude alla vastità di ambienti ancora esplorabili. Apprezzabile è infatti il tentativo di non esaurirsi nella storia dei propri protagonisti. I tre fratelli sono mezzi per esplorare una mappa che, in qualsiasi momento, potrà essere ampliata. Cosa sta accadendo in Asia? Che ne è stato degli americani?
Le domande riguardano ciò che accadrà, ma anche ciò che è stato. Le cause del blackout che ha messo in ginocchio il mondo sono ancora ignote e creano uno spartiacque tra il mondo perduto e il presente. Uno dei beni più rari in quest’Europa divisa è infatti proprio la memoria. Collezionisti del passato accumulano oggetti nella speranza di riavvolgere il tempo, con scarsi risultati. Macchine fotografiche, motociclette, telefoni cellulari; anche Tribes of Europa, come Ready Player One, recentemente portato sul grande schermo da Steven Spielberg, racconta che il futuro non esiste. Dopo che il mondo ha prodotto l’improducibile, con il ‘900 come climax dell’occidente, il contemporaneo cade in amnesia e unisce decadi, stili, modi. Il post-moderno diventa politico e Tribes of Europa imposta una guerra il cui risultato deciderà quale passato eleggere a futuro.
Il peccato originale di Tribes of Europa è comune alla produzioni seriali degli ultimi anni. Con la speranza di diventare una grande saga da numerose stagioni, la serie tedesca compone sei episodi di lunghe premesse e impegnative promesse. Ma è l’inconveniente di una storia che vuole andare avanti, e ha le ragioni per farlo. D’altronde, racconta di un mondo da ricostruire e dell’ultimo bagliore di un europeismo possibile. Come Dark, che viaggiava nel passato per salvare il mondo, e Barbari, che legava la ricostruzione storica al presente, anche Tribes of Europa segna l’urgenza di un’identità culturale da ricomporre nel tempo.