Trust – Il rapimento Getty: recensione del pilot diretto da Danny Boyle
Dopo Ridley Scott il caso Getty viene trattato anche dalla tv con la serie tv targata Sky Atlantic.
A pochi giorni di distanza dalla messa in onda americana, arriva anche in Italia l’attesa serie Trust – Il rapimento Getty, ideata e scritta da Simon Beaufoy e diretta da diversi registi, fra cui Danny Boyle, Susanna White (Jane Eyre) e il nostro Emanuele Crialese. Lo show è incentrato su un celebre caso di cronaca del 1973, ovvero il rapimento a Roma del giovane John Paul Getty III, nipote del magnate del petrolio J. Paul Getty, considerato all’epoca uno degli uomini più ricchi del mondo. L’ambientazione italiana di diversi episodi ha portato alla presenza nel cast di diversi attori nostrani, fra cui Luca Marinelli, Giuseppe Battiston, Francesco Colella e Andrea Arcangeli, che affiancano vere e proprie star di Hollywood come Donald Sutherland, Hilary Swank e Brendan Fraser.
Curiosamente, la messa in onda di Trust – Il rapimento Getty arriva a pochi mesi di distanza dall’uscita in sala di Tutti i soldi del mondo, film di Ridley Scott basato sulla medesima vicenda e capace di conquistare una nomination all’Oscar come migliore attore non protagonista per Christopher Plummer, ingaggiato all’ultimo momento per sostituire Kevin Spacey dopo il coinvolgimento di quest’ultimo nella nota vicenda di molestie sessuali. Trust – Il rapimento Getty è il primo tassello di un progetto più ampio, che prevede di creare negli anni una vera e propria serie antologica su alcuni dei più rilevanti fatti di cronaca dello scorso secolo.
Trust – Il rapimento Getty: il caso Getty secondo Danny Boyle
Il primo episodio di Trust – Il rapimento Getty ci introduce alla famiglia condotta dal magnate petrolifero J. Paul Getty (Donald Sutherland), che procede fra intrighi, invidie e rancori mai sopiti in una lussuosa villa nella campagna inglese. La vita della dinastia viene scombussolata dalla decisione da parte del decano di designare il nipote John Paul Getty III (Harris Dickinson) come erede della sua immensa fortuna e delle sue diverse compagnie, scatenando così l’ira del figlio J. Paul Getty Jr. (Michael Esper), ritenuto inaffidabile per i suoi problemi di dipendenza da droghe. Il giovane rampollo si rivela però altrettanto inaffidabile, spingendo il nonno a spedirlo a Roma, dove, anche a causa del suo stile di vita dissoluto e libertino, attirerà l’attenzione di un gruppo di malavitosi e verrà sequestrato.
Nel primo episodio La casa dei Getty, Trust – Il rapimento Getty pone le basi per quella che potrebbe diventare una gradita novità di quest’annata seriale, puntando principalmente sull’immarcescibile carisma di Donald Sutherland, capace fin dalle prime inquadrature di tratteggiare una sorta di Ebenezer Scrooge sarcastico e sessuomane e di sciogliere ogi eventuale dubbio sul difficile confronto con Christopher Plummer. La puntata si pone nel periodo immediatamente precedente ai fatti narrati nel già citato Tutti i soldi del mondo, scegliendo toni meno cupi e drammatici e uno stile narrativo più lento e compassato rispetto al film di Ridley Scott, inevitabile termine di paragone. I riflettori sono puntati sul rapporto fra un nipote scanzonato e problematico e un nonno sornione e guardingo, consapevole del proprio patrimonio e fermamente intenzionato a lasciarlo a una persona affidabile e responsabile.
Trust – Il rapimento Getty: una prima puntata all’insegna del difficile rapporto tra nonno e nipote
Sotto la scorza di severo e autorevole uomo d’affari, J. Paul Getty cela però un’atavica instabilità emotiva e sentimentale e una punta di cinismo, che lo portano a saltare di letto in letto fra le numerose stanze della sia villa e fra le numerose donne disponibili a fargli compagnia, mettendo contemporaneamente sotto esame anche i suoi più stretti familiari, tutti sacrificabili in nome del benessere degli affari. A fargli da contraltare il nipote John Paul Getty III, distratto come tutti gli adolescenti dai vizi e dalle passioni, ma desideroso di trarre beneficio dalla fortuna del nonno, mettendosi così al riparo dai primi pasticci combinati a causa della sua condotta. Due personalità antitetiche e inconciliabili, che con la scoperta dei primi altarini del ragazzo giungono inevitabilmente a un conflitto, mettendo in moto le dinamiche narrative che costituiranno presumibilmente l’ossatura dell’intera serie.
Mentre le personalità di nonno e nipote sono ben sviluppate e di immediato impatto, qualche riserva persiste invece sui personaggi secondari, i quali faticano a emergere e a imporsi, diventando poco più che un contorno alla straripante personalità di J. Paul Getty. Prima di prendere una posizione definitiva a riguardo è però necessario attendere un maggiore coinvolgimento nel racconto del personaggio di Brendan Fraser e l’introduzione della madre di John Paul Gail (Hilary Swank), assente nel primo episodio ma destinata a diventare un pilastro della storia, sulla scia della Michelle Williams di Tutti i soldi del mondo. Prima prova superata invece per il giovane Harris Dickinson, che regge bene il confronto con il più celebrato e anziano collega, dando vita a un fastidioso quanto convincente ritratto di borghese viziato e vanaglorioso, dalla fisicità simile a quella di un acerbo Jim Morrison accompagnata da una totale mancanza di nervo e controllo.
Trust – Il rapimento Getty: il perverso fascino del potere e del denaro
Le rigide atmosfere borghesi e le statiche sequenze di introduzione ai personaggi impediscono per lunghi tratti a Danny Boyle di trarre il meglio dal suo stile dinamico e accattivante, ma nelle sequenze che vedono John Paul protagonista della vita notturna romana possiamo intravedere i picchi di allucinata alienazione a cui il regista britannico ci ha abituato. I prossimi episodi ci diranno se Boyle riuscirà a trovare un giusto compromesso fra i suoi tipici guizzi autoriali e un pungente sguardo su un ambiente tanto affascinante quanto fondamentalmente disgustoso, che nella prima puntata emerge solo a tratti e in maniera troppo slegata per imporsi all’attenzione dello spettatore.
Nonostante qualche passaggio a vuoto e la difficoltà a caratterizzare un alto numero di personaggi, la prima puntata di Trust – Il rapimento Getty centra il bersaglio, riuscendo a esaltare la forza di un miliardario ambiguo e allo stesso tempo ammaliante e a gettare le fondamenta per una lucida riflessione sul potere del denaro e della corruzione, che nel prosieguo della serie andrà a incrociarsi con quello della malavita organizzata. In attesa di vedere all’opera anche i nostri connazionali Luca Marinelli e Giuseppe Battiston, non ci resta che attendere i prossimi episodi della serie, che verranno trasmessi su Sky Atlantic a pochi giorni di distanza dalla messa in onda americana.