Turn Up Charlie: recensione della serie con Idris Elba
Arriva su Netflix Turn Up Charlie, la serie interpretata e prodotta da Idris Elba sul mondo della dj culture in Gran Bretagna
Disponibile su Netflix, Turn Up Charlie è una nuova serie originale della piattaforma, che vede Idris Elba protagonista sotto molti aspetti, sia un qualità di attore principale che come ideatore della serie. Charlie è un dj che vanta un passato glorioso e un presente a dir poco incerto, sempre in cerca di una nuova alba per la sua carriera. Entrato di nuovo in contatto con un suo grande amico diventato una star di Hollywood, conosce la moglie di lui, dj di fama mondiale nel pieno del successo, e la figlia Gabrielle, detta Gabs, una problematica ragazzina preadolescente, viziata e decisa a ottenere tutto quello che vuole sia a livello materiale che relazionale. Le dinamiche personali e quelle professionali si intrecciano lungo le otto puntate che costituiscono la prima stagione della serie, finendo con il ridefinire il concetto di famiglia e di necessità personali.
Turn Up Charlie: tra british style e dj culture
La narrazione di Turn Up Charlie scorre veloce lungo i suoi episodi, preoccupandosi di affrontare ogni possibile sfaccettatura delle relazioni umane prese in esame, da quelle umane e familiari fino a quelle commerciali e più materialistiche. Idris Elba nasce in campo professionale proprio come dj, conosciuto con gli pseudonimi Big Driis e Big Driis The Londoner. L’attore britannico ha in questa occasione la possibilità di sfoggiare alcuni suoi aspetti che i maggiori ruoli che l’hanno visto protagonista hanno forse un po’ celato, vale a dire le sue origini british mescolate a un’ascendenza di sangue caldo e le sue abilità da musicista e dj. Accanto a lui il cast annovera le buone performance di Piper Perabo, JJ Feild e Frankie Harvey, quest’ultima nei panni dell’odiosa eppure irresistibile Gabs.
Ordinario e straordinario in Turn Up Charlie
Turn Up Charlie affronta vari temi personali sullo sfondo di una vita mondana e festaiola, appannaggio di una classe di lavoratori sempre a rischio di minacce e tentazioni di vario tipo, soprattutto quando queste persone si trovano a dover gestire anche un aspetto di responsabile verso terze persone, come per esempio una figlia. Questa confusione tra i vari ruoli ricoperti è forse la cosa che meglio viene sottolineata dal risultato complessivo della stagione, in cui diventa difficile prendere posizione in maniera univoca e senza ripensamenti. La forza di Turn Up Charlie è di presentare situazioni iperboliche e per molti spettatori difficilmente assimilabile alla propria vita di tutti i giorni, eppure le circostanze mantengono comunque una vicinanza con la realtà che basta per avvicinarsi al modo di ragionare dei personaggi e per avvicinarsi al loro mondo. Quello che invece manca alla serie è una vera e propria capacità di coinvolgere il pubblico, con una recitazione troppo spesso misurata e circostanziale, che lascia poco spazio al fluire di pensieri e sentimenti, lasciando intatta una sorta di barriera invisibile tra lo schermo e il pubblico.
Turn Up Charlie: una serie cucita sul suo protagonista
Il risultato finale di Turn Up Charlie è un misto di aspettative tradite e di buone potenzialità lasciate in parte in incubazione, che si sono scontrate probabilmente con un ritmo narrativo serrato e che lascia poco spazio a un lato più artistico della resa attoriale. Idris Elba ha costruito questa specie di esperimento seriale tutto sulla sua figura fuori e dentro allo schermo; il suo personaggio sembra costantemente alla caccia di un’affermazione su più fronti, che abbraccia sia il Charlie diegetico che l’attore che lo interpreta. Uno dei pochi aspetti che non risente in alcun modo dell’operazione è il magnetismo irresistibile dell’attore, che collabora al successo e al completamento di un talento innegabile.