Twilight of the Gods: recensione della serie animata di Zack Snyder

Twilight of the Gods porta sullo schermo gli dei norreni, ma lo fa con poco spirito e ricerca.

Zack Snyder è noto per la sua capacità, consapevole o innata, di dividere il pubblico. Alcuni lo considerano un maestro dell’azione epica e della stilizzazione visiva, mentre altri lo vedono come un regista che tende ad eccedere, sacrificando sostanza per spettacolarità. Twilight of the Gods, il suo ultimo progetto animato per Netflix basato sulla mitologia norrena, non fa eccezione: promette grandi emozioni e battaglie divine, ma finisce per perdersi in un mare di confusione e momenti prevedibili.

Twilight of the Gods, un’occasione sprecata (ma coinvolgente)

Twilight of the Goda recensione cinematographe.it

L’intreccio di Twilight of the Gods ruota attorno a Sigrid, una fiera guerriera mezza gigante, il cui matrimonio con Leif, re dei Völsung, viene brutalmente interrotto da un’improvvisa apparizione di Thor.
Il dio del tuono, sospettando che suo fratello Loki si nasconda tra i presenti, esige che il villaggio lo consegni. Quando i villaggianti si rifiutano, Thor, in un eccesso di furia, stermina quasi tutti. Sigrid e Leif sopravvivono, ma la giovane giura vendetta, promettendo che il suo sarà l’ultimo volto che Thor vedrà prima di morire.

Con queste premesse, ci si aspetterebbe un’avventura epica e ben costruita, ma Twilight of the Gods ricorre a troppi elementi già visti. Se avete mai guardato Il Trono di Spade, la sensazione di déjà vu sarà inevitabile: ci sono tradimenti, violenza gratuita, e un uso forzato di nudità femminile che sembra mirato a catturare un pubblico più giovane piuttosto che dare profondità ai personaggi o alla trama.

La serie soffre anche sul fronte visivo. L’animazione appare obsoleta, con una tavolozza di colori spenti e animazioni che sembrano provenire da una serie di dieci anni fa. Questo sarebbe meno problematico se la scrittura fosse all’altezza, ma purtroppo non è così. I dialoghi spesso sembrano solo riempitivi, e i personaggi secondari, sebbene ben doppiati da attori come Kristofer Hivju e Rahul Kohli, non riescono a suscitare empatia o interesse. Il loro ruolo è ridotto a semplici esecutori di una missione, senza la profondità necessaria per farci davvero preoccupare per il loro destino.

Uno dei pochi punti di forza della serie è proprio il cast di voci, con Paterson Joseph che spicca nel ruolo di Loki, portando un senso di mistero e malinconia che la sceneggiatura non riesce a rendere altrettanto bene. Tuttavia, questo talento viene sprecato in una narrazione che non sembra mai trovare un vero equilibrio.

Anche dal punto di vista musicale, la collaborazione di Hans Zimmer prometteva molto, ma i risultati sono deludenti. Le composizioni, generalmente potenti nei suoi precedenti lavori, qui passano in secondo piano, mescolandosi a bizzarri momenti di musica moderna che non fanno altro che disorientare ulteriormente lo spettatore.
Il connubio narrativo, stilistico e sonoro non è eccezionale, nonostante la serie riesca a intrattenere un pubblico giovane e non troppo esigente.

Twilight of the Gods: valutazione e conclusione

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Twilight of the Gods è un’occasione sprecata. Zack Snyder aveva tra le mani un materiale ricco e potente come la mitologia norrena, ma il risultato finale è una serie animata che manca di coerenza, emotività e un vero senso di novità. Se siete fan dell’estetica tipica di Snyder, forse troverete qualcosa da apprezzare. Altrimenti, questo “crepuscolo” non lascerà il segno.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.7