UFOs: recensione della serie TV
Un importante ingegnere spaziale, un razzo esploso, un caso da risolvere e un gruppo di ricerca UFO. Cosa potrà mai andare storto?
In arrivo sulle piattaforme italiane con un ritardo di circa due anni, UFOs è la commedia sci-fi di cui nessuno ha sentito parlare ma che merita di essere vista. Divertente e intrigante. Capace di catturare lo spettatore con un mistero sempre più complesso, una cinematografia curatissima e una scelta del cast più che azzeccata. Adatta sia a coloro che cercano una visione leggera da una commedia, sia per coloro ricercano una trama stratificata alla ricerca della soluzione. La serie prodotta da Canal+ e Montebel Production, è stata scritta e creata a quattro mani da Clémence Dargent e Martin Douaire con la direzione di Antony Cordier.
UFOs: la storia anni 70′ di un ingegnere alla ricerca di verità
Siamo nel 1978, il professor Mathure (Melvile Poupaud) è un ingegnere aerospaziale che lavora alla CNES, l’agenzia spaziale francese. Il giorno più importante della sua vita viene completamente rovinato quando il razzo da lui progettato, poco dopo il lancio, esplode a mezz’aria mandando così in fumo anni di ricerche e lavoro. Il direttore della CNES a seguito del fallimento lo costringe a prendere la direzione del GEPAN, l’agenzia di ricerca e studio dei fenomeni aerei non identificati (meglio conosciuti come UFO). Circondato da colleghi estroversi e con l’unica intenzione di tornare alle sue ricerche il prima possibile, lo scetticismo e razionalità del professore sono costretti a scontrarsi violentemente con fatti inspiegabili che si verificano in tutta la Francia, in particolare nell’incidente di Godrecourt. In aggiunta alla situazione già disastrosa in ambito lavorativo, Mathure deve risolvere le sue dispute familiari con la sua ex moglie Élise Conti (Géraldine Pailhas) e i suoi due figli con i quali non ha mai avuto un grande rapporto.
Fra depistaggi, buchi nell’acqua e fatti totalmente slegati alle vicende, Mathure tenta in tutti i modi di rimanere ben saldo ai suoi principi. Seppur i fatti spesso nebulosi tentino di dimostrare il contrario, il professore con la sua acidità e stoicismo si fa carico di chiudere tutti i casi in sospeso della CNES, così da potersi vedere affidato un nuovo progetto.
La fantascienza incontra la commedia e lo fa benissimo
Non se n’è parlato molto: una serie francese di due anni fa, due sole stagioni (con la seconda in arrivo nel mese di Gennaio), uscita su una piattaforma poco conosciuta dal grande pubblico e soprattutto non doppiata. C’è poco da dire, la serie funziona veramente. Già dalle prime scene è possibile notare la cura quasi maniacale dell’immagine, dei costumi e della scenografia. La regia è magistrale; unendo espedienti utili a ricostruire man mano che si svolgono i fatti il mistero a tempi comici quasi sempre azzeccati, la visione risulta leggera e molto immersiva. A fare da supporto alla regia, si trova la fotografia di Nicolas Gaurin che non sbaglia una scena o un inquadratura. Dai colori leggermente saturati, tendenti nella maggior parte delle scene a colori caldi, i frame di ogni scena sono paesaggi contemporanei in chiave anni 70′. Fantastici. L’uso non sempre convenzionale della macchina da presa è di grande pregio, alternando piani perfettamente studiati a veloci zoom, piani inclinati e tagli al limite delle “regole”. Non si sente in alcun caso la mancanza del doppiaggio, grazie ad una scrittura brillante unita ad interpretazioni piuttosto meritevoli, anche se i sottotitoli della piattaforma non sono i più leggibili in circolazione. I 12 episodi si lasciano assaporare uno dopo l’altro, complice un protagonista ben caratterizzato con annessi personaggi secondari, anche se non sempre le sottotrame si presentino particolarmente originali. Anche la colonna sonora, per la maggior parte firmata Thylacine, con i suoi temi retrowave e synthwave attraverso la soundtrack, riesce a coniugare perfettamente l’ambiente, e le sue trasformazioni all’interno di esso, con la regia, la fotografia e la scenografia.
La forza di questa commedia sta proprio nel suo equilibrio fra comicità e realismo, senza risultare mai troppo irriverente o portando battute estreme. Il lato comico di UFOs funziona proprio perché lo stesso incappa continuamente contro il protagonista razionale e stacanovista, e anche piuttosto egoista, che con la sua temperanza permette di far emergere anche la comicità più sobria, facendo quasi da ossimoro ad essa. Ciò che i creatori della serie pare vogliano dire, è che i veri alieni siamo noi esseri umani. Pieni di sfaccettature, “stranezze” e abitudini, i personaggi della serie riescono in ogni caso ad alienarsi dal luogo in cui si trovano, come ad esempio la sede del CNES, facendo affiorare quegli elementi divertenti e quasi fuori di testa che portano gli spettatori infine a ridere e sorridere. Non c’è da aspettarsi ovviamente una serie senza qualche difetto di scrittura e rallentamenti non proprio dovuti all’interno della storia, ma è vero anche che questi momenti non sono la norma e soprattutto non rovinano eccessivamente l’esperienza.
Il professor Mathure l’alieno fra gli uomini
Il protagonista interpretato da Melvile Poupaud, è forse uno dei punti chiave di questa serie. Non si parla di un eroe e nemmeno, a prima vista, di un personaggio positivo. Il suo impiego principale è e rimane il suo sogno. Tutto il resto semplicemente non esiste. È possibile vedere scene in cui Mathure sbuffa, non parla ai suoi colleghi o peggio risponde acidamente anche alla sua famiglia. Insomma lo spettatore non prova totalmente empatia nei suoi confronti, anzi molto spesso è proprio il contrario. La formula che è stata azzeccata in questa serie è proprio questa condizione, dove il protagonista testardo e fisso esclusivamente sui propri interessi, anche al di sopra della famiglia stessa, incontra personaggi che dal suo punto di vista sono anormali e troppo stravaganti, ma che in realtà vedono a loro volta il protagonista come tale. Il suo viaggio non sta solo nel chiudere i casi della GEPAN e tornare in fretta alle sue ricerche, ma soprattutto nel riconoscere che nello spettro delle possibilità esiste l’impossibilità. Il conflitto che infine anima il protagonista è proprio quello di dover perseguire la verità con rigore analitico, anche di fronte ai fenomeni apparentemente inspiegabili, e confrontarsi con la comunità scientifica che invece liquida molto facilmente le sue ricerche.
UFOs porta alla luce anche questioni piuttosto contemporanee, pur essendo ambientata alla fine degli anni 70′. Temi come lo scetticismo nei confronti della scienza, l’ecologia e sottotrame dedicate alla comunità LGBTQ+, vengono affrontate con la giusta cadenza, senza mai sfociare nell’ovvio o nel fuori contesto. Se proprio si volesse trovare il pelo nell’uovo, si potrebbero indicare le vicende della figlia di Mathure come quelle più deboli a livello di scrittura. In questo contesto infatti, le scelte non vengono particolarmente contestualizzate e, da un episodio all’altro, ci si trova a cercare di comprendere a tentoni dove voglia andare a parare la storia. Fortunatamente si parla di sottotrame secondarie, che influiscono relativamente nella storia. Anche il giornalismo aggressivo, con cui Mathure è costretto a confrontarsi, viene condotto con una buona scrittura. Complice probabilmente il fatto, che esso invece ha un importante ruolo nei fatti principali. I titoli sensazionalistici e le parole traviate del professore scatenano eventi a catena pericolosissimi per la sua carriera e per lo svolgimento della trama, rimandando significativamente a situazioni oggi visibili ogni giorno.