Un’estate fa: recensione della serie TV Sky Original
Con Lino Guanciale, Claudia Pandolfi e Filippo Scotti, Un'Estate Fa è insieme thriller e romanticismo, un pizzico di mistero e leggerezza. Sullo sfondo dell'estate del 1990, otto episodi a partire dal 6 ottobre 2023
E se il mantra, per tanta serialità contemporanea, è giocare al mix di generi, Un’Estate Fa partecipa alla competizione con una proposta forte e insolita in certe sue angolazioni. Thriller transgenerazionale infuso di romanticismo, leggerezza e malinconia; un frullato di cultura pop e mistero, quel che si definisce un immaginario denso. La serie Sky Original arriva in tv il 6 ottobre 2023, anche in streaming su NOW. Diretta da Marta Savina e Davide Marengo, creata da Massimo Alberico e Massimo Bacchini. Scritta da Valerio Cilio, Federico Favot, Michele Alberico e Massimo Bacchini. Due episodi a settimana (otto in totale) per un viaggio nel tempo anomalo persino per lo standard. Sia, perché a spostarsi è solo la coscienza, non il corpo e questo squilibrio ha un rilevante effetto drammatico.
Sia, perché il viaggio è costruito su un sottile equilibrio di opposti, leggerezza e dolore. Celebrazione colorata e divertita della cultura pop di un passato idealizzato e, in fondo, non troppo lontano: Italia ’90, Totò Schillaci, le videocassette. Ma anche mistero, perdita, morte. La frase di lancio, per quel periodo lì, era “Chi ha ucciso Laura Palmer?”. Ora, con le dovute proporzioni e senza esasperare i toni, Un’Estate Fa strizza palesemente l’occhio al modello.
Con Lino Guanciale, Claudia Pandolfi ma non solo: l’abbondanza del cast è la logica conseguenza di un racconto sviluppato su due linee temporali differenti, ragione per cui buona parte dei personaggi è portata avanti da una coppia di interpreti. Non Antonia Fotaras, lei viaggia da sola. Arianna, la sua Arianna, scompare misteriosamente ed è proprio questa sparizione la miccia che accende la storia. La frase di lancio: chi ha ucciso Arianna?
Un’Estate Fa: storia di un mistero e di un’estate italiana
Improprio parlare di passato e presente; Un’Estate Fa è piuttosto storia di due presenti, riconducibili a linee temporali differenti. Il primo è il giugno del 1990, l’estate dei Mondiali italiani. Le premesse per un’estate trionfale estate ci sono tutte, Arianna (Antonia Fotaras) e i suoi amici ancora non sanno che il finale tradirà le attese. La ragazza scompare dal campeggio in riva al mare proprio in quei giorni e per circa trent’anni la sua sparizione rimane avvolta nel mistero. Quando il corpo viene ritrovato, nel secondo presente della storia, gli anni ’20 del XXI secolo, il nostro presente, l’ispettore Zancan (Paolo Pierobon) e il suo braccio destro, Gori (Alessio Praticò), propendono per la morte violenta, l’omicidio. Il principale sospettato è il protagonista di Un’Estate Fa, Elio.
Elio è interpretato nei giorni nostri da Lino Guanciale, nel 1990 da Filippo Scotti. È un cinquantenne di un certo successo, ha una moglie (Nicole Grimaudo), una figlia (Ginevra Francesconi) e quella che si definirebbe una vita perfetta. Non è così, ovviamente. Elio è tormentato dai fantasmi del passato: non ricorda nulla di quell’estate e soffre di emicranie. Al funerale, viene sbrigativamente allontanato dalla madre di Arianna. Tutti lo credono colpevole. Le sue non sono emicranie qualunque: senza capire perché e come, Elio le usa per viaggiare nel tempo. Ritorna, con la coscienza, che il corpo è quello del sé adolescente, all’estate del 1990. La più importante e bella della sua vita, a dispetto del finale. Ritorna per capire cosa sia successo ad Arianna, di cui era molto innamorato. Per vedere se riesce a salvarla.
Elio è la mente di un adulto nel corpo di un ragazzo. Non è in sincronia con il mondo che lo circonda, d’altronde come potrebbe? Ma lo squilibrio porta un vantaggio: sapere le cose in anticipo permette di notare particolari che, a un occhio distratto, non direbbero nulla. La risposta al mistero deve per forza nascondersi intorno ad Arianna. C’è Costanza (Martina Gatti 1990, poi Claudia Pandolfi), innamorata senza troppe speranze di Elio. Lauretta (Sofia Iacuitto, poi Anna Ferzetti) la migliore amica di Arianna. E poi Carlo (Tobia De Angelis, poi Alessio Piazza), che al campeggio inseguiva timidissimo le ragazze e nel presente/futuro è sacerdote. Adriano (Luca Vannuccini, poi Massimo De Santis), con Elio e Carlo il terzo spigolo di un trio di amici all’apparenza inossidabile. L’attenzione del protagonista, nel 1990, si concentra soprattutto su Filippo (Francesco Della Torre, poi Giovanni De Giorgio), l’aggressivo fidanzato di Arianna. È il suo sospettato numero uno. Ma sono solo supposizioni. Per andare a fondo del mistero Elio dovrà preoccuparsi meno degli indizi e scavare nel cuore delle persone. Il suo, prima di tutto.
Thiller e romanticismo, passato e presente, leggerezza e malinconia
Due episodi, la recensione dei primi due episodi di Un’Estate Fa. Bisognerà farseli bastare per ragionare di un interessante ibrido di registri stilistici e atmosfere. Ne mancano sei per perfezionare il quadro, qualunque giudizio affrettato, in questo frangente, si espone al rischio di una smentita frettolosa. Ma vale la pena tentare, perché cose interessanti ce ne sono. La ricerca ostinata di un equilibrio tra opposti che si attraggono è un proposito coltivato dal team creativo al limite dell’ossessione: è un bene. Thriller e romanticismo, romanzo di formazione e impietosa analisi esistenziale, amore e morte, passato e presente; meglio, passato che si fa di nuovo presente. Molto dipenderà dallo spettatore, da quanto gli riuscirà di mantenere lo stesso livello d’attenzione per i due versanti della storia, l’indagine e la riesumazione pop di un periodo e i suoi feticci.
C’è tanto, non tutto magari, ma tanto: Totò Schillaci, le cassette, i vhs, il biliardino, le difficoltà di relazione di un mondo più lento, pre-smartphone. La musica, soprattutto. Un’Estate Fa è un compendio di hit e classiconi di un decennio che muore, gli anni ’80. E di uno che nasce, i ’90. Depeche Mode e a-Ha, Frankie Goes to Hollywood, oltre all’anacronismo deliberato, la cover di “Un’Estate Fa” di Franco Califano cantata per la serie da Francesca Michielin. La nostalgia, l’idealizzazione di un’epoca e della sua iconografia pop è un consolidato stratagemma narrativo. Un’Estate Fa cerca di deviare dallo stereotipo inseguendo l’anomala combinazione di thriller, racconto di formazione e ping pong tra le generazioni. Viene fuori un racconto sospeso tra malinconia e leggerezza. Non ce ne sono poi tante, in giro, di storie così.
Il thriller ha più mordente; vale per i primi due episodi, poi si punterà a un maggior equilibrio tra mistero e leggerezza. Un forte senso di perdita attraversa il racconto ed è molto difficile staccarsene. Riposa nello stupore venato di malinconia dello sguardo di Antonia Fotaras, nell’ossessiva ricerca della verità di Elio “sdoppiato”, Lino Guanciale e Filippo Scotti. Ossessiva, appassionata ricerca della verità, anche un po’ morbosa. Forse ha ragione Costanza/ Claudia Pandolfi, quando invita Elio ad accettare la verità del tempo e a lasciar andare Arianna una volta per tutte. Di questo parla, Un’Estate Fa: dello scarto tra la vita come la vediamo e la vita com’è, tra una certa idea del passato e le sue impietose verità. Fa la cronaca di un’età irripetibile, dell’ora magica, avvolgendola di toni e colori pop. Convince soprattutto il racconto dell’innocenza spezzata, il fantasma della perdita e del mistero che incombe sui protagonisti e colora di cupe sfumature quel senso di nostalgia così centrale nell’architettura tematica della serie.
Un’Estate Fa: valutazione e conclusione
Un’Estate Fa è viaggio nel tempo, racconto di formazione, mistero e celebrazione di un’epoca. Al guado dei primi due episodi, l’amo della rievocazione della cultura pop del periodo, sa di già visto. Funziona meglio, al netto di qualche eccesso didascalico, il versante mistery, sia dal punto di vista del meccanismo narrativo giallo, sia, soprattutto, dal punto di vista “atmosferico”. La nostalgia di Un’Estate Fa ha sufficiente magnetismo per attirare nel suo labirinto lo spettatore e costringerlo a domandarsi: e ora? Interessante l’idea dei personaggi “sdoppiati”, portati avanti da una coppia di interpreti per approfondirne similitudini e divergenze. Funziona soprattutto il tandem Lino Guanciale e Filippo Scotti.