Una spia tra noi: recensione dei primi episodi della serie su Sky
Una spia tra noi è una serie che richiede concentrazione!
Una storia complessa di amicizia, spionaggio e patria, racconta tutto questo Una spia tra noi – Un amico leale fedele al nemico, miniserie composta da 6 episodi, creata dal produttore e sceneggiatore di Homeland – Caccia alla Spia, Alex Cary, dal 17 luglio 2023 su Sky Atlantic e NOW con due nuovi episodi (disponibili anche on demand) ogni lunedì in onda in prima serata. Lo show è liberamente ispirato al libro di Ben Macintyre A Spy among Friends: Kim Philby and the Great Betrayal e quindi alla storia di Nicholas Elliott e Kim Philby, interpretati rispettivamente da Damian Lewis (Homeland – Caccia alla spia, Billions) e Guy Pearce (Memento, Omicidio a Easttown, Domino). Al centro c’è l’amicizia tra Elliott (Lewis), ufficiale dell’intelligence per l’MI6, e il suo caro amico e collega Kim Philby (Pearce) che, nel 1963, decide di disertare in Russia, dopo aver lavorato segretamente per il KGB. Il loro rapporto diventa lente d’ingrandimento attraverso cui viene narrato un episodio che influenza ancora oggi i rapporti tra la Russia e l’America. La fuga di Philby condiziona il lavoro dell’intelligence e gli equilibri degli anni della Guerra Fredda. Elliott sta indagando sui tradimenti di Philby, ma l’MI5 sta indagando su tutti loro.
Una spia tra noi: una storia vera tra umanità e politica
Una storia vera, potente, che mette in campo tutto l’umano e il politico. Da una parte la spia inglese Kim Philby che lavora nascostamente anche per il KGB, dall’altra il suo migliore amico e collega, Nicholas Elliott che scopre il tradimento. Due uomini uniti che hanno lavorato insieme e condiviso molto, al di là del ruolo e anche da sodali. Come fare a sopportare una cosa del genere? Come fare a non sentirsi colpiti non solo in quanto inglese ma anche in quanto uomo proprio da chi credevi compagno nella lotta?
Elliott: “Lo conobbi nel 1940 nel mio club”
Quella dei due agenti è una storia di duplicità e di tradimento. Il comportamento di Kim ha avuto conseguenze devastanti non solo sulla sua amicizia con Nicholas ma sugli equilibri politici e sociali, e ha così danneggiato gravemente anche l’intelligence britannica e quella americana.
Elliott: “Quando ho compreso l’entità del suo tradimento, ho capito che la nostra amicizia negli anni aveva portato alla morte di centinaia, forse migliaia di persone per mano dei sovietici. Provi a immaginare, se può, per un attimo, come ci si sente e mi dia una ragione per cui avrei dovuto lasciarlo andare”
I temi che Una spia tra noi porta, sono lealtà e fiducia, “personaggi” contrari all’altro grande argomento della serie, il tradimento verso un paese ma anche, e, in un certo qual modo, soprattutto, verso un amico. A poco a poco emergono le fasi che hanno portato alla rivelazione dolorosa e quindi ai fatidici quattro giorni a Beirut – durante i quali l’uno doveva far confessare all’altro la verità – che sembrano aver cambiato tutto.
Una spia tra noi: tra tradimento e amicizia
Elliott: “Che pena..”
Philby: “Già”
Elliott: “Mi fai tu”
Quanto puoi scusare un amico? Per cosa? Elliott è duro, freddo, non retrocede di un passo. Quando il segreto, tenuto nascosto da Philby, emerge, sia lo spettatore che l’agente MI5 Lily Thomas che interroga l’uomo vengono a conoscenza di una realtà difficile da accettare. Scopriamo tutto insieme ma nessuno crede fino in fondo a ciò che sente, il dubbio è lecito: magari stanno mentendo, forse consci di poter essere intercettati i due si erano organizzati. Thomas ne è certa, quello che ha nelle orecchie è un dialogo tra due spie. Devono capire cosa si sono detti nelle ore non registrate: Elliott è troppo legato alla sua vita, cioè la sua carriera, dice questo apertamente l’agente.
Elliott: “Tradimento, ecco di cosa ti sto accusando”
Quanto Elliott e Kim sono insieme si è in balia di un’amicizia meravigliosa o di un tradimento faticoso da sopportare. Lewis e Pearce sono perfetti nell’incarnare due uomini in gabbia. Da una parte il primo dà corpo ad uno che porta con sé il dolore di un amico uno ligio al dovere – ma quanto -, spezzato e confuso perché gli sta crollando addosso tutto il sistema di credenze, dall’altra parte il secondo porta in scena il carisma di Philby sia che si tratti di una canzone o di un ballo del West End, ma anche di affrontare le conseguenze del suo smascheramento.
Arriva un punto cruciale dopo il quale nulla sarà più lo stesso. Elliott deve seguire l’amico non per questioni di lavoro ma per motivi personali – situazione che diventa metafora del Tradimento verso la Patria -, il vaso di Pandora si scoperchia. Lo spionaggio, il seguire erano parte integrante della vita di Elliott, come dice lui stesso lo spionaggio è “diventato parte di noi” per il loro mestiere, per il periodo storico in cui stanno vivendo.
Una spia tra noi: una storia di parole e di silenzi, raffinata ed elegante
“Lo considera ancora un amico? Cosa prova per lui?”
La domanda non è diretta a Elliot riguardo la sua relazione con Philby, eppure può essere rivolta proprio a lui. Non ci si deve fidare di nessuno, mai, nemmeno di un amico, questo ci insegna qualunque spy story che si rispetti. Elliott viene mostrato scosso, turbato, costretto a ripercorrere, interrogato da Lily Thomas, gli anni trascorsi assieme all’amico/spia Kim. La donna pungola, alza le zolle come se la memoria e i ricordi fossero un terreno da smuovere per trovare la verità, ma quanto dolore c’è dietro.
“Perché Philby lavorava per i russi?”
Elliott: “Lo spionaggio qualche volta può essere inebriante, se il brivido di ingannare il nemico è sufficiente per la maggior parte di noi, non lo è per Philby. Il doppio gioco con gli amici, le menzogne e i colleghi spie deve essere stato….”
Elliott deve dimostrare di non essere suo complice, di non averlo lasciato andare, di non aver fondato il loro rapporto su un bieco e silenzioso do ut des, l’uomo continua a difendersi, a dire che non l’ha mai aiutato, voltato le spalle dall’altra parte fingendo di non vedere.
Una spia tra noi è una serie fatta di silenzi, mutismi, parole dette (e dubbi sulla veridicità di queste ultime) e di ricordi riportati a galla, è una miniserie di incontri, di relazioni analizzate, guardate bene da tutte le angolazioni. La sensazione è quella di essere messi alla prova e alla berlina, di essere posti sul banco degli imputati, e di essere anche dall’altra parte. Lo spettatore viene condotto tra i due personaggi, nel loro rapporto, ma si partecipa all’interrogatorio di Eliott, in un gioco tra passato e presente, tra dubbi e certezze. Il montaggio di dialoghi e interrogatori è difficile a tratti, bisogna entrare in un gorgo oscuro e fosco per immergersi in un tempo e in un mondo lontano.
Una spia tra noi: conclusioni e valutazioni
Una spia tra noi non è una serie che si può guardare facendo altro, non è uno show in cui ci si può perdere nei pensieri, ci si deve solo concentrare lì, tra le pieghe di un dramma complesso e profondo, umano e storico/politico. Alex Cary è perfetto, lui è un conoscitore del genere ed è capace di mettere al centro della scena e sviscerare una storia di amicizia e di Storia, Politica. Ad avere la parte del leone è la parola, pura e semplice, mezzo espressivo e strumento narrativo importante, la struttura della serie è fatta proprio per utilizzare nel miglior modo possibile essa.
Si tratta di una lenta ma inesorabile guerra di posizione, una partita a scacchi chirurgica, un dialogo potentissimo sempre più oscuro e doloroso. Una spia tra noi è una serie elegante e raffinata per cui bisogna essere pronti, come elegante e raffinata è la recitazione dei suoi protagonisti, Pearce e Lewis.