Una storia chiamata Gomorra – La serie: recensione della docu-serie Sky
Un documentario in quattro puntate per celebrare la serie cult Sky Original prima della quinta e ultima stagione in onda dal 19 novembre. Attenzione: l’articolo contiene spoiler su Gomorra – La serie.
È cominciato tutto da una vespa sulla quale un giovane Roberto Saviano attraversava Napoli durante la faida di Scampia da un luogo di un agguato ad un altro, cominciando a raccontare quello che vedeva: da quel momento sono passati molti anni, un libro d’inchiesta diventato best seller, uno spettacolo teatrale, un film premiato a Cannes e poi una serie diventata cult: Un storia chiamata Gomorra – La serie, documentario in 4 puntate in onda dal 24 ottobre 2021 su Sky Atlantic e in streaming su NOW, racconta le origini di un prodotto che ha cambiato la serialità italiana, acclamato in tutto il mondo che quest’anno giunge al capitolo finale disponibile dal 19 novembre 2021.
Una storia chiamata Gomorra – La serie – Un successo inaspettato
Diretto da Marco Pianigiani, scritto da Federico Chiarini e Alessia Colombo e prodotto da Brandon Box per Cattleya in collaborazione con Sky e con Beta Film, il documentario celebra Gomorra – La serie attraverso le testimonianze, i ricordi e le riflessioni dei suoi protagonisti (Salvatore Esposito, Marco D’Amore, Maria Pia Calzone, Fortunato Cerlino, Loris De Luna, Cristina Donadio, Ivana Lotito, Arturo Muselli), dei registi (Stefano Sollima, Francesca Comencini, Claudio Cupellini e lo stesso Marco D’Amore), degli sceneggiatori (Stefano Bises, Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli), dei produttori (Riccardo Tozzi di Cattleya, Nils Hartmann di Sky Italia, Gina Gardini), dell’ideatore Saviano, di tutti coloro che hanno reso possibile un successo inaspettato, un prodotto che era un rischio per tutti, una scommessa vinta. Vinta perché si è andati oltre la finzione e si è scelto di raccontare la realtà nuda e cruda delle guerre di camorra come nessuna serie aveva fatto fino a quel momento. In napoletano stretto, anzi nel dialetto di Scampia, con protagonisti attori sconosciuti, mostrando senza filtri la violenza indicibile dei camorristi, un universo dove esistono solo i “cattivi”, degli antieroi, dove non c’è legge se non quella dei criminali, dove non c’è speranza, né pietà, e la morte è sempre dietro l’angolo. Anche quella dei protagonisti assoluti dimostrando in questo modo una propria identità: come quella di Donna Imma, personaggio cardine e molto amato dal pubblico, alla fine della prima stagione: “È un momento in cui decidiamo di fare quasi una dichiarazione di intenti – spiega nella docu-serie Stefano Sollima, regista delle prime stagioni – la morte di un personaggio chiave del racconto in una qualsiasi altra serie probabilmente sarebbe stato rimandato, noi abbiamo deciso di usarlo perché era una sorta di manifesto identitario, era come noi vedevamo Gomorra, oltre a essere un elemento di realismo”. Da lì altre morti “scioccanti” per i fan della serie: da Don Pietro Savastano a Salvatore Conte, da Scianel a quella poi smentita dal film spin-off L’Immortale di Marco D’amore, di Ciro Di Marzio.
Una storia chiamata Gomorra – La serie – Curiosità e aneddoti di un fenomeno di costume
Come in ogni speciale che si rispetti non mancano le curiosità e gli aneddoti che sicuramente gli appassionati di Gomorra apprezzeranno molto: come il fatto che a morire alla fine della prima stagione doveva essere Genny Savastano, uno dei personaggi simbolo della serie, così iconico che l’attore Salvatore Esposito che lo interpreta viene riconosciuto e fermato per strada anche all’estero. È proprio un’intuizione fortunata della produttrice Gina Gardini a “risparmiarlo”: “Avendo letto tutto il materiale per me Genny Savastano aveva un percorso che non si esauriva nella prima stagione, sentivo che Genny aveva mille vite ancora da esplorare”. Tante vite da vivere insieme al suo amico/nemico Ciro Di Marzio, due personaggi, insieme ad altri, entrati nell’immaginario collettivo, con le loro frasi divenute parte del nostro linguaggio (“Sta’ senza pensier”, “Ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost'”, L’omm che po’ fa’ a men ‘e tutt cos’ nun ten paur ‘e nient”), divenuti oggetto di esilaranti parodie, come quella dei The Jackal con Gli effetti di Gomorra sulla gente, ma anche di critiche perché accusati di essere un modello sbagliato per i giovani.
Gomorra 5: trailer e data d’uscita della stagione finale
Ma il successo della serie è stato inarrestabile grazie a un racconto epico, “shakespeariano”, che non ha mai risparmiato colpi di scena, a un iperrealismo spiazzante attraverso una drammaturgia e una messa in scena che hanno posto Gomorra – La serie al fianco di grandi prodotti internazionali, ad antieroi scritti con grande maestria, così veri da entrare nel cuore del pubblico nonostante rappresentino il male assoluto. Una storia che sta per giungere alla fine e questo documentario è un bellissimo regalo per gli appassionati che presto dovranno dire addio ai protagonisti. Per Marco D’Amore, però, non è un triste addio: “Sono felice di dire addio, perché quando dici ciao ad una cosa è perché l’hai vissuta.”