Undercover: recensione della serie TV Netflix

Undercover è una serie prodotta tra Belgio e Paesi Bassi e distribuita a livello globale dalla piattaforma streaming Netflix. Lo showrunner della serie è Nico Moolenaar.

Il modello Breaking Bad ha sicuramente fatto scuola e negli ultimi anni è diventato un’ispirazione per altre serie televisive. L’idea di base, ispirata al telefilm con Bryan Cranston, è quella di creare storie basate sui personaggi, e non su narrazioni all’interno delle quali essi hanno il compito di essere semplicemente dei risolutori di snodi della sceneggiatura. Basando le storie sui personaggi lo sviluppo della trama diventa coinvolgente, e lo spettatore si sentirà maggiormente colpito dalle sorti dei protagonisti. Questo tipo di lezione è stata recepita alla perfezione dagli autori di Undercover.

A fungere da sceneggiatore e showrunner è stato Nico Moolenaar, mentre i due registi che si alternano sugli episodi sono Eshref Reybrouck e Frank Devos. Undercover è una produzione belga che si è sviluppata anche nei Paesi Bassi. E, così come in Breaking Bad, al centro della storia c’è ancora una volta il traffico di droga.

Undercover: il Breaking Bad dei Paesi Bassi

Undercover, Cinematographe.it

Al centro di Undercover c’è Ferry Bauman, uno dei più grandi produttori di ecstasy a livello mondiale, che vive tra Paesi Bassi e Belgio. A cercare d’incastrare Bauman, con l’obiettivo di smascherare i suoi traffici, ci saranno due agenti sotto copertura, interpretati da Anna Drijver e Tom Waes, i quali fingeranno di essere una coppia di fidanzati. Prendendo in affitto un alloggio all’interno del camping dove solitamente risiede Bauman assieme alla compagna, la coppia di agenti sotto copertura dovrà instaurare un rapporto di amicizia con il produttore di ecstasy, e cercare di carpire più informazioni possibili per metterlo in trappola. Ma l’operazione si rivelerà tutt’altro che semplice.

Undercover: ecco il trailer ufficiale della serie belga di Netflix

La storia di Undercover prende ispirazione da una vicenda realmente accaduta. Il tutto fa pensare, oltre che a Breaking Bad, anche alla serie tv The Americans, incentrata sulla vita di due spie russe che vivono negli Stati Uniti. Le vicende che s’intrecceranno con i personaggi interpretati da Anna Drijver e Tom Waes sono infatti simili a quelle con cui hanno a che fare Elizabeth e Philiph Jennings nell’America degli Anni Ottanta. L’obiettivo è sempre quello di agire sotto copertura in mezzo a grandi rischi e a stretto contatto con il nemico. E a volte, in questi casi, la barriera tra buoni e cattivi diventa molto labile.

Undercover è un thriller poliziesco che sicuramente non sconvolge e non innova il genere, ma ne segue con attenzione gli insegnamenti, tirando fuori un prodotto di livello, che dà ulteriormente merito alle produzioni televisive nord europee. Netflix ha proposto l’anno scorso un’altra serie nord europea, di tutt’altro genere, Dark (che a giugno ritornerà sulla piattaforma con la sua seconda stagione). Si trattava di una serie fantascientifica molto cupa prodotta in Germania. Forse, se il telefilm fosse stato prodotto e ambientato negli Stati Uniti avrebbe riscosso maggior attenzione a livello popolare, ma, nonostante tutto, è riuscito a contraddistinguersi come una delle migliori produzioni di Netflix dello scorso anno.

E Undercover riesce anch’essa non sfigurare, mettendo in luce un’ottima produzione e un cast ben amalgamato.

Undercover: quando I Soprano incontrano The Americans

Undercover, Cinematographe.it

Il personaggio di Ferry Bauman è interpretato da Frank Lammers, un attore che ha il fisico ideale per impersonare un abitante dei Paesi Bassi dai tratti italiani. Perché le origini del personaggio non si smentiscono, e anche la gang a cui si affianca Bauman sembra a tutti gli effetti simile a una tipica famiglia italo-straniera. Lammers interpreta un personaggio senza scrupoli, ma che allo stesso tempo si dimostra un amorevole amante della sua compagna, e una persona che a tratti riesce anche a risultare simpatica.

I due attori protagonisti Anna Drijver e Tom Waes, sono invece poliziotti sotto copertura che fuori dal lavoro vivono di tormenti, e che invece si trovano perfettamente a proprio agio quando agiscono sotto altre identità. In particolare il personaggio di Tom Waes riesce sempre con più difficoltà a far convivere il ruolo di marito e padre di famiglia, con quello del poliziotto sotto copertura.

Undercover mischia l’attenzione  per i personaggi di Breaking Bad con il canovaccio di base di The Americans: il risultato è un’ottima serie televisiva

La regia di Eshref Reybrouck e Frank Devos risulta incalzante, e valorizza la trama sviluppata dallo showrunner Nico Moolenaar. Si tratta di due tipi di regie classiche, che non si perdono in particolari estetismi. Piuttosto tendono a seguire l’azione e a soffermarsi sui personaggi, sulle espressioni e sulle emozioni dei singoli character, perché, così come sottolineato in precedenza, Undercover mette al centro i personaggi più che la storia.

Netflix ha proposto l’ennesimo prodotto di qualità, caratterizzato da una produzione europea che non fa invidiare il modello americano. La lezione dei grandi telefilm statunitensi (e non solo) è stata perfettamente assorbita dal Vecchio Continente, che grazie alla piattaforma streaming è oggi in grado di sviluppare serie di qualità, facendole apprezzare a livello globale.

Perché Netflix ha accesso un riflettore su realtà e produzioni che in passato non avrebbero ricevuto la meritata attenzione, perché poco valorizzate da un’adeguata distribuzione. Sotto questo punto di vista le piattaforme streaming stanno creando maggiore visibilità e meritocrazia. Perché c’è vita nelle produzioni seriali anche al di là degli Stati Uniti. E Undercover ne è l’ennesimo esempio. 

La serie è disponibile su Netflix dal 3 maggio.

Regia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4
Fotografia - 3.5

3.7

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