Unità 42: recensione della serie belga
Al centro della serie Unità 42 ci sono un gruppo di personaggi membri di una squadra anticrimine, specializzata nell'informatica, i quali tutti insieme daranno la caccia ai cyber-criminali che compiono omicidi in Belgio.
Il Belgio sta ultimamente sfornando produzioni di buon livello per Netflix e per il suo pubblico. Così, dopo la serie belga-olandese Undercover, arriva sulla piattaforma streaming Unità 42, un police procedural che mette al centro una squadra anticrimine specializzata nell’informatica.
Unità 42: un Police Procedural made in Belgio che intrattiene lo spettatore ma non riesce a coinvolgere totalmente a livello emotivo
Al centro della serie ci sono due personaggi: il poliziotto Samuel Leroy e la ex hacker Billie Webber. Il primo è un vedovo, padre di tre figli, che deve conciliare la difficile vita in famiglia con un importante compito professionale. La seconda è una giovane donna, esperta d’informatica, la quale ha vissuto dei traumi passati che spesso ritornano a galla. La squadra di lavoro è completata da Nassim, Bob e Alice. Tutti insieme daranno la caccia ai cyber-criminali che compiono omicidi e atti criminosi in Belgio.
L’aspetto particolare di Unità 42 è che ogni episodio cerca di analizzare una diversa tematica, spesso con argomenti di attualità messi al centro della storia. Come, ad esempio, nella seconda puntata intitolata La Fede e la Legge, nella quale viene proposta la tematica della radicalizzazione religiosa attraverso il web.
Unità 42 cerca infatti di conciliare l’intrattenimento con il dramma e la riflessione. I personaggi protagonisti della serie si muovono attorno a situazioni e temi a loro vicini, capaci di farli riflettere. Ad esempio, proprio nell’episodio La Fede e la Legge il membro della squadra Nassim rimarrà molto colpito dall’impatto che l’ISIS ha avuto su membri della sua comunità. Mentre l’episodio intitolato Avatar, con al centro l’omicidio di una hacker, farà riflettere il caposquadra Sam sulla propria situazione familiare.
Ogni episodio di Unità 42 ha quindi una stretta connessione con i protagonisti della serie, ma cerca di non trascurare l’intrattenimento. Si tratta infatti di un telefilm che si muove sul canovaccio dei police procedural, quel sottogenere del poliziesco che rende protagonisti i membri di una squadra investigativa. Il fatto che in questa serie gli elementi di base che alimentano le indagini siano il web e l’informatica, non fa altro che rendere Unità 42 strettamente figlio dei nostri tempi.
L’uso massiccio del web e dell’informatica per portare avanti le indagini, e le relative connessioni con i vari trasgressori della legge, non risultano essere forzati, e anzi offrono uno spaccato su certi modi di sfruttare il web e la tecnologia per commettere atti criminosi.
Unità 42: cast e regia intrattengono, ma non brillano
Certo, Unità 42 non brilla per originalità, e non sembra volersi muovere fuori dal tracciato del suo sottogenere (il police procedural appunto). E sotto questo punto di vista né le prove recitative dei singoli attori, né la regia stessa cercano di caratterizzarsi in maniera particolare. I due protagonisti, Patrick Ridremont e Constance Gay, sono ben calati nei loro rispettivi ruoli, ma non brillano in maniera assoluta. Ridremont, che interpreta un poliziotto vedovo e padre di famiglia, cerca di sfaccettare al meglio anche le parti più drammatiche del suo ruolo. Ma, vuoi anche il fatto che alcune scene e situazioni non siano state pianificate al meglio (la continua presenza della moglie defunta al suo fianco, ad esempio) ne depotenziano l’emotività.
Lo stesso vale per Constance Gay, il cui personaggio (l’ex hacker Billie Webber) si ritrova spesso a pensare a un amore passato che si è consumato in maniera tragica. Ma, nonostante l’attrice cerchi di fare del suo meglio per esaltare il dramma del personaggio, alcune scelte di regia (come i tanti flashback di lei con l’ex) non si rivelano affatto efficaci per coinvolgere emotivamente lo spettatore.
I creatori di Unità 42 Julie Bertrand, Annie Carels e Charlotte Joulia, riescono quindi a sviluppare una buona serie di genere, ma non sono altrettanto bravi nell’esaltarne il potenziale drammatico. Sicuramente si tratta di una serie che crea buon intrattenimento e che offre anche una buona prospettiva per il police procedural in chiave nord europea (genere che negli Stati Uniti è inflazionato). Ma, dall’altro lato, si tratta di una occasione mancata, perché molti spunti drammatici, che avrebbero arricchito ed esaltato emotivamente lo spettatore, non riescono a essere sviluppati in maniera efficace, e si perdono nel vuoto.
Nonostante ciò Unità 42 merita di essere promosso e consigliato per la visione. La serie è stata resa disponibile su Netflix dal 14 giugno.