Unsolved Mysteries: recensione della docuserie originale Netflix
Recensione del primo volume del reboot del programma televisivo statunitense di criminologia andato in onda dal 1987.
Dal primo luglio disponibile su Netflix il reboot di Unsolved Mysteries la docuserie true crime andata in onda negli Stati Uniti dal 1987 al 2010 prodotta dai creatori della serie originale Cosgrove/Meurer Productions e dai produttori di Stranger Things 21 Laps Entertainment.
Torna proprio nell’angosciante e doloroso 2020 l’iconica serie di crimini e vicende insolite e inquietanti mai risolte. Le prime sei puntate raccolgono storie che dagli Stati Uniti alla Francia hanno lasciato una scia di interrogativi negli investigatori e nei media e di sofferenza nei familiari delle vittime che ancora cercano un movente, un senso e un colpevole da assicurare finalmente alla giustizia. 5 storie su 6 trattano di omicidi irrisolti mentre la puntata Un UFO nella contea di Berkshire come suggerisce il titolo indaga su un presunto avvistamento alieno il 1 settembre 1969 da parte di diversi testimoni alcuni dei quali sostengono di essere stati anche rapiti dagli UFO per un tempo incalcolabile. D’altronde con i produttori della serie di fantascienza ormai cult Stranger Things nel progetto un episodio del genere non poteva mancare: infatti la vicenda ricorda vagamente il rapimento del povero Will Byers da parte di mostruose creature che lo tengono imprigionato nel “Sottosopra” per tutta la prima stagione della serie dei fratelli Duffer.
Vittime senza giustizia
UFO a parte Unsolved Mysteries racconta con dovizia di particolari, ricostruzioni accurate, testimonianze dei familiari, interviste a giornalisti, investigatori e testimoni le incredibili vicende di presunti omicidi. Come accade per Rey Rivera in Mistero sul tetto, un uomo felice, appagato, innamorato follemente della moglie sposata da poco che un giorno esce di corsa di casa e viene ritrovato una settimana dopo in una stanza abbandonata da tempo di un lussuoso hotel precipitato, non si sa come, da un tetto. Ufficialmente un suicidio ma la ricostruzione del caso, gli indizi raccolti dalla moglie, dai familiari, dai media e da alcuni agenti decisi a venire veramente a capo della tragica vicenda, suggeriscono altro. O come per Lena in Testimone scomparsa per la quale la fine peggiore sarebbe stata inferta proprio da chi più di altri al mondo doveva proteggerla: sua madre.
Capita anche che le spiegazioni iniziali degli inquirenti in mancanza di un cadavere risultino al limite del ridicolo come succede per Alonzo Brooks in Nessun passaggio fino a casa che dopo una festa, lontano un’ora dalla sua città, avrebbe deciso di fare un giro ubriaco e senza scarpe senza dare più notizie di sé a familiari e amici. Molti casi trattati in Unsolved Mysteries, infatti, oltre a raccontare delle storie terribili che cambiano per sempre le vite dei cari delle vittime che trascorrono il resto della loro esistenza a cercare una risposta – il coinvolgimento emotivo di ogni puntata è davvero alto – sono anche testimonianze dell’inettitudine e della superficialità di alcuni agenti e investigatori e delle tante falle del sistema giudiziario americano.
Riaccendere i riflettori su casi irrisolti
Crimini razziali, femminicidi per mano forse di un serial killer o del marito, come per Patrice in 13 minuti, amorevole madre scomparsa nel nulla mentre lavorava nel suo salone da parrucchiera, omicidi per soldi e stragi familiari come nello scioccante La casa degli orrori che racconta una vicenda accaduta a Nantes nel 2011 paragonabile solo a un film horror: Unsolved Mysteries presenta i suoi interrogativi con la classica formula delle docuserie crime con filmati d’archivio, fotografie delle vittime e dei luoghi dei delitti e non ha più uno speaker fisso come nelle vecchie stagioni presentate da Robert Stack e da Dennis Farina poi, ma la narrazione è portata avanti da una serie di intervistati. Le conclusioni di ogni episodio lasciano ovviamente per la natura stessa del programma grandi dubbi e interrogativi ma anche degli elementi con i quali il pubblico può nel suo piccolo farsi un’idea degli accadimenti. Alla fine di ogni episodio, inoltre, gli spettatori sono invitati, qualora siano a conoscenza di qualche informazione rilevante sulla storia appena trattata, di collegarsi al sito unsolved.com per dare il loro contributo alla risoluzione del caso come spesso è accaduto in passato dopo la messa in onda del programma, tanti infatti sono stati i misteri poi risolti.
Non solo, quindi, una nuova docuserie che conferma la capacità di Netflix di produrre documentari di alta qualità, ma anche un modo per gettare nuova luce concretamente in casi altrimenti dimenticati negli archivi della polizia. Nulla di innovativo dal punto di vista della costruzione e della narrazione delle puntate simili a molti programmi dello stesso genere ma Unsolved Mysteries è sicuramente una serie documentata in maniera puntuale e coinvolgente che appassionerà gli amanti del genere investigativo.