Vite in fuga: recensione finale della fiction Rai con Claudio Gioè e Anna Valle
Vite in fuga apre nuovi scenari verso una fiction sempre sul filo del mood generalista tipico di casa Rai Uno, ma capace di sorprendere senza troppe scosse anche un pubblico medio offrendo un prodotto di qualità.
I primi due episodi di Vite in fuga, la fiction Rai che ha ripreso il filone del family thriller e del romanzo di famiglia, genere da sempre caro a Rai Uno, nonostante qualche incertezza avevano senz’altro fatto respirare un’aria nuova. E in effetti il finale di questa mini serie di sei episodi ha confermato quanto di buono avevamo colto, e i passi verso cui la Rai si sta muovendo per svecchiare anche la fiction. Un thriller nel complesso ben fatto, di qualità, a cui non sarebbe giusto chiedere di più, ma che si spera lasci una scia per i prodotti del genere a venire.
Pur trattandosi di una mini serie, e ne vengono prodotte diverse dalla Rai che non riescono a lasciare il segno, siamo davanti comunque ad una fiction che lascia un segno positivo e che non cade nel dimenticatoio. Merito anche dell’aver saputo scegliere un cast ben variegato di attori cari alla fiction Rai, ma anche altrettanti dal cinema e da Netflix.
Vite in fuga: la trama del family thriller di Rai Uno
Claudio Caruana (Claudio Gioé) insieme alla moglie Silvia (Anna Valle), e i due figli Alessio (Tobia De Angelis) e Ilaria (Tecla Insolia) sono in fuga: dopo il fallimento del Banco San Mauro, dove lavora Claudio, e la morte del suo collega, la famiglia comprende di essere in pericolo e lascia Roma grazie all’aiuto di un Cosimo Casiraghi (Giorgio Colangeli), uomo che li aiuta a scappare e a cercare una nuova vita cambiando ciascuno le proprie identità.
Adattarsi ad una nuova vita, nascondere però le proprie vicende personali e familiari diventerà sempre più difficile: la nuova famiglia costituita a Ortisei si trova a incrociare altre vite, distruggerne altre inaspettatamente, e a far cadere spesso e volentieri un tratto di bugie che si è accumulato nel tempo.
Contemporaneamente l’ispettore Agnese Chiaravalle (Barbara Bobulova) alla notizia della morte dei Caruana, inscenata per permettergli di ricominciare lontano da tutto e tutti, non ci crede e si mette sulle loro tracce convinta che siano ancora vivi.
Vite in fuga: un thriller che si concentra più sul come che sul cosa
A guardare la trama in sé di Vite in fuga, ci rendiamo conto di essere davanti ad una storia non particolarmente innovativa ma ben articolata nella sua scansione: i sei episodi infatti riescono con successo a lanciare input e suspense allo spettatore, che senza annoiarsi o distogliere ripetutamente l’attenzione riesce a sentire quello che una serie ben fatta dovrebbe generare. La voglia di scoprire fino a che punto si arriverà.
La scelta di non seguire una linearità cronologica, di sciogliere tutti i dubbi, le domande e i buchi della vicenda Caruana nell’ultimo episodio, è una dinamica vincente. Una mossa che nella comfort zone della fiction classica non ci si sarebbe facilmente aspettati, e che oscura anche quegli elementi narrativi che possono sapere di già visto. Vite in fuga permette di fare un passo avanti importante: concentrarsi sul come, meno sul cosa.
Se non fossimo stati su Rai Uno probabilmente ci sarebbe stata qualche morte in più, ma è da sottolineare anche come sia venuta meno una netta divisione tra buoni e cattivi, tra vittime e carnefici.
Un cast che valorizza pienamente gli intenti della storia
Anche il cast merita attenzione: primo su tutti un Giorgio Colangeli che avrebbe potuto esprimere ancora di più il suo personaggio se ci fossero stati più di sei episodi, e che forse per la storia in sé non bastano a dare respiro a tutti i personaggi e ha costretto inevitabilmente a sacrificare proprio i cattivi.
Non passa inosservato neppure Alessandro Tedeschi, volto noto a chi ha visto Petra su Sky e Curon su Netflix, nei panni di un ipotetico spettatore/commissario che non riesce a credere alla vicenda che gli viene raccontata dalla moglie di Caruana. All’altezza dei ruoli anche Anna Valle e Claudio Gioè che riescono pienamente ad interpretare la tensione di amore/odio che si sviluppa in un crescendo fino alla fine, quando arriva una tregua. Da menzionare anche Barbara Bobulova, che interpreta il personaggio più riuscito, meglio scritto ed empatico della serie.
Un cast di attori quindi con alle spalle esperienze differenti e variegate che riesce ad amalgamarsi e alzare l’asticella, guidato da una sceneggiatura che non manca certo di difetti e che risente della durata ma che non prende tempo accumulando scene di servizio. La regia è senz’altro il tassello insieme al cast più riuscito di Vite in fuga, che ci permette di dire che finalmente, a partire dai titoli d’apertura, abbiamo visto qualcosa di nuovo su Rai Uno. Vite in fuga è attualmente disponibile su Rai Play.