We the People – Alla scoperta della democrazia americana: recensione della serie d’animazione Netflix
Serie d'animazione in dieci parti, producono Barack e Michelle Obama, animazione e musica per spiegare come funziona la democrazia americana. In uscita su Netflix dal 4 luglio 2021.
La lezione di educazione civica è più incisiva se si mettono in mezzo l’ex Presidente e l’ex First Lady. Deve essere stato questo il retropensiero delle menti dietro We the People – Alla scoperta della democrazia americana, la serie Netflix in dieci (brevi) parti benedetta da Barack e Michelle Obama. Con un mix di animazione, musica e buone intenzioni non sempre organizzate in maniera coerente, porta all’attenzione di un pubblico giovane elementi di democrazia e istituzioni americane. Meccanica di un paese e di un popolo. Per educare, illuminare, convincere. Disponibile su Netflix dal 4 luglio 2021.
We the People: dopo gli ultimi anni complicati la serie rispolvera l’America come la vede Obama
Qualcuno dovrà farsi coraggio e spiegare agli autori che quello di cui il mondo ha veramente bisogno è la serie come l’avrebbe pensata Donald Trump, in un certo senso il convitato di pietra di tutta l’operazione. We the People – Alla scoperta della democrazia americana arriva nell’estate del 2021, ma viene ideata e prodotta nello spazio di tre anni circa. La necessità di plasmare la coscienza civica delle giovani generazioni dovrebbe sempre porsi come priorità per una democrazia matura. Ma ci sono epoche, e presidenze, un po’ più uguali delle altre. Chris Nee, produttrice e sceneggiatrice televisiva per bambini, nel creare e sostenere questo progetto è ben conscia che questi non sono tempi normali. Da nessun punto di vista.
Non bisogna dimenticarsi di George Floyd, delle crisi migratorie, del collasso ambientale, della pandemia, di tante cose. In fondo, il 2021 è cominciato con un tizio vestito da bufalo alla testa di un gruppo di esagitati che hanno dato l’assalto al Congresso. Dal punto di vista concettuale la serie è la traslazione audiovisiva di alcuni cardini della filosofia politica e del retroterra ideologico dell’America di Obama. Non si parla delle istituzioni come sono, ma come dovrebbero essere in relazione al senso delle cose di un ex grande leader. Colorate, leggere, splendidamente inclusive e in sintonia con la cultura popolare e i gusti del target anagrafico di riferimento. Al limite di una certà superficialità. Come spesso capita, d’altronde, quando l’arte incontra le buone intenzioni.
We the People: di cosa parlano i vari episodi e quali artisti intervengono
Gli episodi sono dieci in tutto, si parla di diritti, poteri e possibilità. Questa una breve panoramica delle aree tematiche e dei relativi contributi musicali:
- Cittadinanza attiva – H.E.R.
- La carta dei diritti – Adam Lambert
- Tasse – Cordae
- I tre poteri – Lin-Manuel Miranda, Daveed Diggs, Brittany Howards e i compositori di “Frozen”
- Il primo emendamento – Brandi Carlile
- Il potere federale e statale – Kyle
- Immigrazione – Bebe Rexha
- I tribunali – Andra Day
- Noi, il popolo – Janelle Monáe
- Il miracolo del mattino – Amanda Gorman
We the People: ci sono episodi che funzionano, altri invece sono meno incisivi
Un’animazione fluida. Dalla tradizione al collage a estratti di vita vera. La sensibilità musicale intonata al presente con scrupolosa precisione: molto hip hop, molto R&b, sparute incursioni di pop/rock più tradizionale e addirittura un’eco della canzone di protesta nell’intervento di Brandi Carlile. Il lavoro è essenzialmente antologico e se è ben ponderata la scelta di Chris Nee di non fossilizzare l’immagine su un unico registro formale, per il resto la serie funziona per quanto ha da offrire ogni capitolo. We the People – Alla scoperta della democrazia americana è incostante per difetto di natura. Il totale manca di omogeneità.
Moto ondulatorio. Dalle vette di concisione del rapper Cordae, che in 4 minuti scarsi ci ricorda a cosa servono le tasse lanciandosi poi in un’analisi impietosa delle sperequazioni del budget pubblico, mescolando l’analisi sociale all’esperienza personale e la biografia alla riflessione storica, all’inconcludenza dell’intervento della collega Bebe Rexha. Che snocciola una serie di luoghi comuni su inclusività e accoglienza senza approfondire in nessun modo il senso dell’esperienza migratoria nella storia americana. Talvolta gli episodi si sovrappongono; Janelle Monáe cattura con un pezzo atmosferico frammenti di senso già messi in musica, con miglior esito, da H.E.R. nel suo bel pezzo sulla cittadinanza attiva. Lin-Manuel Miranda & Co spiegano bene il principio della separazione dei poteri, anche se la cornice musicale è un po’ ingombrante.
Forse il senso dell’operazione riposa nel contributo in versi della giovane poetessa Amanda Gorman, la ricorderete per la sua partecipazione all’inaugurazione del mandato del Presidente Joe Biden lo scorso 20 gennaio 2021. Un’ode alla resistenza, alla solidarietà e alla gentilezza dopo i tempi bui della pandemia. Mancano tante cose tuttavia a We the People – Alla scoperta della democrazia americana, per chiudere il cerchio. Scegliendo di mostrare le istituzioni per quello che potrebbero essere, piuttosto che per ciò che sono, la serie taglia fuori dal cono di luce tante asprezze, dal gun control alla politica migratoria al razzismo endemico, quasi avesse paura di misurare con precisione il solco che separa l’America immaginata dal paese reale.