Will Trent – stagione 2: recensione della serie TV Disney+
Tra indagini e colpi di scena, la seconda stagione di Will Trent vede il talentuoso detective affrontare nuovi casi complessi e sfide.
Ideata da Liz Heldens, Daniel T. Thomsen e Karin Slaughter e ispirata all’omonima saga di romanzi proprio di quest’ultima, Will Trent è una delle serie migliori attualmente in circolazione. In produzione dal 2023, la serie è un police procedural e crime drama alla sua seconda stagione, già rinnovato con entusiasmo per una terza stagione attesa per il 2025. Disponibile in Italia su Disney+, ci porta nel mondo del talentuoso agente speciale del Georgia Bureau of Investigation (GBI), Will Trent (Ramón Rodríguez). Al suo attivo, Will ha un elevatissimo numero di casi risolti (in special modo, di corruzione di diversi agenti del dipartimento di polizia che lo vedono come un traditore). Al suo fianco – tra gli altri – l’amica di infanzia Angie Polaski (Erika Christensen), detective dell’APD e la sua inseparabile cagnolina Betty, adottata alla morte della sua vicina di casa.
Will Trent: il rispetto della legge
Will ama da sempre lavorare da solo ma, un giorno, il capitano Amanda Wagner (Sonja Sohn) gli affianca l’agente Faith Mitchell (Iantha Richardson). Anche Faith non ha particolarmente in simpatia Will, perché ha “rovinato” la carriera di sua madre. Circondato da un clima d’odio, sin da subito appare chiaro quanto per il protagonista siano importanti l’onestà intellettuale e la legge, prima di tutto.
Cresciuto senza una famiglia e passato da una adottiva all’altra quando era piccolo, Will è sopravvissuto anche grazie all’aiuto di Angie, che conosce sin da ragazzino (anche lei ha un passato molto difficile). Grande amore della sua vita, Angie è partner sul lavoro del detective Michael Ormewood (Jake McLaughlin).
Durante gli episodi della seconda stagione, Will ha avuto modo di scoprire le sue origini portoricane e l’identità della madre, iniziando a imparare lo spagnolo per potersi sentire più vicino a lei. Amiamo tutto di Will: il modo cui investiga nei minimi dettagli ad esempio, perché già osservando la scena del crimine capisce ciò che altri ignorano. Soprattutto, Will fa tutto questo nonostante sia dislessico. A differenza di chi vedrebbe nella dislessia un ostacolo, Will si impegna nel suo lavoro con passione e prende appunti con un classico registratore vocale.
Al suo fianco – sebbene gli anni passino e la loro storia abbia numerosi alti e bassi – c’è sempre lei: Angie. Nella seconda stagione, la detective si trova a dover affrontare l’uomo che la violentava quando era una ragazzina. Rivederlo la fa soffrire. Proprio per questo, difende la nuova vittima dell’uomo – la figlia della compagna di quest’ultimo – cercando di proteggerla dal sistema in tutti i modi, nascondendo quanto accaduto persino al suo Will. Angie si sente responsabile per quanto successo: se avesse agito prima, Crystal (Chapel Oaks) non sarebbe stata stuprata dal suo patrigno e non lo avrebbe mai ucciso per difendersi. Sentendosi in colpa, Angie si prende la colpa dell’omicidio, appellandosi all’autodifesa e salvando così il futuro della ragazza.
L’importanza dei rapporti umani
Nell’episodio finale della seconda stagione, 2×10 Do You See the Vision?, Will, Faith, Michael e Amanda si trovano a indagare su un serial killer che uccide i pedofili. Seguiamo la storia da due punti di vista: quello di Will prima e quello di Angie dopo. E lo facciamo giorno dopo giorno, come ci ricordano i giorni della settimana che vediamo comparire coloratissimi sullo schermo.
L’indagine porta Will a credere che chi uccide lo faccia per vendetta, perché desideroso di uccidere dei pervertiti. In effetti, è proprio così. Ciò che non sa è che a compiere gli omicidi è Crystal e che è stata proprio lei a uccidere lo stupratore di Angie. Quest’ultima, dal canto suo, unisce i puntini e capisce: si reca da Crystal per chiarire sperando di sbagliarsi, ma la ragazza si spaventa e scappa, cadendo e morendo.
Per Will, diventa tutto più chiaro: è stata Crystal a uccidere l’uomo che violentava Angie da ragazzina, Lenny Broussard (French Stewart) e quest’ultima ha nascosto tutto per proteggerla. All’inizio dell’episodio, un innamoratissimo Will mostra ad Angie il loro nuovo tavolo per il soggiorno, perché pensa che possa “aggiungere uno scopo alle loro vite, una prospettiva più concreta e ampia”. Will sogna una vita con Angie e lo fa – a occhi aperti – anche alla fine, quando capisce che la detective gli ha nascosto la verità. Sulle note di Presence di Brittany Howard, vediamo quello che sarebbe potuto essere il bellissimo futuro di Will ed Angie: i due che si sposano, la prima notte di nozze, la corsa in ospedale per la nascita del primo figlio, gli altri figli, la scomparsa di Betty, l’arrivo di un nuovo cagnolino e la vecchiaia. Invece, no: inaspettatamente, veniamo riportati alla cruda realtà in cui Will Trent non si piega e sceglie – ancora una volta – la legge su tutto, rinunciando persino all’amore della sua vita per “manomissione delle prove”, “falsa testimonianza” e “violazione del giuramento”.
Will Trent – stagione 2: valutazione e conclusione
Scritta bene, accattivante e ricca di colpi di scena, la serie ha luogo nella poco tollerante Atlanta, in Georgia negli USA mentre una serie del genere, solitamente, è ambientata in città come New York e Los Angeles. Carismatico, intuitivo e altruista, Will Trent si riscatta da una vita che lo avrebbe potuto corrompere e che, invece, ha fregato, diventando un agente del GBI e aiutando il prossimo, ogni volta che può: dalla cagnolina a cui apre le porte di casa sua a ogni persona in difficoltà a cui lui cerca sempre di dare una mano, con estrema generosità. Se è vero che Will Trent regge l’intera serie, è altrettanto vero che i personaggi di supporto sono ben sviluppati e interessanti. Del resto, il punto di forza di questo crime drama sono proprio i rapporti tra i personaggi, che convincono sin da subito.