X-Files 11×01: recensione dell’episodio My Struggle III

A due anni di distanza da un’ormai insperata decima stagione, arrivata dopo 14 anni di silenzio della serie, X-Files torna per un nuovo ciclo di dieci episodi, che, dopo l’annuncio da parte di Gillian Anderson del suo abbandono al personaggio di Scully e il conseguente passo indietro del creatore dello show Chris Carter, rischia di essere anche  la definitiva conclusione di un cult che da 25 anni fa sognare e inquietare gli appassionati di fantascienza, di occulto e di mistero. L’undicesima stagione di X-Files sarà trasmessa dal canale satellitare Fox ogni lunedì sera a partire dal 29 gennaio, con poco più di 20 giorni di ritardo rispetto alla messa in onda americana.

My Struggle III: un episodio di rottura con il passato di X-Files

Fin dai titoli di testa di My Struggle III, con la classica tagline della serie I want to believe che viene beffardamente scavalcata da un più cupo I want to lie, è chiaro che siamo davanti a una stagione di rottura con il passato di X-Files. Una rottura con il passato più recente, con un taglio abbastanza netto rispetto agli eventi narrati nelle battute finali della decima stagione, ma anche e soprattutto con le radici dello show.

My Struggle III ruota intorno alla storica coppia formata da Mulder e Scully e all’enigmatico Uomo che fuma, impegnati in un duello a distanza destinato a sfociare nella resa dei conti finale. La novità non sta tanto in questa dinamica, ma nell’evidente inversione di mentalità fra Mulder e Scully, con il primo sempre più scettico e materiale e la seconda progressivamente più aperta verso una visione più ampia di quel mondo intriso di complotti, tradimenti, segreti e misteri che è X-Files. Il fulcro della puntata è però certamente rappresentato dal già citato Uomo che fuma, protagonista di un dialogo in apertura e di uno in chiusura di puntata, colmi di rivelazioni sul passato di questo ermetico personaggio e di spunti che animeranno l’arco narrativo di questa undicesima stagione.

X-Files riparte all’insegna dei complotti e dei colpi di scena

X-Files continua il suo percorso di fusione fra le tipiche atmosfere cospirative della serie (in un passaggio troviamo anche la madre di tutte le teorie del complotto, ovvero quella del finto sbarco sulla Luna) e la nostra realtà, con espliciti riferimenti a Donald Trump e Kim Jong-un in un clima di crescente paranoia, favorito da opportuni stacchi di montaggio e da riprese concitate. Con l’Uomo che fuma a fare da vero e proprio mattatore della puntata, fra monologhi sul potere e sulla persuasione e un paio di colpi di scena già ventilati dai fan di lunga data, ma nel complesso ben gestiti, a rimanere ai margini della puntata è sorprendentemente proprio Mulder, prevalentemente impiegato in un lungo viaggio in auto dalla regia incerta e intriso di dialoghi poco convincenti.

Nettamente più importante l’apporto alla puntata della Scully di una sempre efficace Gillian Anderson, inizialmente costretta in uno stato d’incoscienza in seguito agli eventi del finale della decima stagione, ma in seguito sempre più centrale negli eventi, grazie alla sua ritrovata passionalità e all’incrollabile amore per il figlio perduto William, che potrebbe diventare uno dei temi portanti di questa stagione di X-Files.

X-Files 11 pone solide basi per quella che potrebbe essere la sua ultima stagione

Con un’epidemia mortale che incombe, i depistaggi e gli intrighi delle forze governative, la sempre presente minaccia aliena, interessanti risvolti familiari e qualche evitabile caduta di stile, X-Files pone buone basi per quella che si profila come una stagione decisiva per le sorti dei personaggi che abbiamo amato per molti anni e per l’intera umanità, al centro di interessi e giochi di potere totalmente divergenti. Non ci resta quindi che dare fiducia a quel genio di Chris Carter e lasciarci trasportare verso quella che confidiamo possa essere un’altra memorabile pagina di questo storico show.