Yellowstone: recensione del pilot della serie TV con Kevin Costner
La recensione del primo episodio di Yellowstone, la serie TV western che ha incantato l'America.
Dal 13 Marzo Sky Atlantic vi porta nelle terre selvagge e sconfinate del Montana con la prima stagione di Yellowstone, serie TV western prodotta dalla Paramount che arriva a gran furore dall’ America, dove ha registrato con entrambe le stagioni un grande successo. Diretta e sceneggiata da Taylor Sheridan – candidato all’Oscar per la sceneggiatura di Hell or High, e firma dei successi di Sicario e Soldado – a ricoprire il ruolo di un moderno John Wayne c’è un cinico e austero Kevin Costner, che è anche produttore esecutivo della serie.
Il termine western che è stato utilizzato per incastonare la serie nel genere che più le è pertinente non deve però mandarvi in confusione, e soprattutto generare false aspettative. Non siamo di fronte ad un film alla Sergio Leone e neppure alla John Ford, seppur con quest’ultimo un collegamento per il tipo di inquadrature e di regia con un raffinato tocco moderno si rintraccia, soprattutto se pensiamo a Sentieri Selvaggi.
Non ci sono carismatici eroi solitari a difesa della terra da minacce straniere e indiane, e nessuno scontro scenografico animato da vendetta. Il western è solo nella confezione, perché si parla di affari, intrighi politici, di strategie per soffiare terre da cui trarre investimenti. E gli indiani ci sono, ma anche loro in una versione svecchiata e contemporanea, per fare la loro parte nei giochi politici ed economici.
Una terra ambita da preservare, la trama di Yellowstone
John Dutton (Kevin Costner) è il capofamiglia e il proprietario del ranch Yellowstone, terra di cui si prende cura in maniera viscerale e che difende con le unghie e con i denti. In questa battaglia contro l’imprenditore edile Dan Jenkins (Danny Huston) coinvolge anche i suoi figli, tutti diversi ma uniti dal suo stesso sentimento di strenua difesa dei confini del proprio mondo.
C’è Kacey (Luke Grimes), il figlio ribelle che ha sposato un’indiana e si è allontanato dalla famiglia con cui mantiene un filo sospeso, Jamie (Wes Bentley), avvocato che cerca di farsi strada in politica, Beth (Kelly Reilly), donna in carriera che cerca di fare la dura, e Lee che da sempre si dedica al ranch di famiglia. A voler entrare nei giochi politici per estendere i confini della riserva indiana si aggiunge agli intrighi anche il presidente della riserva di Broken Rock (Gil Birmingham).
Yellowstone: la serie che ha incantato l’America, convincerà anche l’Italia?
Ci troviamo di fronte ad una serie di ottima qualità tecnica e di manifattura accurata, su questo non vi è dubbio. E non c’è da stupirsi neppure tanto che il genere e il tema della contesa delle terre selvagge, così caro e amato da sempre nel cinema classico americano, abbia portato a definire Yellowstone un fenomeno di costume, arrivando ad essere una delle serie TV più viste in assoluto.
Un impatto tale che in Italia forse non possiamo aspettarci, perché se le lunghe e sconfinate inquadrature sulle bellissime terre del Montana ci incantano, il ritmo della serie appare trascinato. Il primo episodio carbura lentamente e ci fa delle potenziali promesse accattivanti solo verso la seconda parte, ed ogni episodio è di un’ora e mezza.
Ciò che manca in attesa di quella virata di promesse, è forse una maggior cura nel farci conoscere meglio i personaggi senza la fretta di far succedere troppi eventi e subito, che lanciano senz’altro una chiara idea degli interessi in gioco delle parti, ma che faticano a creare un primo impatto empatico con i protagonisti.
Una serie dall’appeal statico che rispolvera un genere di successo del cinema
Come è giusto che sia Kostner ci deve apparire come un uomo affascinante che nasconde e ritrae in sé, ma l’unico dei figli con cui riusciamo davvero a stabilire un filo è solo Kacey. Beth, di cui la recitazione seducente della Reilly è efficace ma rischia di sfiorare corde un po’ stereotipate dell’attrice, è un personaggio che promette ma di cui si poteva mostrare qualcosa in più per “agganciarla” e non farcela trovare solo simpatica.
Yellowstone oltre ad inquadrare questioni politiche, sociali e territoriali approfondendo uno Stato come quello del Montana, di cui si conosce profondamente poco e da questo punto di vista Yellowstone è una novità nelle produzioni degli ultimi tempi, è un omaggio silenzioso alla manifattura caratteristica del genere western, sempre imponente. E l’utilizzo della musica nella serie, che scorre epica e orchestrale con ampie inquadrature in rapida dall’alto ne è un prova. È proprio però forse questo aspetto a rappresentarne anche un limite, dando alla narrazione e all’immagine complessiva un impianto troppo classico.
Nel complesso quindi Yellowstone rischia di ridursi solo ad una celebrazione del suo genere madre, con una sceneggiatura che stenta a rendere pienamente in ogni sfumatura l’epopea della famiglia Dutton.
La serie andrà in onda ogni venerdì su Sky Atlantic alle 21.15 e sarà disponibile in streaming su Now TV.