Dishonored 2 – recensione del nuovo capitolo per PS4
A quattro anni di distanza dall’uscita, su console e PC, del primo capitolo di Dishonored, un titolo che ha davvero rivoluzionato il genere degli FPS “stealth”, Bethesda torna alla ribalta con un sequel che si è prefisso l’obbiettivo di migliorare, in tutto e per tutto, il predecessore. Saranno riusciti gli sviluppatori a ripagare le attese di milioni di videogiocatori? Scopritelo nella nostra recensione, stilata sulla versione PS4 del titolo.
Dishonored 2: una sanguinosa questione di potere
Partiamo da una solida premessa: la narrazione è sempre stata una dei punti forti di tutti i giochi realizzati da Bethesda e, anche in questo secondo capitolo di Dishonored, si mantiene su livelli ottimali. Dal momento che gli sviluppatori non avevano in mente, all’epoca, di realizzare un seguito, Dishonored 2 può essere goduto appieno anche da coloro che non giocarono al primo titolo o che volessero cimentarsi, per la prima volta, nel genere stealth.
Sin dall’inizio, il gioco ci pone dinnanzi a una scelta davvero ardua, che condizionerà il corso dell’avventura: da un lato Corvo Attano, assassino esperto che sfrutta i poteri derivati dal marchio dell’esterno e, dall’altro, sua figlia Emily Kaldwin, ormai divenuta imperatrice di Dunwall. Il regno di quest’ultima viene subito messo a dura prova dall’arrivo, nel palazzo reale, della strega Delilah, la quale afferma di essere la sorella della sua defunta madre, Jessamine. Sfruttando l’aiuto dei suoi alleati, visibilmente corrotti dal suo potere, Deliah brutalizza le guardie e prende il controllo del palazzo, senza molti problemi. Sarà nostro compito, dunque, dare un taglio alla sua sete di potere, a qualunque costo.
Per assaporare le novità implementate, a livello di gameplay, vi consigliamo di portare a termine la campagna con Emily, per poi rigiocarla nei panni del padre. La trama rimane identica in entrambe occasioni, salvo per qualche cut-scene, ma l’esperienza di gioco varia esponenzialmente a seconda dei poteri dei due personaggi.
Sebbene non sia un prodotto per “hardcore gamer”, Dishonored 2 richiede, per essere giocato al meglio, un approccio riflessivo e ponderato alle missioni proposte. Buttarsi sul campo di battaglia, sperando di brutalizzare le guardie come se fosse una pellicola di Rambo, e non aspettarsi conseguenze, non produrrà nulla di costruttivo. Il gioco, infatti, sfrutta un solido sistema di bilanciamento del caos che influenza quello che accade per le strade della città.
Se il giocatore utilizzerà un approccio stealth, dunque, il numero delle guardie sarà inferiore, altrimenti inizieranno a lievitare a causa dei rinforzi che verranno chiamati. Abitazione da esplorare liberamente, vicoli, strade, trappole, qualsiasi elemento dell’ambiente circostante può essere utilizzato per decidere una strategia di gioco personale, garantendo una libertà senza precedenti, del tutto superiore a quella del primo capitolo e mai vista prima in un gioco del genere FPS.
Dal punto di vista del level design, inoltre, il team di Arkhane Studios ha svolto un lavoro davvero certosino che sente, a pieni livelli, il salto alla nuova generazione di console. La città più meridionale dell’impero e protagonista assoluta di questo capitolo, Karnaca, appare colorata, luminosa e soprattutto più viva rispetto alla fredda Dunwall del primo capitolo. Il motore grafico utilizzato è il Void Engine, una modifica del codice ripreso da Bethesda per lo sviluppo del nuovo Doom, migliorandolo dal punto di vista degli effetti di luce e di scattering.
Sebbene si riscontri qualche lieve calo di frame rate nelle missioni più affollate, il tutto resta sempre molto stabile e non va a minare l’esperienza di gioco, davvero sublime. Se avete la fortuna di possedere una televisione con schermo 4K ed avete acquistato la nuova versione della console di casa Sony, PS4 Pro,
Dishonored 2 è il “trendsetter” del genere stealth, con una narrazione di alto livello ed una libertà di gioco senza precedenti
Considerazioni Finali
Il lavoro certosino effettuato dai ragazzi di Arkhane Studios è evidente sin dai primi momenti di gioco e, per tutta la durata della campagna, cresce con intensità sempre più grande. Il nuovo capitolo di una IP davvero unica, non si limita a migliorare le meccaniche di gameplay del primo titolo bensì evolve, in maniera sapiente, le strutture ludiche del genere e la moltitudine di approcci per ogni situazione di gioco. Un piccolo capolavoro che verrà sicuramente premiato ai prossimi Video Game Awards, e da cui molte case produttrici dovrebbero trarre spunto.