Venezia72 – 11 Minuti: recensione
Definito da molti come il “Godard polacco”, Jerzy Skolimoski porta alla 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il film 11 Minuti, in cui in pochi istanti si intrecciano i destini di una decina di personaggi. Tutta l’azione e la messa in scena si svolgono tra le ore 17 e le 17.11. Il regista torna al Lido dopo cinque anni. Nel 2010 con il precedente lavoro, Essential Killing, ha vinto il Gran Premio della Giuria e la Coppa Volpi per il Migliore l’attore con Vincent Gallo. Undici minuti. Questo il limite di tempo tra realtà e immaginazione a disposizione di un gruppo di persone, le cui vite si incrociano tragicamente in un finale dove tutto è lasciato in balia del caso. Un’attrice con un marito ossessivo e geloso, un pittore di strada, un “pony express” che approfitta del padre che vende hot dog per consegnare la cocaina, un giovane costretto a diventare ladro e con una fidanzata che forse non lo vuole più, un altro che pulisce le finestre dei grattacieli e… altri ancora.
11 minuti – siamo di fronte a un capolavoro?
Ordine, disordine, caos e coincidente. Tutto ciò nella “giostra” di Skolimovski, “ragazzo” classe 1938 che ha ancora tanto da regalare al cinema. “In un certo senso è la mia risposta all’action movie hollywoodiano”, ha commentato il regista in conferenza stampa. 11 Minuti dimostra come “tutto può succedere, da un momento all’altro: la vita umana è preziosa e dobbiamo usarla al meglio”. 11 Minuti coinvolge lo spettatore per poco più di un’ora. Una serie di immagini occupano lo schermo, sono veloci, velocissime. Confuse e ripetute fino a quando, all’improvviso, la più improbabile soluzione. Tutti i personaggi si trovano legati, insieme, in un finale meccanico e incontrollato. Ha dichiarato Skolimovski: “ci muoviamo su un terreno, camminiamo sull’orlo dell’abisso, dietro ogni angolo è in agguato l’imprevisto, l’inimmaginabile. Il futuro vive solo nella nostra fantasia. Non possiamo dare niente per certo: né fra un giorno, né fra un’ora e nemmeno fra un minuto. Potrebbe finire tutto di colpo, nel modo che meno ci aspetteremmo”.
Il messaggio di Skolimovski: “un avvertimento, perché tutto può succedere nei prossimi secondi: la vita è un tale tesoro che capiamo solo quando lo perdiamo. Questo è il messaggio del film, usiamo la vita nel modo migliore possibile finché siamo vivi”. Ed una musica incessante, continua e martellante scandisce il tempo del film e la casualità è rappresentata da un buco nero nel cielo che, come un pixel morto di un computer, inghiotte uomini e donne. Per essere più chiari: 11 Minuti si trova a metà strada tra la saga horror Final Destination e i destini incrociati di Alejandro González Iñárritu.