Roma FF11 – 150 milligrammi: recensione del film di Emmanuelle Bercot
150 milligrammi (La fille de Brest il titolo originale) è un film di Emmanuelle Bercot basato sulla vita e sulla carriera di Irène Frachon, una pneumologa dell’ospedale di Brest che si rese protagonista di una strenua battaglia per il ritiro dal mercato del Mediator, farmaco per il diabete considerato da lei responsabile di molti decessi per patologie cardiache. Interprete principale della pellicola è Sidse Babett Knudsen, già vista recentemente ne La Corte, che dà voce e corpo a una sorta di Erin Brockovich transalpina, protagonista di una lotta impari contro le grandi aziende farmaceutiche e contro l’intero sistema farmacologico francese.
Dopo aver assistito a gravi patologie e decessi di alcuni suoi pazienti, la pneumologa Irène Frachon (Sidse Babett Knudsen) nota un collegamento fra questi eventi e l’assunzione di un farmaco chiamato Mediator, realizzato per curare il diabete ma in realtà molto spesso usato nelle cure dimagranti. Nonostante l’ostracismo da parte dei colleghi e della stessa struttura ospedaliera di Brest per cui lavora, la donna crea insieme al collega Antoine Le Bihan (Benoît Magimel) una squadra per indagare sugli effetti nefasti del Mediator e farlo bandire dal mercato. Come una novella Davide contro il Golia rappresentato dalle grandi case farmaceutiche e dalle istituzioni sanitarie francesi, Irène investirà tutta se stessa in una durissima lotta per fare venire a galla la verità.
150 milligrammi: un film fiacco e incapace di creare empatia
Atteso alla Festa del Cinema di Roma 2016 con ottimismo e curiosità, 150 milligrammi si rivela invece una delle più grosse delusioni di quest’edizione. Pur lodando le intenzioni e il coraggio della regista Emmanuelle Bercot nell’affrontare una storia scottante e purtroppo verissima, non possiamo non evidenziare tutti i limiti di un film fiacco, piatto e mai capace di creare una reale empatia dello spettatore con gli eventi e con i personaggi che ne vengono coinvolti. Con a disposizione un minutaggio di poco superiore alle 2 ore, la Bercot attraversa diversi generi e sottogeneri, come il medical drama, il legal movie, il dramma familiare e persino una punta di spy story, fallendo abbastanza clamorosamente in ognuno di loro e senza mai creare una vera connessione emotiva fra lo spettatore e il film.
I problemi maggiori di 150 milligrammi nascono in fase di sceneggiatura, dove viene saltata a piedi pari la creazione di un minimo di background del personaggio, o almeno qualche dettaglio che possa aiutare a comprendere meglio i protagonisti della storia. Personaggi bidimensionali e impalpabili entrano ed escono dalla storia senza un reale nesso logico e causale, attraversando sottotrame potenzialmente interessanti che invece si rivelano niente di più che binari morti, che appesantiscono la narrazione e nulla aggiungono alla definizione delle personalità e dei caratteri dei protagonisti. Sidse Babett Knudsen prova a conferire al proprio personaggio un minimo di personalità e si eleva dalla mediocrità di tutti gli altri attori principali e secondari, ma precipita in un costante overacting, finendo così per ottenere l’effetto opposto, cioè rendere Irène Frachon più inquietante e odiosa che apprezzabile.
150 milligrammi: attenzione ai dettagli negata ai personaggi ma inspiegabilmente concessa a termini medici e scientifici
L’attenzione negata ai dettagli dei personaggi viene invece inspiegabilmente concessa a farmaci e termini medici, che vengono descritti in tutti i particolari, conferendo a 150 milligrammi un’innegabile accuratezza scientifica, ma finendo per creare un senso di confusione e smarrimento a chiunque non abbia solide competenze in medicina. Si assiste così a un dramma che non crea mai davvero tensione, che saltuariamente si tenta di alleggerire con legami male approfonditi fra i personaggi, battute banali e scontate e addirittura qualche citazione un tanto al chilo (affermiamo con convinzione che 150 milligrammi contiene il più forzato omaggio a Star Wars mai visto su schermo). Pollice verso anche per quanto riguarda le musiche, che nei passaggi salienti o mancano o stonano con ciò che si vede su schermo, mentre volendo salvare qualcosa oltre alla già citata accuratezza scientifica citiamo la buona ricostruzione scenica degli ambienti ospedalieri.
150 milligrammi è un’ottima occasione sprecata di dare risalto e attenzione a una storia di coraggio e caparbietà che è riuscita a cambiare in meglio il sistema sanitario francese. Un progetto sbagliato fin dall’inizio, incapace di seguire una direzione netta e precisa, pedante e a tratti quasi fastidioso per la superficialità con cui vengono trattati i suoi personaggi.
150 milligrammi arriverà al cinema nel 2017, con distribuzione Bim Distribuzione.