5 cm al secondo: recensione del film di Makoto Shinkai
5 cm al secondo è lo spazio che percorre un petalo di ciliegio prima di toccare il suolo, ma è anche la storia di distanza e solitudine, magistralmente raccontata da Makoto Shinkai.
Gli appassionati di cinema di animazione hanno potuto conoscere Makoto Shinkai quando nel 2016 viene distribuito nelle sale internazionali Your name, campione di incassi in Giappone e considerato già un piccolo capolavoro dell’animazione su scala mondiale.
Questo successo ha reso possibile il ritorno nelle sale cinematografiche di 5 cm al secondo, un film suddiviso in tre capitoli prodotto da Shinkai nel 2007 e disponibile per una proiezione evento di tre giorni in versione integrale dal 13 maggio 2019.
5 cm al secondo: i tre episodi su amore e separazione di Makoto Shinkai
Un film di animazione suddiviso in tre episodi con una conclusione narrativa, ma un filo conduttore che li tiene uniti: la distanza. Come quella che divide Takaki e Akari, che divide la realizzazione di un amore, ma che diventa subito la metafora di uno stato psicologico in cui fluttuano i due protagonisti.
Takaki e Akaki – protagonisti dell’episodio Fiori di ciliegio – si incontrano a scuola e si innamorano, ma presto potrebbero essere costretti a dirsi addio. Il secondo, Cosmonauta, è concentrato unicamente su Akaki, e l’amore che Kanae, una sua compagna di classe prova per lui. Un amore che non può essere contraccambiato dal momento in cui Takaki ha la mente solo per Akari e non riesce a rendersi conto di nulla che gli accade intorno, compresa la sua vita, che gli scorre davanti senza toccarlo mai.
Si conclude la narrazione con 5 cm al secondo, ovvero il tempo che impiegano i petali di ciliegio a toccare il suolo quando cadono dall’albero. Un titolo poetico per un ultimo episodio molto profondo, che tira le fila di tutta la narrazione per niente scontata.
In tutto l’arco narrativo trattato dai tre episodi ci troviamo totalmente immersi nel mondo dell’adolescenza e in un modo adulto di raccontarlo. L’adolescenza qui viene trattata non tanto come fase immatura delle nostre vite, ma come un passaggio di transizione che tutti potremmo vivere anche nell’età adulta. Un passaggio in cui tutti i sentimenti che proviamo sono amplificati, l’amore sembra poter essere per sempre e la sofferenza sembra essere insuperabile.
Così si sente Takaki, innamorato di Akari senza metterlo in discussione e in uno stato di apatia che sembra rimanere parte di lui anche nell’età adulta. Takaki riempie la scena emozionando lo spettatore con una profondità di spirito che viene trasmessa attraverso i suoi movimenti, la sua vita di routine, la sua casa da single dove mangia il bento giapponese per terra di fronte al letto, dove le sigarette rimangono nel posacenere per giorni e dove c’è odore di solitudine.
Takaki diventa esponente di un senso di vuoto che caratterizza anche gli esseri umani adulti e che ci riporta a quella malinconica dispersione che abbiamo conosciuto anche nella letteratura italiana ed europea. L’infinito di Giacomo Leopardi e i suoi versi più celebri ritornano in mente ogni volta che Takaki appare sulla scena, con i suoi sguardi verso il paesaggio sull’oceano e i suoi pensieri sul futuro che gli sembra sempre un passo più lontano di lui.
5 cm al secondo e un’illustrazione grafica che toglie il fiato
Ciò che succede, attorno a Takaki e a una distante Akari è la profonda sceneggiatura di Makoto Shinkai. Un’illustrazione grafica che colpisce dritta allo stomaco, con inquadrature di campi più che ampi quasi immensi con una natura che entra nella trama come terzo personaggio. La tempesta di neve con il suo gelo, ma anche la sua delicatezza, la primavera con i ciliegi in fiore, l’arrivo dell’autunno con un cielo spaccato a metà tra un tentativo di rinascita e un’impossibilità.
L’intero storyboard grafico è costruito come si farebbe per un film in live-action, inquadrature precise, con attenzione maggiore ai campi e il contorno naturalistico, con passaggi di scena di una potenza poetica che toglie il fiato. 5 cm al secondo non ha colpi di scena, climax narrativi o inserimenti che si discostano dalla sinossi di partenza, ma nonostante questo è un film ricco. Ricco di un’unica narrazione che conduce al racconto della solitudine, della ricerca di sé attraverso la distanza di un amore che non riesce a compiersi.
A fare da contorno alle inquadrature c’è una colonna sonora strumentale e cantata che soprattutto nell’ultima parte rimarca fortemente il marchio giapponese, riportandoci in tutti i più grandi lavori di animazione seriale provenienti dal Giappone.
Nel complesso un film non di facile visione, che necessita comunque la pazienza e la disponibilità dell’animo di entrare dentro una storia che scava nella solitudine giovanile e la riesce a raccontare volgendo sul finale verso nuovi scenari di nuova serenità.