TSFF 35 – 50 anni di CLU – Lavoratori Uniti Franco Basaglia Cooperativa Sociale: recensione del film di Erika Rossi
La recensione di 50 anni di CLU - Lavoratori Uniti Franco Basaglia Cooperativa Sociale, il film di Erika Rossi presentato al TSFF 35.
Nasce a Trieste, il 16 dicembre 1972, CLU, Cooperativa Lavoratori Uniti Franco Basaglia, la costituiscono 28 persone, due sociologi, due psicologi, cinque infermieri, un assistente sanitario, due medici e sedici privati in via San Cilino 16, Trieste, dove i pazienti sono ricoverati. La Cooperativa Lavoratori Uniti non ha finalità speculative per garantire a tutti i soci il riconoscimento dei propri diritti di prestatori d’opera, in modo da puntare ad un reinserimento nella società e alla riabilitazione. Racconta questo inizio e il suo procedere, Erika Rossi in 50 anni CLU – Lavoratori Uniti Franco Basaglia, presente nella sezione Documentari fuori concorso del Trieste Film Festival 35 (19 -27 gennaio 2024), l’intenso documentario diretto da lei e scritto a quattro mani con Massimo Cirri, traghettatore dello spettatore attraverso gli anni dalla fondazione della Cooperativa Lavoratori Uniti fino ad oggi.
50 anni di CLU – Lavoratori Uniti Franco Basaglia Cooperativa Sociale: pensieri e ricordi di un’enorme impresa rivoluzionaria
Quest’anno Franco Basaglia avrebbe compiuto cento anni e proprio quest’anno esce l’importante documentario di Rossi che conduce chi guarda dentro un’impresa importante e fondamentale, la costruzione della Cooperativa Sociale in cui i pazienti, trattati da persone e non solo e semplicemente da malati, lavoravano. Si racconta la lunga marcia di Basagli e del suo gruppo di lavoro, viaggio complesso e per nulla facilitato dalle Istituzioni, ad eccezione dell’allora Presidente di Provincia Michele Zanetti che gli dà carta bianca. Il 16 dicembre 1972, davanti ad un notaio si redige un nuovo atto costitutivo con soci fondatori, operatori, internati che sono diventati ora ricoverati volontari, con capacità giuridica per fondare una Cooperativa. Da allora, in migliaia di luoghi in Italia, migliaia di cooperative sociali fanno impresa. Rossi e Cirri che accompagna in questo viaggio tra ieri e oggi, raccontano con parole e ricordi l’esperienza che ha rivoluzionato il concetto di lavoro associato alla cura della malattia mentale, scardinando la pratica della ergoterapia e restituendo ai pazienti psichiatrici i diritti civili e costituzionali fin a quel momento negati.
Nel documentario a parlare sono i testimoni dell’epoca, Augusto Debernardi, Giovanna Del Giudice, Peppe Dell’Acqua, Franco Rotelli, Michele Zanetti, coloro che hanno fatto parte di quel progetto e chi rinnova oggi, ogni giorno la missione originaria.
Una piccola grande avventura, utile ad accogliere l’individuo e all’intera comunità
Come dice la stessa Rossi, nell’ambito della grande storia della rivoluzione messa in atto da Basaglia, questa storia non era mai stata raccontata prima in un film, ed è per questo che è così importante. Con il solito sguardo attento e delicato, Rossi mostra come sono cambiate le cose, quanto siano stati importanti e rivoluzionarie l’idea di Basaglia, il lavoro suo e del suo gruppo di lavoro. Il film segue la costruzione della cooperativa dai ricordi di chi c’è mentre si sta facendo la storia, fino ad arrivare alla costituzione dell’impresa sociale, per poi raccontare, grazie alle interviste a chi oggi fa parte del progetto, come al centro ci sia solo una parola, inclusione. Si evince come il progetto si sia adattato a seconda dei cambiamenti storici e sociali, si pensi alla questione femminile e alle tante donne, madri rimaste sole con dei bambini.
La Cooperativa Lavoratori Uniti, ancora oggi, accoglie, accompagna le persone che fanno parte di quella che una volta Basaglia chiamava la società dei matti e per questo è importante che all’interno del documentario ci siano anche gli attuali lavoratori della CLU, soggetti di questo progetto. Come uno dei lavoratori del CLU che nel film dice di avere un carattere litigioso e che, per questa ragione, si era allontanato dalla Cooperativa ma, poi, racconta di essere tornato perché “si cambia“. Non è una cosa da poco perché nel momento in cui gli viene chiesto cosa abbia fatto negli anni in cui è stato lontano, lui dice cha si è dedicato alle rapine. A quanti esercizi è stata risparmiata una rapina da parte di quest’uomo? Ecco, qui è il punto. Il lavoro fatto dalla Cooperativa diventa fondamentale anche per l’intera comunità, sembra una banalità, ma è così, basti pensare che il giudice che lo ha condannato è il marito della dottoressa che lo ha convinto a tornare in cooperativa. Si tratta di un lavoro d’insieme, una rete fitta, non è stato lasciato solo e questo gli ha permesso di lavorare e non rubare. Dare importanza, curare nel senso più profondo e umano del termine, dare un senso alla vita delle persone e dare un valore come individuo che può essere utile alla società è fondamentale. La Cooperativa, come figura materna, severa e accogliente, ha capito che lavorare dà modo di rimettersi in gioco, “lei” conosce, sa come comportarsi quella mattina, in quei giorni, in quei mesi in cui tutto è buio. Tiene insieme tutto, non solo non abbandonando i lavoratori ma anche lavorando assieme ai servizi territoriali.
50 anni di CLU – Lavoratori Uniti Franco Basaglia Cooperativa Sociale: valutazione e conclusione
50 anni di CLU – Lavoratori Uniti Franco Basaglia Cooperativa Sociale è un documentario importante, un racconto di una pagina fondamentale per capire chi siamo e chi siamo stati, dell’idea di un uomo pioniere che ha dato il via, assieme alla sua equipe, ad una grande impresa. Si narrano 50 anni di attività della Cooperativa e il desiderio di dare dignità, a chi ha avuto esistenze non lineari, di reinserire cittadini attivi nella società attraverso il lavoro. Erika Rossi continua il suo percorso dentro la città, tra le anime di Trieste, raccontando lotte, umanità dimenticate, atti coriacei di resistenza, risposta all’isolamento. Lei è da sempre autrice sensibile e sguardo attento rivolto alla società, al rapporto tra gli individui, ai diritti di quell’umanità dolente che pone al centro dei suoi lavori.