65 – Fuga dalla Terra: recensione del film con Adam Driver
Adam Driver e Ariana Greenblatt sono due umanoidi naufragati sulla Terra all'epoca dei dinosauri. Meglio non guardare il cielo. 65 - Fuga dalla Terra è un thriller fantascientifico non all'altezza delle sue premesse, in sala il 27 aprile 2023.
Se siete disposti ad accettare l’idea che un film sia in grado di spostarsi contemporaneamente avanti e indietro nel tempo (sci-fi ma nel passato), allora 65 – Fuga dalla Terra fa al caso vostro. Audace – almeno nel concept perché l’esecuzione zoppicante racconta tutta un’altra storia – thriller fantascientifico ma anche un po’ paleontologico scritto e diretto da Scott Beck e Bryan Woods, tra le altre cose co-sceneggiatori di A Quiet Place – Un posto tranquillo, interpretato da Adam Driver e Ariana Greenblatt e in uscita nelle sale italiane il 27 aprile 2023 per Warner Bros Entertainment Italia. Cinema di genere e nostalgia, per atmosfera e suggestioni 65 – Fuga dalla Terra lega poco con il nostro presente cinematografico, serializzato e cinefumettistico, un curioso mix di azione spettacolare e cuori spezzati. Possiamo giocare con il tempo quanto vogliamo, solo due cose scaldano sul serio il cuore dello spettatore. Una famiglia in pericolo. E un T-Rex con un certo languorino.
65 – Fuga dalla Terra: la nave spaziale precipita sul pianeta sbagliato, nel momento sbagliato
Un milione, anzi no, 65 milioni di anni fa, sul pianeta Somaris. Mills (Adam Driver) è un pilota intergalattico sommerso dal lavoro, ma con una buona ragione. Somaris è tecnologicamente anni luce avanti a noi. Guidare una nave spaziale è una faccenda piuttosto impegnativa, tanto tempo via da casa e questo non è mai un bene. L’ultimo ingaggio costringerebbe Mills a stare lontano dalla moglie (Nika King) e dalla figlia Nevine (Chloe Coleman) addirittura due anni ma è necessario, perché servono soldi, tanti, per pagare le cure mediche di Nevine, che non sta bene. Peccato che, proprio durante il viaggio di ritorno, le cose vadano storte nel peggior modo possibile.
65 – Fuga dalla Terra comincia così, con una pioggia di meteoriti che “affonda” la nave di Mills, unico superstite (all’inizio ne è sinceramente convinto) di un viaggio sbagliato su un pianeta ignoto e inospitale. La nave è spezzata in due, mandare SOS sembra inutile, la tentazione di non attendere oltre e farla finita è forte, ma Mills non si arrende. Non ci si mette di traverso allo spirito di sopravvivenza. Specialmente quando salta fuori che al naufragio è scampata anche Koa (Ariana Greenblatt), una ragazzina di nove anni che parla una lingua ignota, ha perso nello schianto entrambi i genitori e forse è meglio omettere la cosa fino a tempi migliori. Sì, ma quali?
Mills, messo all’angolo dalle circostanze, riconsidera le sue priorità. E cerca un modo per fuggire dal pianeta misterioso. Misterioso, ma soltanto per lo spettatore impegnato in un’opera di colossale negazione della realtà, perché il titolo italiano con un colpo d’accetta si sbarazza della sottigliezza e ci sbatte in faccia che sì, non c’è alcun dubbio, è proprio la nostra cara vecchia Terra. Solo molto più giovane e più pericolosa. Tra i rottami riciclati da Mills e Koa come riparo e l’agognata salvezza, la capsula di salvataggio, passano 15 chilometri. Tutti in salita, da percorrere attraversando una boscaglia fetida e traditrice, popolata da moltitudini di dinosauri famelici e sprovvisti di senso dell’umorismo. 65 milioni di anni fa, ricorda qualcosa? Perché la data è importante. Tutto sommato, a Mills e Koa le cose non vanno neanche troppo male. Potrebbe andar peggio. Un enorme asteroide potrebbe essere in rotta di collisione con la Terra.
Un film che manca di immaginazione e creatività proprio lì dove sarebbero più necessarie
Ci sono tre film dentro 65 – Fuga dalla Terra. C’è l’esplorazione di una terra vergine e immacolata. C’è il recupero di un consumato refrain che non è mai davvero passato di moda, Jurassic Park, qui addirittura con la bonus track, l’apocalisse che incombe dallo spazio. E c’è la storia di una famiglia in pericolo. Una famiglia non costruita sul sangue, badate bene. Se Mills e Koa camminano insieme, all’inizio è solo per una questione di pura e semplice convenienza. Ma il tempo, i mille imprevisti, la solitudine, i dinosauri, quel grosso sasso in arrivo dallo spazio che prima è una tenue linea rossastra che si intravede al tramonto e poi qualcosa di più, molto di più, cambiano qualcosa. Mills è un padre senza una figlia, Koa non ha più i genitori. Non si parlano, non si capiscono, eppure. Il legame che li unisce è forgiato dal bisogno. La morale della favola, come l’asteroide, non arriverà allo spettatore come una novità: affrontare la tempesta insieme, come una famiglia, qualsiasi cosa significhi. Già visto e già sentito, non è questo il problema.
Il problema è la scrittura di Scott Beck e Bryan Woods, la generale impressione di fiacchezza della regia è una conseguenza di problemi nati altrove, stanca e priva di immaginazione. La premessa, combinare una razza umanoide e tecnologicamente avanzatissima al brodo primordiale della Terra dei dinosauri cinque minuti prima del disastro, non porta da nessuna parte. Una soluzione interessante è quella di immergere i protagonisti e i loro traumi solo “lateralmente” nelle faccende della Terra di 65 milioni di anni fa. Non abbiamo quasi mai l’occasione di guardare un T-Rex dritto negli occhi, la minaccia è sempre improvvisa, imprevista, laterale appunto, troppo rapida per essere razionalizzata. I personaggi faticano ad accettare quello che sta accadendo, perché non lo capiscono. Vale anche per l’incedere noncurante con cui l’asteroide è introdotto nella narrazione. Di per sé, l’incertezza non è un male. Anzi, è un ottimo espediente per la suspense.
In 65 – Fuga dalla Terra tutto accade troppo in fretta. Questa ambiguità, l’ostinazione di non chiarire le cose fino in fondo, certo irrobustisce il mistero della storia aumentandone il realismo (date le premesse è chiaro), perché se fossimo esploratori spaziali e finissimo su un pianeta sconosciuto sperimenteremmo la novità come Mills e Koa, troppo rapidamente per capirci un granché. II problema è che 65 – Fuga dalla Terra l’assunto dell’ambiguità lo prende alla lettera e lo porta alle estreme conseguenze, finendo per cucinare un film spento. E che non sa che direzione prendere. L’immaginazione non decolla, fatica a trovare il ritmo giusto e manca quel guizzo irriverente di creatività quando si tratta di disegnare il rapporto dei protagonisti con lo spazio.
65 – Fuga dalla Terra: conclusione e valutazione
Come recupero di un certo modo di sentire e interpretare il cinema di genere, 65 – Fuga dalla Terra funziona solo sulla carta. Non c’è nostalgia, né un gancio per immaginare la rivitalizzazione di questo tipo di storie. Il film procede stancamente su un sentiero lastricato di interessanti premesse, non abbastanza approfondite. Convincente la coppia di protagonisti. Adam Driver eroe riluttante, scostante e meditabondo e la silenziosa Ariana Greenblatt. Questa famiglia improvvisata aveva bisogno di una pasta narrativa più solida.