7 ore per farti innamorare: recensione del film di Giampaolo Morelli
Giulio Manfredi (Gianpaolo Morelli) è un giornalista di economia fidanzato con Giorgia (Diana Del Bufalo), in apparenza la loro sembra essere una relazione perfetta ma l’uomo scopre che Giorgia lo tradisce con Alfonso (Massimiliano Gallo), il vicedirettore del giornale per cui Giulio lavora come caporedattore. Solo, lasciato dalla fidanzata, decide di licenziarsi e così trova lavoro in una rivista maschile online, Machoman: si occuperà di chirurgia estetica, motori, moda, gel per capelli, allungamenti del pene e regole per rimorchiare. Incontra, proprio mentre sta facendo ricerca per uno dei suoi articoli, Valeria (Serena Rossi), una ragazza volitiva e all’apparenza cinica, convinta che le regole dell’attrazione siano questione di pura e semplice biologia, e che, seguendo una serie di regole qualsiasi uomo possa conquistare qualunque donna. Sarà proprio così? Tutto ovviamente si complica quando Giulio e Valeria “lavorano” insieme per fare in modo che lui torni con la ex. Questa è la trama di 7 ore per farti innamorare, il primo film da regista di Giampaolo Morelli, film che sbarca direttamente sulle principali piattaforme streaming – Amazon Prime Video, Sky Cinema Primafila, TimVision, Rakuten, Infinity e Chili – dal 20 aprile 2020.
La storia di uno sfigato
7 ore per farti innamorare prende le mosse dall’omonimo romanzo scritto da Morelli, pubblicato nel 2016 da Piemme, in cui l’attore, ora anche regista, feticcio dei Manetti Bros. (Piano 17, L’ispettore Coliandro, Song’e Napule e Ammore e malavita), realizza questa commedia romantica in cui è anche protagonista e coautore della sceneggiatura assieme a Gianluca Ansanelli – che scrive per Alessandro Siani. A cosa si ispira 7 ore per farla innamorare? Alla commedia romantica americana, a cominciare dal titolo che riecheggia il Come farsi lasciare in dieci giorni con Matthew McConaughey. La storia non è ambientata però negli Stati Uniti ma a Napoli, e Morelli non è uno sciupafemmine ma ha il timbro dello “sfigato” per il look e l’atteggiamento. C’è qualcosa che non funziona fin da questa caratteristica. Morelli ha presenza scenica, carisma, quella boria di chi sa che ha le capacità per essere vincente, fascino e ascendente sulle donne, si porta dietro un bagaglio recitativo ormai ben definito che discorsivizza un sistema di valori preciso: quello dell’uomo forte, coraggioso, anche un po’ canaglia ma che fa irrimediabilmente innamorare. Mal vestito, pettinato da primo della classe resta uno che prende la scena e che ha poco da spartire con i suoi compagni di corso, sfigati veri che frequentano le lezioni di rimorchio per avere uno straccio di donna.
Un po’ Hitch – Lui sì che capisce le donne e un po’ What women want – quello che le donne vogliono, 7 ore per farti innamorare fa una promessa, quella di regalare un po’ di pace e di serenità in un periodo in cui i sentimenti, la socialità mancano, in cui la distanza ha la meglio sulla vicinanza. Tutto si concentra su una battuta, “un sorriso costa meno dell’elettricità, ma regala molta più luce” e proprio con questa battuta si può comprendere che il film resta un passo indietro nonostante i buoni propositi.
7 ore per farti innamorare: cliché su cliché portano lo spettatore ad un finale scontato
A dar fastidio è l’utilizzo insistito dei cliché, l’idea insistita e fastidiosa dell’amore che segue una ricetta e di una categorizzazione specifica dei rapporti uomo-donna con l’uno necessariamente cacciatore e l’altra necessariamente preda. Valeria è una donna ferita che insegna agli uomini le tecniche dell’abbordaggio facile: l’uomo è biologicamente virile, per forza deve guardare per prima cosa il seno di una donna perché questa è la natura e non deve vergognarsene. La donna deve farsi corteggiare, cadere ai piedi del cacciatore di turno e dimostrarsi preda nonostante sappia benissimo il gioco che stanno giocando. Lungo le lezioni di Valeria si dice questo e lo si ripete ancora con le varie gag, mettendo in scena un’educazione amorosa vecchio stampo che ormai non funziona più, certo il film non parla seriamente, vuole essere un divertissement, uno scherzo ma non risulta riuscito. Non si può negare che però a tratti, grazie al lavoro della Rossi che interpreta una partenopea forte, vitale che sa anche (ovviamente) sciogliersi di fronte ai sentimenti e abbassare le difese, di Morelli che entra nel personaggio soprattutto quando può interpretare l’uomo sicuro di sé, carismatico, divertente ed affascinante, si sorrida come di quelle barzellette poco originali ma che vengono interpretate con ironia.
Giulio e Valeria sono agli antipodi, distanti anni luce, o almeno così sembra; e in una chiesa sconsacrata nel cuore di Napoli, la ragazza cerca di insegnare l’arte della seduzione alla sua classe e Giulio a poco a poco si insinua nel cuore della sua “docente”. No agli zerbini, sì alle frecciatine acide, seguire le tre emme – magia, meraviglia e mistero – sono questi gli strumenti che garantiranno il successo ma emerge una verità (alquanto banale) che gli esseri umani non sono solo “risposte a stimoli energetici”. Giulio se all’inizio vuole tornare con la sua ex, nonostante tutto, chiedendo aiuto a Valeria per arrivare al suo scopo, poi capisce chiaramente ciò di cui ha bisogno e il film prende la strada più prevedibile nel modo più prevedibile.
7 ore per farti innamorare: un film che avrebbe potuto dare molto di più
A non funzionare è anche la sceneggiatura: la dinamica del passaggio da sfigato a popolare, molto usata e abusata dal cinema e quindi piuttosto scontata, è risolta in maniera troppo semplice e anche alquanto veloce, il “quadrilatero” Giulio/Valeria/Giorgia/Alfonso che si costruisce tra gelosie, frecciatine, piccole schermaglie – con l’annessa partita a pallavolo per sfidarsi – nell’intento di dimostrare chi è il migliore, sa di già visto.
Morelli sicuramente dimostra coraggio nell’affrontare questa nuova prova ma quest’opera non convince. Ciò che invece prende lo spettatore è la presenza scenica carismatica e i tempi comici naturali di Morelli che viene affiancato da una Serena Rossi brava e spigliata con cui ha una chimica ormai rodata, e tutto il cast di attorni, anche quelli secondari che interpretano bene il loro ruolo.