A Journey: recensione del film Netflix
Ci sono cose che cadono addosso come dei macigni ed è questo che capita alla protagonista di A Journey, film filippino di RC Delos Reyes, arrivato su Netflix il 12 aprile 2024, che scopre durante una visita di avere una recidiva e di dover incominciare subito una cura per il cancro. Shane (Kaye Abad) però non vuole fare nulla di tutto ciò, è stanca, sfiancata da cure, pensieri, vite straziate, vuole solo godersi la vita. Dà la notizia al compagno, Bryan (Paolo Contis), con cui ha da sempre condiviso tutto e lui, assieme al loro amico, Kristoff (Patrick Garcia), organizza un viaggio, quello del titolo per portare a termine la sua lista di cose da fare. A Journey è un on the road che segue i tre personaggi nel percorso più drammatico e anche delicato della loro vita.
A Journey: un diario di viaggio che punta sul dolore, sull’amicizia e sull’amore
A Journey si apre con Shane, suo marito Bryan e il loro migliore amico Kristoff che festeggiano il 39esimo compleanno di Shane in un bar karaoke. Kristoff è un famoso attore televisivo e Bryan lavora come suo manager mentre Shane gestisce una caffetteria. I tre sono amici fin dall’infanzia e Bryan e Shane sono una coppia da sempre. Non molto tempo dopo il suo compleanno, Shane nota alcuni sintomi preoccupanti e si rivolge al suo oncologo. La notizia è devastante, Shane ha una recidiva, il cancro è tornato. Dopo aver già patito dolore e cure, Shane questa volta non vuole fare niente, vuole invece trascorrere tutto il tempo che le resta secondo la sua “lista magica”. L’elenco include alcuni elementi divertenti come vedere i pinguini, fare snorkeling, ricreare il suo primo appuntamento con Bryan, ma anche obiettivi emotivamente più profondi e seganti come riallacciare i rapporto con suo padre.
Bryan e Kristoff pianificano il viaggio della “lista dei desideri” ma il loro vero scopo è quello di ricongiungere Shane con il genitore. A Journey diventa così un diario di viaggio tra Filippine e Australia ma anche nella vita di questi personaggi, inevitabilmente il film non è una novità, ci sono altri che narrano storie come questa, Shane, Bryan e Kristoff sperimentano cose vecchie e nuove, come vedere il diavolo della Tasmania e visitare la loro vecchia scuola, riproponendo l’oraziano “carpe diem”.
Il punto sono i tre protagonisti che portano sulle spalle una storia già vista
Uno degli elementi positivi è sicuramente il rapporto tra i tre, relazione intensa, profonda, che viene costruita anche da una bella alchimia del cast. Un film che può essere anche/perfino banale, trae giovamento proprio dall’interpretazione dei protagonisti che non si tirano mai indietro, donandosi ai loro personaggi: la dolcezza coraggiosa e spaventata di Shane che vuole con determinazione vivere l’ultima parte dell’esistenza senza rimpianti, il tenero, gigantesco amore di Bryan che fa di tutto per la donna che ama, il giocoso atteggiamento di Kristoff che vuole esserci per gli amici di sempre, bisognosi di lui più che mai ,puntano a toccare le corde più delicate dell’animo umano.
I tre vanno in Tasmania per vedere i piccoli pinguini che sono ovviamente adorabili; uno è un celebre attore con vibrazioni da playboy; una ritrova il proprio padre proprio mentre sta per lasciare questo mondo; insomma A Journey fa di tutto, forse troppo, per “piacere” allo spettatore, eppure qualcosa manca o non torna. Il punto è il mondo in cui si narra tutto ciò. I momenti di amicizia sembrano superficiali e in realtà non sappiamo molto dei personaggi in quanto tali. C’è l’esplorazione di un legame familiare, precedentemente rotto, ma anche questo sembra essere stato messo insieme all’ultimo momento, solo per aggiungere un’altra dose di tristezza.
Sembra che le cose siano gettate nel gorgo in modo casuale perché ce n’è bisogno; il punto è chiaro, si vuole celebrare la vita e dunque si utilizza la malattia e il viaggio ultimo per entrare nel ventre molle della vita. Il viaggio on the road è metafora del viaggio che è la vita stessa.
A Journey: conclusione e valutazione
A Journey fa inevitabilmente commuovere, sono troppi gli elementi dolorosi che feriscono per forza di cose eppure la sensazione è che ciascun punto sia stato messo lì proprio per questo scopo. Sono bravissimi Abad, Contis e Garcia a farci comunque empatizzare con i personaggi che vivono il viaggio dolorosissimo e al tempo stesso fondamentale per crescere, maturare e abbracciare chi si ama, eppure A Journey è un film mediocre che si fa guardare più per la drammatica storia che per il suo valore.