A Man Fell: recensione del documentario da Venezia 81

Nella Mezzaluna Rossa palestinese, il grattacielo della resilienza. Presentato nella sezione Notti Veneziane de Le Giornate Degli Autori, A Man Fell di Giovanni Lorusso è alla Mostra del Cinema di Venezia 81.

Al centro di A Man Fell la striscia di Gaza, nonché lingua di terra infiammata; stritolata tra Egitto e Israele. Terra intossicata da sangue, crocifissioni, giustiziati e giustizieri. Storicamente, convivenza tra vittime e criminali, rimboccati nello stesso letto: di morte per i primi, di gloria per gli altri; di ostaggio per entrambi.

L’approccio documentaristico ribadito come movimento comunicativo capace di racconto, narrazione di realtà misere, stupide e randagie, in A Man Fell, presentato il 2 settembre per la sezione Notti Veneziane de Le Giornate degli Autori alla 81ma Mostra del Cienma di Venezia, indaga, con un chiaro utilizzo dell’empatia cinematografica, sulle abilità riflessive che trainano l’uomo verso un risveglio dall’insofferenza sentimentale.

A Man Fell è un’esistenza cicatrizzata

Venezia 81, A Man Fell; Cinematographe.it

Come fosse un percorso da intraprendere, impostiamo la nostra mappa, infiltrandoci in un territorio che, oltre un nome, ha lunghezze e larghezze geofisiche rosicchiate da paesi anonimi.
In Man Fell l’analisi consiste nel ridurre a “grandezza d’uomo” una storia tanto complessa quanto compromessa! Punto d’arrivo la retrospettiva di Giovanni Lorusso, regista che ha sfidato il tempo “incensurato” per inserirlo dentro le romanzate righe scritte da Yasser Kamal Al Ali.

Entrarvi significa provocarsi un’ustione, carbonizzando logiche che, se calcolate, appaiono meschine quanto unicamente ricondotte a news da prima pagina. La striscia di Gaza pullula di sudore che si asciuga e di sangue che si raffredda; si muove l’irruenza del potente che travolge la vita di chiunque altro. Se nasci palestinese nasci sfortunato; questo nella logica burattinaia. Nel 1982 le vittime furono 3000. Nel 2024 circa 35mila.

Un Grattacielo nella Mezzaluna Rossa

Venezia 81, A Man Fell;
Cinematographe.it

Araf è un bambino di undici anni, ma secondo la nostra prospettiva e la sincerità del documentario rappresenta un intero condomino del Building di Gaza che sospira tra le fantasie irraggiungibili dei tanti non so che e una visione realistica di ciò che offre una finestra senza vetri, senza protezioni, senza salvavita. L’Hospital Gaza, oggi luogo di guerra, ieri di salvezza. Nella Mezzaluna Rossa palestinese un rifugio; un mostro architettonico in cui si sopravvive accatastati; un castello di fuggitivi e clandestini. Romanzando il concetto, una grandissima torta a più strati, dall’elaborazione complessa in una mescolanza di ingredienti mal amalgamati.

A Man Fell è un documentario con il punto esclamativo!

Venezia 81, A Man Fell;
Cinematographe.it

La sua narrativa si snoda tra una domanda e l’altra, seguendo però la sequenza di un’inerzia cinematografica coraggiosa: il primo quesito è la “comprensione” che sopraggiunge nel momento in cui si identifica la resilienza. E se la resilienza è il vero kamikaze di un intero popolo? Se la ricerca continua di una pace è l’autobomba progettuale di una civiltà spinta verso la resa e il fallimento?

Undici anni non sono niente su un campo di battaglia, valgono venti in più o dieci in meno. Non c’è un passaggio preciso che argomenti l’evoluzione di un uomo; non c’è infanzia, non ci sono le crisi e gli eccessi adolescenziali. Un bambino di undici anni, a Gaza, non sarà mai un bambino.

“Conosci questi sentimenti? Perché li hai già sperimentati? Cos’è questo misterioso legame che ci collegava a Gaza e ha smorzato il nostro entusiasmo per la fuga?”

Venezia 81, A Man Fell;
Cinematographe.it

È un condominio del passatempo. Di un tempo che scorre, di bambini che cambiano e di adulti che se ne vanno. Trascinarsi piano per piano nella quotidianità crudele fatta di lentezza di autodeterminazioni inutili, tra rovi e colonne cementate. Non c’è la semplicità evolutiva della vita ma solo una permanenza inespressa di un presente invisibile. Rannicchiati dentro una rovina che sta in piedi ma vorrebbe cedere e cadere, disintegrando la casa degli orrori, distruggendo un luogo di sofferenza permanente.

Dialoghi quasi inesistenti che incidono sulla latitanza di felicità; silenzi importanti che scavano la linea di un racconto cinematografico che sembra la proiezione di più diapositive. Un album che si muove, racconta ma non emette alcun suono vitale. Un sole che non appare mai, sempre filtrato, quasi a vergognarsi di illuminare anche quel pezzo di terra.

A Man Fell: valutazione e conclusione

Venezia 81, A Man Fell;
Cinematographe.it

A Venezia 81 Giovanni Lorusso ci rende partecipi di un lavoro documentaristico basato sul rispetto e la gentilezza. L’osservazione a distanza senza invadenza; al contrario ci consente di contemplare una realtà, un’immagine originale, autentica di una realtà che il mondo occidentale spesse volte offusca dietro le logiche di politiche di potere. Un documentario ad occhio nudo che non lascia spazio alla macchina da presa! A Man Fall è un film architettonicamente cicatrizzato, graffiato.
Stigma di profezie e storiche combinazioni che risultano sempre uguali: morte e vita, altalena devastante, gioco mortale e feroce… in cui, sempre, alla fine … un uomo cade

A Man Fell, Un uomo è caduto, è un documentario diretto da Giovanni Lorusso, scritto da Yasser Kamal Al Ali, presentato per la sezione Notti Veneziane de Le Giornate degli Autori, Venezia 81.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.1