A Quiet Place II – recensione del film di John Krasinski

L’incantevole frastuono dell’azione culla la suspense in A Quiet Place II. Un horror in cui il silenzio è ancora vita.

Superare i livelli del primo capitolo, uscito nel 2018 e manifestatosi al mondo come una silenziosa rivelazione, è alquanto difficile, ciononostante John Krasinski dimostra di avere la capacità idonea a presentare un sequel in grado di intrattenere, lasciando che ogni minimo rumore fagociti l’astratta tranquillità.
A Quiet Place II, in uscita in Italia con Eagle Pictures (secondo i nuovi accordi siglati con Paramount) a partire dal 24 giugno 2021 (praticamente oltre un anno dopo la presentazione del film a New York) commette per certi versi l’errore di svelare l’origine del caos, in un avvolgimento della pellicola che ci spinge a ritroso degli eventi, con la doverosa infiltrazione di suoni e azioni perfettamente aderenti alla struttura di un classico horror action in cui, seppur l’ovattato silenzio rappresenti ancora la vita, a emergere è un incantevole frastuono in cui la melodia composta da Marco Beltrami si mixa alle urla di gioia e dolore dei protagonisti.

John Krasinski draga nel territorio del non detto, portando a galla il tassello mancante della storia: chi sono queste mostruose creature e come sono arrivate sulla Terra? Adesso finalmente ne sappiamo un po’ di più, ma ciò non allieta le vicende della famiglia Abbot (interpretata ancora da Emily Blunt, Millicent Simmonds e Noah Jupe), costretta ad abbandonare la comfort zone che si era faticosamente ritagliata e a spingersi oltre il sentiero di sabbia, là dove nuove speranze, ma anche nuovi orrori, li attendono.
Il regista e sceneggiatore dell’horror action sci-fi sa come confezionare immagini cariche di tensione, sa immortale i dettagli, esplorare rumori ancora silenti nella potenza estenuante di inquadrature spesso claustrofobiche e soffocanti; sa far trapelare l’angoscia, la paura, la stanchezza e il terrore pedinando con l’obiettivo gli sguardi repleti di interrogativi e aspettative, i piedi scalzi e sanguinanti, la fatica fisica e mentale nell’affrontare un mondo devastato, prima ancora che da creature aliene, dalla paura del cambiamento umano.

Dalla musica di Marco Beltrami alla scelta del cast, tutto in A Quiet Place II collima alla perfezione

A Quiet Place II cinematographe.it

Stavolta il suono del silenzio è a lungo assente, complici alcune location e altre escamotage. La colonna sonora composta da Marco Beltrami riesce a trasudare il fascino del pericolo con note di poesia e distruzione, sposandosi a una fotografia (firmata da Polly Morgan) muschiata, a tratti caravaggesca, oscura e tatticamente tempestata da luci rossastre che odorano di battaglia e morte.

Un survival horror che non fa a meno di strizzare l’occhio, seppur con eleganza, ai cult del genere, portando avanti in punta di piedi una critica alla società e al modo in cui essa reagisce alle sciagure. Eppure anche nella scelta ultima, nonostante tutto, Krasinski dà fiducia alla sua stessa specie, in uno slancio di coraggio e determinazione che investe totalmente la giovane attrice sorda Millicent Simmonds.
Se già nel primo capitolo era emerso il suo ardore, in questa seconda parte di A Quiet Place la maggior parte della narrazione viene spinta in avanti proprio grazie alla risolutezza della sua Regan, a cui l’attrice americana sa regalare quell’estrema fisicità ed espressività di cui il film ha bisogno come l’aria.

A Quiet Place 2 è il degno sequel del film di John Krasinski

A Quiet Place II cinematographe.it

Parlando di interpretazioni, è indubbio che la conferma di Emily Blunt nel cast rappresenti un valore aggiunto all’interno della pellicola: il ritratto della sua madre coraggio, quel peso del dolore portato a testa alta per tutta la durata del film fa da contraltare all’iniziale distacco del personaggio interpretato da Cillian Murphy, fungendo altresì da anello di congiunzione con le caratteristiche affibbiate al personaggio di Noah Jupe, così timoroso e premuroso. Tuttavia, una lode da fare all’intero cast sta nella magistrale esasperazione della gestualità, nella capacità di essersi adeguati senza remore a quella quotidianità apocalittica che la pellicola nuovamente ci consegna, in una consecutività di gesti e riti che potrebbero dover appartenere a chiunque di noi.

Un film che non apporta originalità al genere di appartenenza, riuscendo tuttavia a farsi apprezzare per l’accuratezza tecnica con la quale è confezionato, risultando altresì il degno sequel di un horror originale e di successo. A Quiet Place II riesce a intrattenere e far trattenere il respiro, mostrando con più facilità del suo predecessore il volto del nemico e sbloccando con assodati meccanismi registici i livelli più reconditi dell’inquietudine.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.7